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Mi svegliai di soprassalto in una stanza che decisamente non era la mia. Mi guardo intorno e capisco che sono ancora in casa di Andy, e lui giace accanto a me sul letto. Anche lui si era addormentato, e il suo viso.. era perfetto, anche quando dormiva. Cercai il mio cellulare e guardai l'orario. Oddio, erano le 2:00!

Una strana sensazione si fece strada dal mio cervello al mio petto. La conoscevo: erano la paura e l'ansia che stavano iniziando a prendere il sopravvento. Ma dove sei? Non ti vergogni di non essere a casa a quest'ora? Sei una puttana. Una puttana e una fallita di merda.

Cercai di mantenere il controllo per non svegliare Andy. Mi alzai lentamente dal letto per non fare rumore, e mi diressi verso il bagno che aveva in camera chiudendo la porta a chiave.

Mi guardai allo specchio per poi togliermi tutti i vestiti. I tagli e i lividi c'erano ancora, ma molto meno presenti. Scattò qualcosa nel mio cervello in quel momento che mi fece andare direttamente nella doccia aprendo successivamente l'acqua. Mi appoggiai coi palmi alle piastrelle e mi feci scorrere addosso il getto d'acqua. Come potevo essere rimasta qui? Addormentarmi? Con lui vicino a me? Che cosa avrebbe pensato ora, che sono una ragazza che dopo aver baciato il ragazzo più bello del mondo si concede così? Gli sarà piaciuto davvero quel bacio? Avrà sicuramente avuto qualcun'altra prima di me, cos'avrà pensato? Ci eravamo baciati solo poche ore prima, quando più avanti gli negherò di fare l'amore con me, che cosa penserà? Mi odierà? E le mie ferite? No, non deve scoprire nulla, no. Anna, respira. Iniziai a respirare man mano sempre più regolarmente finchè il mio cuore riprese a battere normalmente. Mi lavai con il bagnoschiuma che avevo trovato nella doccia al muschio bianco, e lavai anche i capelli con il primo shampoo che trovai. 

- Anna? - 

Oh cazzo. La voce impastata e interrogativa di Austen mi chiamò dall'altra parte della porta. Spensi l'acqua.

- Si? - chiesi. 

- Stai facendo la doccia, per caso? - chiese dopo un piccolo sbadiglio. Certo, capivo la sua domanda, non è molto normale che la ragazza con la quale ti sei baciato poco fa utilizzi la tua doccia nel cuore della notte senza chiedertelo.

- Ehm.. si. Scusami, stavi dormendo, non ti ho avvisato - dissi titubante. Sentii la vergogna scivolarmi addosso come il getto d'acqua di poco fa.

- Ah, okay. Non ti preoccupare, è solo che mi sono svegliato e non ti avevo trovata di fianco a me, ho sentito il getto d'acqua e ho pensato fossi tu. Finisci con calma - rispose. Giurai che stesse sorridendo, e il tono della sua voce era gentile come al solito.

- Ti porto un pigiama tra poco, dimmi quando finisci. Puoi usare l'accappatoio bianco quando esci, quello accanto all'altro azzurro - disse ancora. Quella piccola preoccupazione mi aveva fatto venire una sensazione di calore nel petto, come se mi sentissi improvvisamente confortata in qualche modo. Terminai la doccia e indossai l'accappatoio. Non so cosa mi prese poi. Mi bloccai e mi guardai allo specchio di nuovo. Hai più pancia, non si vedono così tanto le ossa: sai cosa fare. Iniziai a prendere a pugni la zona della pancia. Lo feci per non so quante volte, finchè gli occhi non iniziarono a lacrimare. Mi fermai. Cazzo..

Mi ricomposi, nonostante il dolore che stessi provando. Non dovevo farmi vedere così da Austen. Mi strinsi nell'accappatoio, sbloccai la porta e la socchiusi: - Austen, mi passi il pigiama per favore? -

Sentii dei passi e allungai una mano fuori dalla porta.

- Tieni, pantaloni e felpa. Ti staranno molto grandi, però i pantaloni ai fianchi si possono stringere coi laccetti che vedi lì - spiegò. Lo ringraziai e chiusi nuovamente a chiave la porta. Mi asciugai e indossai il pigiama che mi aveva dato. Erano dei pantaloni a quadri blu e azzurri e una felpa di un leggero azzurro. Era tutto molto grande, dato che ero minuta ed erano comunque di una taglia da uomo. Essendo Austen abbastanza alto potevo anche capire il perchè mi stesse tutto così grande, ma era molto comodo e caldo. Profumavano di pulito e annusai quel profumo per un minuto quasi. Pettinai i capelli e uscii dal bagno. C'era la luce della lampada sul comodino accesa che faceva una luce fioca ma rilassante per gli occhi. Lui era seduto sul letto a gambe incrociate e stava guardando qualcosa sul cellulare. Si era cambiato nel frattempo: indossava una felpa grigia e dei pantaloni blu scuro. I suoi capelli erano leggermente arruffati ma il tutto sembrava un quadro. Alzò gli occhi su di me e sorrise. E' possibile liquefarsi per un sorriso?

- Eccoti - mi disse. Sorrisi leggermente, raggiungendo il letto. Mi sedetti portandomi le gambe al petto e circondandole con le braccia.

- Hai chiuso la porta a chiave - disse. Mi bloccai. Che cosa pensava? 

- E'.. un problema? - chiesi timidamente.

- No, è che.. mi ha fatto solo un po' strano. Come se tu avessi paura che potessi entrare - disse mentre giocherellava coi lacci della sua felpa. Ah.. cazzo.

Dati i trascorsi che avevo avuto a casa mi era venuto istintivo come gesto. Non è che non mi fidassi di lui, sentivo dentro di me che non si sarebbe mai approfittato di me e che non avrebbe mai voluto mettere a disagio, però.. 

E' di loro che non ti fidi. Austen cosa c'entra?

- Non.. non volevo che pensassi questo. Mi.. mi è venuto automatico - gli risposi vaga senza volerlo guardare negli occhi.

- Anna - mi prese dolcemente il mento tra le dita per farmi voltare verso di lui - guardami. -

A fatica alzai lo sguardo. Non volevo pensasse questo, la colpa non era la sua.. no, non lo era.

- Non volevo metterti a disagio con questa domanda. Volevo farti capire che di me puoi fidarti, non..-

S'interruppe. Iniziò a toccare con il pollice le mie guance e il mio mento e il suo sguardo man mano si accigliò per poi diventare leggermente preoccupato. E poi, accadde ciò che non avrei mai voluto succedesse.

- Ma.. sono lividi, questi? - 


Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora