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La domanda arrivò secca, precisa. Mi congelai, il respiro iniziò a farsi più affannoso ma volevo cercare di controllarmi. Perchè quella domanda? Come faceva a saperlo, chi glielo aveva detto?

- Chi.. chi glielo ha detto? - chiesi, cercando di tenermi dentro tutta l'agitazione che stessi provando in quel momento. Iniziai a torturarmi le dita per mantenere il tutto sotto controllo.

Rimase in silenzio a fissarmi. Voleva una risposta, o un "si" o un "no". 

Che cazzo faccio?

Non potevo pensarci troppo, dovevo dire qualcosa, se no lo avrei solo insospettito.

- Non è così.. - risposi infine. Il suo sguardo divenne interrogativo. Notai quanto fosse simile al mio, quando lo esprimevo sul mio volto. Si alzò e venne verso di me, sedendosi sulla scrivania, sguardo fisso su di me. L'unica persona che sapeva dei miei lividi sul volto era Austen, ma non pensavo che avesse potuto dirlo a un professore. Lui non sapeva poi del resto dei lividi cche avessi, non lo sapeva.

- Non è così? - ripetè. Evitai il suo sguardo, non riuscivo a sostenerlo. 

- Anna, hai delle chiazze bluastre qui. Sono velate, ma si vedono - disse con meno durezza, indicandomi dei punti sulle guance. Com'era possibile che si vedessero? Rimasi immobile, muta, in silenzio. Milligan si alzò e iniziò a frugare in uno dei cassetti della scrivania, tirando fuori una piccola scatoletta piatta. L'aprì ed era un piccolo specchio; me lo porse e disse: - Guarda. - 

Osservai il mio riflesso ed effettivamente s'intravedeva qualcosa, ma non era così accentuato. Dovrà essermi ceduto un po' il trucco durante tutta la giornata, ma nessuno a scuola se n'era accorto.

- E' così o no? - chiese ancora.

- Chi le ha detto una cosa del genere? - dissi, gelida. Volevo sapere se qualcuno gliene avesse parlato o se fosse stato solo un suo dubbio. E il fatto che fosse così preoccupato, era perchè probabilmente la fonte era attendibile. Esclusi subito mio padre, anche perchè se avesse confessato la questione a qualcuno avrebbero arrestato sia lui sia la mamma, ed io sarei stata presa dagli assistenti sociali. In più, non potevano permettersi questo per il loro lavoro, avrebbero perso tutto.

- C'è stata una segnalazione recentemente, ma avevo già sospettato qualcosa negli scorsi anni. Anche con il caldo indossavi solo capi d'abbigliamento con maniche lunghe o mai pantaloni corti o leggermente sopra la caviglia, e non hai mai partecipato a una lezione di nuoto quando eravamo nella scorsa sede. Certe mattine il tuo sguardo lo trovavo completamente assente, oppure avevi gli occhi arrossati come se avessi pianto, e quando uno dei tuoi compagni alzava la mano per darti il cinque tu ti ritraevi inizialmente, come se fossi spaventata. Ho continuato a monitorarti e ho iniziato seriamente a pensare questa cosa - disse con tono pacato. Mi ha monitorata..?

- Chi è stato a..? -

- Non posso dirtelo Anna, mi dispiace. Questa persona non vuole si sappia il suo nome, nemmeno io lo so - disse subito. Quindi qualcuno aveva parlato di ciò a lui in modo anonimo. La cosa mi sembrò strana, chi poteva essere? 

- Le assicuro che non è come pensa.. questi lividi me li sono procurati da sola qualche tempo fa - inventai. Capii dal suo sguardo che non ci stesse credendo, però non potevo parlargliene. C'erano troppe cose in mezzo, e stavo iniziando anche a cambiare idea su alcune, non potevo incasinare tutto. 

- In che modo? - insistette.

- Andando in bici ho fatto un incidente. Ho sbattuto il viso contro un segnale che non avevo visto - spiegai sbrigativa. Non ne volevo parlare, cosa avrebbe pensato anche lui di me. Seguì un minuto di silenzio, poi Milligan si avvicinò nuovamente verso di me. S'inginocchiò e mi prese per mano.

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora