Non ebbi tempo nemmeno di prendere il mio zaino che Milligan era già fuori dalla porta.
I miei compagni mi guardarono con sguardo interrogativo. Anche io ero confusa da questo richiamo da parte sua, ma non feci domande. Austen mi salutò con un gesto della mano e un leggero sorriso, ma capii dal suo sguardo che qualcosa non andasse.
Rincorsi Milligan in corridoio e una volta che entrammo nel suo ufficio, chiuse la porta dall'interno.
- Così nessuno disturberà la nostra chiacchierata interrompendoci - mi disse per rassicurarmi.
Annuii titubante.
Fece cenno di sedermi, e così io feci.
- Professore.. come mai il motivo di questo colloquio? Non capisco.. -
- Quale parte di: "Chiamami se succede qualcosa?" non ti è chiara, White? - m'interruppe con tono serio. Non mi aveva mai chiamato con il mio cognome. Doveva essere davvero arrabbiato, ma non lo dava a vedere.
- Ripeto, non capisco.. -
- Credi davvero che passi tutto inosservato quello che ti succede? - disse puntando i suoi occhi sul mio viso. Si alzò e venne verso di me per poi indicarmi il volto.
- Questo piccolo strato di trucco che hai messo, non copre i lividi che hai in faccia. Per non parlare di quell'occhio, è chiaro che sia successo qualcosa, tant'è vero che uno studente vedendoti mi ha segnalato nuovamente il tuo caso - continuò cercando però di mantenere il controllo.
Uno studente gli aveva detto questo?
Milligan sospirò, vedendo il mio sguardo probabilmente spaventato. Il muro stava crollando, non volevo si sapesse cosa stesse succedendo in casa mia o cosa mi succedesse a livello familiare da quando ero piccola.
- Anna.. ti prego, dimmi che cosa succede. E non usare la scusa di un'eventuale caduta, non funzionerà. -
Distolsi il mio sguardo dal suo, cercando di capire che cosa fare.
Cercai di controllare il mio respiro, che man mano accelerava, e iniziai a non sentire più nessun suono attorno a me.
Oh no, non adesso, non qui.. concentrati sul respiro Anna, concentrati.
- Anna? - sentii in lontananza Milligan. Aveva il tono preoccupato da quello che riuscivo a percepire, ma non ne ero veramente sicura.
Iniziai a controllare il respiro e piano piano provai a calmarmi.
- Tutto okay? - mi chiese lui, mettendosi in ginocchio davanti a me.
- Non volevo spaventarti.. sono solo molto preoccupato per te, e anche molte altre persone a te vicine lo sono.. scusami se ho perso quasi le staffe - disse, controllando il suo tono di voce.
Sapevo che fosse dispiaciuto, e sapevo che non volesse alzare la voce. Stavo facendo preoccupare tutti e stavo diventando un peso. Ancora, come sempre.
Avrei dovuto parlare, ma non ci riuscivo.. avevo capito però che fosse arrivato il momento di parlare a qualcuno di tutto questo.
- Non riesco a dirle qualcosa.. non ce la faccio, non posso rovinare tutto.. - riuscii a dire in un sussurro, sguardo fisso sul pavimento.
Seguì qualche secondo di silenzio, poi Milligan si avvicinò a me e prese delicatamente il mio viso tra le mani.
- Non puoi continuare così, Anna.. qualcuno ti sta facendo del male, ma ti ostini a non dire nulla. Stai proteggendo qualcuno? -
Il mio sguardo si sollevò di nuovo su di lui e lo guardai con aria incerta ma senza rispondergli.
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Ciò che gli occhi non vedono
Novela JuvenilLondra, 2017. Anna ha 17 anni e nella sua vita ne ha passate veramente tante. Proveniente da una famiglia dove suo padre e sua madre infliggono violenze su di lei ogni volta che ne hanno la minima possibilità, inizia a sviluppare una corazza che la...