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Dopo aver giocato per circa un'ora, decidemmo di uscire a fare un giro. Scendemmo le scale e sentimmo la porta d'ingresso aprirsi, con una voce maschile che disse: - Hellen, sono a casa! -

Doveva essere il padre di Austen, infatti gli corse in contro.

- Ehi, pa' - lo salutò sorridendo per poi abbracciarlo. Suo padre lo accolse con un sorriso e ricambiò l'abbraccio, però molto delicatamente.

- Ciao figliolo, tutto okay? - gli chiese sorridendo. Austen annuì. Sorrisi nel vedere quell'affetto. Perchè non avevo un rapporto così con mio padre..?

- Ah, papà, lei è Anna, la mia amica di cui ti ho parlato. Anna, mio padre, Harry - ci presentò Austen.

- Piacere, signore - dissi timidamente stringendo la mano di suo padre.

- Oh, piacere mio Anna. Chiamami pure Harry - mi disse. Austen era la sua fotocopia, solo pìù giovane. Sorrisi e annuii.

- Uscite? - ci chiese. Annuimmo.

- Facciamo un giro, per cena ordiniamo d'asporto - spiegò Austen.

- Capito, va bene. Volete portarvi Billy? Dovrebbe essere dietro al divano - ci disse suo padre. 

- Certo, perchè no. Billy! - chiamò Austen. Da dietro il divano sbucò un lupo cecoslovacco, molto snello e abbastanza alto. Si diresse da Austen immediatamente, e si sedette accanto a lui. 

Austen prese il guinzaglio, lo allacciò al collare blu del cane e quest'ultimo si alzò, aspettando che il padrone si dirigesse alla porta. Salutammo un'ultima volta il padre di Austen e uscimmo.


*


Finito il giro con Billy, lo rimportammo a casa e prendemmo la macchina per andare in centro città a fare un giro. Durante il tragitto in macchina, Austen aveva stretto teneramente più volte la sua mano con la mia e ciò mi faceva venire una strana ma piacevole sensazione al petto. Girammo per le vie piene di negozi e una vetrina attirò la mia attenzione in particolare, una colma di libri. Chiesi ad Austen se potessimo entrare a dare un'occhiata e acconsentì.

La libreria aveva gli scaffali ordinati, e vi erano molti reparti tra i quali quelli con i libri in lingua straniera. Mi avvicinai a uno di questi e notai molti libri in francese e in tedesco, ma un libro in particolare catturò la mia attenzione: era un libro in gaelico. Ero molto affascinata da quella lingua, alle medie avevo partecipato a un doposcuola sotto raccomandazione dei miei insegnanti dove insegnavano quella lingua. Girai il libro per vedere il prezzo, ma ricordai di non avere soldi con me. 

- Cos'è? - chiese la voce curiosa di Austen.

- E' un libro in gaelico sulla storia degli antichi popoli che abitavano queste terre - spiego con un leggero entusiasmo. Sorrise.

- Sembra interessante. Prendilo - disse. 

- Oh.. do ancora un'occhiata e decido - mentii. Non potevo dirgli di nuovo di non avere soldi, che figura avrei fatto?

Lui annuì e si diresse verso gli scaffali di narrativa. Aspettai qualche minuto, poi riposi il libro sullo scaffale a malincuore e ritornai da Austen.

- Possiamo uscire, se vuoi - .

- Va bene - mi rispose, guardando le mie mani senza il libro. Non disse nulla finchè non ci ritrovammo a camminare fuori dal negozio.

- Come mai non hai preso quel libro? - mi chiese dubbioso. Abbassai lo sguardo: cosa avrei potuto rispondergli? Se avessi detto una bugia lo avrebbe capito, ero troppo contenta quando avevo quel libro tra le mani. Uff..

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora