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Rimasi sveglia a vegliare su Austen per qualche ora. Era riuscito ad addormentarsi serenamente, e per questo tirai un sospiro di sollievo. Oggi non sarei andata nemmeno io a scuola, volevo stargli accanto per aiutarlo e capire cosa stesse succedendo.

 Avevo così tanti pensieri per la testa. La situazione con mio padre, Austen, Milligan..

Tutte queste cose insieme dovevano avere tutte una soluzione, e volevo arrivarci al più presto. Avevo ancora molte questioni irrisolte con mio padre, in primis volevo capire il perchè di tutte quelle misure di sicurezza in casa come le telecamere e i microfoni, e volevo capire se lui avesse qualcosa. Quei suoi dolori mi avevano preoccupata. Si, mi aveva fatto del male da quando ero bambina e aveva abusato di me, ma sapevo che non fosse nelle sue facoltà quando mi faceva quelle cose, non era mai stato interessato a me di suo, c'era lei che comandava dietro tutto questo. Avevamo tante altre cose delle quali discutere, ma lo avremmo fatto quando saremmo stati soli. Milligan sapeva dei lividi, e qualcuno glielo aveva segnalato anonimamente, quindi nemmeno lui sapeva chi fosse questa persona. Il problema è che mi teneva d'occhio da tempo, quindi chissà da quanto aveva notato che qualcosa non andasse, per quanto io abbia provato a tenere tutto nascosto per anni con chiunque.. ma lui e Austen non mi avevano voltato le spalle dopo essersene accorti. 

I loro occhi erano riusciti a vedere ciò che non volevo mostrare, ciò che nessuno vedeva al di sotto delle apparenze che mostravo, ed erano rimasti con me nonostante ciò. Non avrei mai detto loro la verità, per adesso, però era come se già sapessero. 

Il professore mi aveva raccontato anche tutto quello che aveva passato quando era solo un ragazzo.. aveva deciso di aprire il suo cuore a me, di confidarsi, di fidarsi di me, quando non avrebbe apparentemente avuto motivi per farlo.

E poi.. Austen. 

Ora lui aveva la priorità. 

Inviai un messaggio a mio padre, scusandomi di non essere tornata a casa ma era successo un imprevisto (se così poteva essere definito) e che mi fossi fermata da Luna a dormire. Non mi arrivò risposta, e la cosa mi preoccupò.

La voce di Austen mi destò dai pensieri che ghermivano nella mia testa.

- Ehi - gli dissi. Mi sorrise leggermente e mimò un ciao con la mano. 

- Sei riuscito a rilassarti un po'? - gli chiesi. Annuì e si mise a sedere. Si guardò attorno, e credo fosse sorpreso nel trovare la camera nuovamente in ordine. Purtroppo per il buco nel muro non avevo potuto farci nulla, però il resto l'avevo sistemato come potevo.

- Hai messo tu..? - 

- Si, mentre riposavi.. ho pensato avesse potuto farti piacere - risposi subito. Inizialmente non rispose perchè continuò a guardarsi intorno.

- Se ho sbagliato, scusami, probabilmente avrei dovuto farmi gli affari miei.. - 

- No, no.. è stata una cosa carina - rispose stringendo la mia mano nella sua. Mi dedicò un sorriso stanco e poi si alzò dal letto. 

- Mi sciacquo un attimo il viso e arrivo.. così possiamo parlare - disse, prima di sparire dietro la porta del bagno. Non chiuse a chiave la porta, stavolta. Sembrava più tranquillo di prima, fortunatamente. Qualcuno bussò alla porta della camera.

- Si? - chiesi.

La porta si aprì leggermente e intravidi suo padre.

- Ciao.. - mi salutò con un debole sorriso. 

- Ciao - risposi con un lieve sospiro mentre mi alzavo dal letto. Si diresse verso di me e ci scambiammo un piccolo abbraccio. 

- Austen? - chiese.

- E' in bagno - risposi. Lui annuì e vidi Billy entrare dalla porta. Doveva aver capito anche quel cane che cosa stesse passando Austen, perchè si accucciò vicino al suo lato del letto abbassando le orecchie. Non lo avevo mai visto così giù, quella bestiolina era come il padrone, energico, sempre attivo. 

