Austen.
Avevo otto anni quando cambiai per la prima volta scuola. Quella mattina ricordo di essere stato molto emozionato, mi ero addirittura fatto sistemare i capelli da papà e mi ero fatto spruzzare qualche goccia di profumo, cose che non facevo mai se non per occasioni speciali.
- Austen, dai, scendi! - mi rimbeccò mia madre dall'ingresso.
- Si, scendo! -
Scesi le scale con agitazione, e arrivai da mamma. Aveva un sorriso bellissimo quella mattina, e i suoi occhi colmi d'amore mi guardavano felici. Ci dirigemmo all'auto e arrivammo a scuola dopo pochi minuti, parcheggiammo e ci avviammo all'entrata. Era una scuola molto più grande di quella che avevo frequentato prima, con tanto di cartelloni colorati disegnati dai bambini.
- Posso aiutarvi? - ci disse una donna tra i trenta e i quarant'anni che si trovava seduta vicino a una classe.
- Si, sarebbe il primo giorno di scuola di mio figlio, dovremmo trovare la classe. -
La donna si avvicinò sorridente a noi e rispose guardandomi: - Certo, come ti chiamo, piccolo? -
- Austen - risposi timidamente con un sorriso. Mia madre l'aiutò a trovare il cognome, e trovammo la mia classe nella scheda che aveva fatto la scuola per me. Ci accompagnò al secondo piano, prima classe sulla destra in fondo al corridoio. Bussò ed entrammo in una classe piena di bambini con sguardi curiosi.
- Signorina West, è arrivato il bambino nuovo con la mamma - le disse la donna che ci aveva detto chiamarsi Mary. La maestra chiese ai bambini di fare i bravi e uscì un momento dalla classe per darci il suo benvenuto. Mi fece salutare la mamma, ed entrai con la maestra.
- Bambini, bambini, un po' di attenzione - disse per richiamare l'attenzione.
- Oggi è arrivato il bambino nuovo di cui parlavamo la scorsa settimana. Date il benvenuto ad Austen - disse la maestra con un sorriso così genuino che mi scaldò il cuore. Salutai e i bambini mi rivolsero un sorriso a denti scoperti. La signorina West mi disse di sedermi vicino a una bambina della quarta fila, verso destra. Era una bambina dai capelli biondi e lisci, con gli occhi azzurro chiaro. Mi sedetti vicino a lei e non sapevo come iniziare a fare conoscenza. Fu lei a rompere il silenzio.
- Ehi, ciao Austen - mi disse con un sorriso. Sorrisi anche io, timidamente.
- Ciao.. spero diventeremo amici - risposi. Lei annuì e mi porse la mano.
- Tu come ti chiami? - chiesi, stringendole la mano.
- Sheela, Sheela Williams. -
*
Tre anni dopo.
A undici anni, terminate le elementari, iniziai le medie. Io e Sheela avevamo scelto la stessa scuola e la stessa classe, eravamo contenti di iniziare questo nuovo percorso insieme. Eravamo diventati migliori amici e sapere di averla vicino mi faceva sentire più tranquillo. Negli ultimi anni delle elementari, avevo sviluppato un disturbo grave d'ansia con attacchi di panico frequenti, e avrei iniziato ad assumere ansiolitici per controllare questa cosa che mi stava impedendo spesso di svolgere la maggior parte delle attività. Avere accanto a me un'amica che sapesse la mia condizione, mi rasserenava. Arrivammo davanti alla scuola e ci guardammo intorno; c'erano un sacco di ragazzini.
Iniziai a torturarmi le dita per l'agitazione. Stavo iniziando a sentire la pressione causata da così tante emozioni, e non andava bene. Sheela se ne accorse e strinse le mie mani alle sue.
- Austen, andrà tutto bene. Respira - mi disse con calma. Provai a regolare il respiro, e man mano ci riuscii anche se con fatica.
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Ciò che gli occhi non vedono
Teen FictionLondra, 2017. Anna ha 17 anni e nella sua vita ne ha passate veramente tante. Proveniente da una famiglia dove suo padre e sua madre infliggono violenze su di lei ogni volta che ne hanno la minima possibilità, inizia a sviluppare una corazza che la...