Inviai la posizione ad Austen e arrivò nel giro di dieci minuti con la sua macchina. Accostò al marciapiede per permettermi di aprire la portiera, entrai e ripartì. Notai che si fosse cambiato dopo il pomeriggio a casa di Milligan; indossava una giacca di pelle nera, una camicia bianca, dei jeans blu e delle converse.
- Sei in giro da molto? - mi chiese. Scossi la testa.
- Va bene, menomale, credevo di averti fatta aspettare. Dove vuoi andare? - mi chiese rivolgendomi un sorriso gentile.
- Oh.. non saprei. Fai tu - dissi. Non mi ero mai allontanata dalla zona di casa mia, quindi non sapevo in città quali fossero i posti che frequentassero i diciassettenni come me. Che imbarazzo però..
- Capito, capito.. beh, che ne dici di mangiare qualcosa? E' ora di cena tra poco - propose, sguardo sempre fisso sulla strada. Annuii e Austen riprese a guidare, dirigendosi verso il centro di Londra.
*
Durante il breve tragitto in macchina, Austen accese la radio e scoprimmo di avere in comune la preferenza di alcuni cantanti, come i 5 Seconds of Summer, Katy Perry, i Pink Floyd e altri. Guidava anche molto bene, rispettava i limiti di velocità ed era un guidatore molto attento. Arrivammo in centro dopo circa dieci minuti, trovammo parcheggio e uscimmo dall'auto. Per essere arrivato qui da poco, aveva molta confidenza con le strade. Camminammo fino a Leicester Square ed arrivammo davanti a un locale con scritto McDonald's. Osservai l'insegna con sguardo interrogativo.
- Cos'è? - chiesi. Lui mi guardò stupito.
- In che senso? E' il McDonald's, tutti lo conoscono, è un fast food - disse sorpreso.
- Se non ti va bene andiamo da un'altra parte - si affrettò a dire. Scossi la testa. Gli avevo dato forse l'impressione di essere infastidita, non volevo lo pensasse.
- No no, è che.. non sono mai stata in questo posto, o in un McDonald's in generale - confessai. Ad Austen comparve un piccolo sorriso, come se stesse trattenendo una risata.
- Oh.. ma sei seria o mi prendi in giro? -
- Giuro, sono serissima - risposi. Mi prese per mano ed entrammo. Appena ci mettemmo piede, sentii un profumo che non avevo ancora mai sentito: fritto?
Ordinammo alla cassa: Austen per se prese un menù medio BigMac e per me ordinò un Crispy Mcbacon che chiesi piccolo. Quando il ragazzo ci disse il prezzo totale mi venne in mente di non avere contanti con me.
- Austen, togli il mio menù, non posso pagarlo.. - mi affrettai a dirgli. Mi portò l'indice sulla bocca come per dirmi di non aggiungere altro.
- Pago io Anna, non preoccuparti - disse sorridendo. Prima che potessi dire altro, aveva già dato i contanti al cassiere e aspettammo che preparassero i nostri menù. Mi appoggiai alla parete di fianco a me e lui mi raggiunse, appoggiando la sua testa sulla mia con tutta la naturalezza del mondo. Le farfalle nello stomaco che avevo, però, non volevano proprio contribuire.
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: - Sei stanca? -
Annuii con un piccolo sorriso, circondò con il suo braccio le mie spalle delicatamente e mi attirò a se. Glielo lasciai fare, non mi dava fastidio. Mi accorsi che grazie a lui stavo abbattendo molte barriere mie, una delle quali era il contatto fisico.
- Adesso ci sediamo e ceniamo, poi torniamo in macchina se vuoi - sussurrò ancora. Annuii nuovamente e mi rivolse uno di quei sorrisi che amavo di lui. Ci chiamarono per avvisarci dell'ordine che era pronto e ci dirigemmo alla cassa per ritirarlo. Austen prese il vassoio e ci dirigemmo verso l'unico tavolo vuoto. Ci sedemmo e lui iniziò a mangiare. Aprii la scatola del mio panino e mi accorsi che era troppo grande per me da mangiare. Non volevo risultare strana ad Austen, e poi mi aveva anche pagato la cena. Decisi quindi di addentare piano piano il panino in piccoli morsi. Lo assaggiai e lo trovai molto buono; non avevo mai mangiato qualcosa di simile. Conversammo di molte cose, dalla scuola alla musica, dai viaggi ai tattoos e tanto altro. Arrivai a metà panino che ero già sazia, ma provai a mangiarlo tutto e ci riuscii. Potrebbe sembrare stupido, ma ero felice di aver finito di mangiare senza lasciare degli avanzi.
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Ciò che gli occhi non vedono
Novela JuvenilLondra, 2017. Anna ha 17 anni e nella sua vita ne ha passate veramente tante. Proveniente da una famiglia dove suo padre e sua madre infliggono violenze su di lei ogni volta che ne hanno la minima possibilità, inizia a sviluppare una corazza che la...