La porta del bagno si aprì e Austen uscì. Quando il suo sguardo e quello di suo padre s'incontrarono, notai gli occhi di suo padre farsi quasi lucidi. Austen camminò nella sua direzione, e suo padre lo abbracciò senza esitazione dedicandogli un paio di pacche affettuose sulla schiena.

- Come stai? - gli chiese, poi. Austen non rispose, si limitò a guardare in basso. A suo padre bastò questo gesto probabilmente come risposta, perchè non calcò la mano.

- Pensavo.. che magari a te e ad Anna andasse di portare Billy a fare una passeggiata. Potrebbe farvi bene, specialmente a te per ossigenare il cervello. - 

Austen annuì accennando un piccolo sorriso. Salutammo suo padre, che uscì poi dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, poi Austen si diresse verso Billy e lo accarezzò delicatamente per poi abbracciarlo.

- Andiamo a fare un giro, dai - gli disse, e il cane a quelle parole scattò giù dal letto impaziente. Ad Austen scappò una piccola risata sincera, e fu un qualcosa che mi fece vibrare il cuore. Quella risata dopo averlo visto piangere così disperatamente, fu un sollievo. Mi avvicinai a lui e gli scompigliai teneramente i capelli, suscitandogli un'altra piccola risata. Finimmo di prepararci e dopo aver recuperato il guinzaglio di Billy, uscimmo di casa mano nella mano.

*

La passeggiata si svolse in silenzio, inizialmente. Austen teneva Billy al guinzaglio e io alla loro destra mi limitai a guardare la strada. Non sapevo come iniziare esattamente la conversazione, era come se si fosse chiuso a riccio nuovamente.

Non tagliarmi fuori, ti prego.. 

Ci ritrovammo in un parco, dove si trovavano anche molte panchine all'ombra. Quella giornata ricordo fosse molto soleggiata, cosa che accadeva veramente di rado a Londra. Notai fosse provvisto di un'area cani delimitata da una rete, proposi ad Austen di fermarci lì, in modo che Billy potesse correre un po' e giocare, e lui acconsentì. Dopo esserci seduti su una panchina, Austen rimosse il guinzaglio al cane che iniziò a correre per tutta l'area, felice. Sorrisi.

I miei occhi poi si posarono su di lui e notai nuovamente il suo sguardo perso nel vuoto che guardava lontano. Strinsi la mia mano nella sua e mi dedicò un piccolo sorriso. Passò una manciata di minuti e fu lui a rompere il silenzio.

- Ti chiedo ancora scusa.. non ero in me la scorsa notte. - 

- Non devi scusarti. Ho capito che stessi provando tanto dolore dentro di te, è una reazione normale quella che hai avuto. - 

Seguì un altro piccolo momento di silenzio.

- Voglio essere sincero con te - iniziò. Smisi di respirare, perchè quelle parole potevano significare qualsiasi cosa. Riprese: - C'è un motivo.. per il perchè io sia stato in quelle condizioni. Vorrei parlartene. - 

- Certo, va bene.. ma non devi sentirti costretto.. - 

- Non sono costretto.. voglio solo togliermi un macigno dal petto, e sei l'unica persona con la quale io mi senta a mio agio nel parlarne al di fuori della mia famiglia. - 

Annuii. Si fida di te.

Strinse leggermente più forte la mia mano, un gesto tacito per dirmi che aveva bisogno di raccogliere tutte le sue energie per parlarne. Ero lì per lui, per ascoltarlo, per stargli accanto, e finchè lui avrebbe voluto sarebbe stato così. Avrei preso metà, se non di più, di quel peso che lo schiacciava da chissà quanto tempo.

Passò circa un minuto, poi dopo aver preso un lungo respiro disse: - Spero mi ascolterai fino alla fine. Non ho mai parlato di questi miei demoni del passato a nessuno, e spero di non spaventarti. Sei importante per me, averti vicina è importante altrettanto, e spero che non te ne andrai.. - 

Gli accarezzai teneramente una guancia e gli posai un bacio sulle labbra per infondergli in qualche modo coraggio.

Non me ne andrò. Ti ascolterò e sarò con te, come tu per me ci sei stato anche se non ti ho permesso di entrare completamente nel mio dolore. Voglio aiutarti, non scapperò.

Dopo poco, iniziò il suo racconto, ma non ero pronta a sentire quello che mi avrebbe confessato in quei minuti successivi.

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora