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- Non credevo stesse così male.. - mi disse Luna preoccupata. Avevo deciso di confidare a lei quanto successo qualche ora prima perchè mi stava scoppiando la testa. Era suonata la campanella della seconda pausa, e le avevo chiesto di andare in bagno per parlare. A quell'ora le ragazze andavano praticamente tutte in cortile per fumare una sigaretta, quindi potevo parlarle senza problemi.

- Lo so.. quando l'ho trovato in quello stato non ho saputo cosa pensare. E chi sono questa Sheela e questo Aalan, cazzo.. - dissi, passandomi una mano tra i capelli.

- Non saprei, ma sicuramente te ne parlerà. Si fida di te, e scusa se mi permetto ma ultimamente sembrate molto intimi, voi due - disse ammiccando e tirandomi una leggera gomitata. Arrossii.

- Beh.. ti posso dire una cosa? - 

- Oddio, dimmi. - 

- Ci siamo.. baciati qualche giorno fa - le confessai. Non le avevo ancora raccontato nulla, nemmeno ad Elton, però sapevo che ci avrebbe pensato lei a raccontarglielo. 

- E quando pensavi di dirmelo?! - urlò quasi, per poi tenere la bocca spalancata dalla sorpresa. Le raccontai del pomeriggio che passammo insieme, di cosa avevamo fatto nei due giorni che ero stata da lui, e vidi che mi guardava con gli occhi a cuoricino quasi. 

- Cara Anna, posso dirti che hai fatto una buona scelta - ammiccò ancora, sorridendo - anzi, lui ha fatto una buona scelta, o meglio, un'ottima scelta. -

- Addirittura ottima - scherzai, sempre arrossendo. Un'altra gomitata si schiantò contro il mio braccio.

- Si, ottima, perchè sei una ragazza dolce, intelligente, profonda, e anche se sei molto timida e silenziosa sai ascoltare e ci sei sempre per chi ha bisogno di aiuto. E poi, guardati tesoro, sei una delle ragazze più belle della scuola se non la più bella in assoluto, cosa vorrebbe di più? - mi disse la mia nuova life coach. Dire che fossi arrossita era poco, il mio viso stava letteralmente bruciando.

- Ma non è vero, Luna.. - 

- Stai zitta, non si dicono le cazzate - mi disse, picchiettandomi delicatamente l'indice sulla fronte. Anche quando eravamo più piccole lo faceva, quando mi sottovalutavo.

- E guardati, da quando l'hai conosciuto hai praticamente abbandonato il nero e stai utilizzando colori più chiari, sorridi di più e sembri più rilassata. Vi fate bene a vicenda, secondo me - disse ancora con tono soddisfatto. Io sorrisi e annuì, successivamente ci abbracciammo.

- Vedi, abbracci anche di più - disse ancora, mentre ritornavamo in classe per l'ultima lezione.

*

Finite le lezioni, dopo aver posato i libri nell'armadietto, guardai il cellulare. Un messaggio da papà.

Papà: Io e lei ora andiamo a lavoro. Quando stai tornando, chiamami.. buona giornata.

Inviai l'emoji del pollice in su, e posai il telefono in tasca. Salutai Elton e Luna e mi diressi fuori, dove vidi la macchina di Milligan che aspettava dall'altro lato della strada. Dentro c'era Ariel, sua moglie, che mi aspettava. Mi avvicinai e picchiettai leggermente sul finestrino. Lei si accorse di me, mi sorrise e abbassò il finestrino.

- Ehi, Anna, salta su - mi disse con un bel sorriso. La mia opinione su di lei era sempre stata la stessa, era gentile quanto bella. Feci come mi aveva detto e partimmo.

- Andata bene oggi, a scuola? - mi chiese sorridendo. Rimasi stupita da tanto interesse, i miei non me lo chiedevano mai quando tornavo da scuola. Le dissi che tutto fosse andato bene, tralasciando il dettaglio di Austen, e lei si mostrò contenta.

- Quando arriveremo, vai pure in studio da Tom, ti aspetta lì. Poi lo sai, se vuoi qualcosa da mangiare o da bere puoi andare in cucina e prendere quello che vuoi, ho fatto una bella spesa l'altro giorno - disse. Tutte quelle piccole attenzioni e premure erano la cosa più bella che mi potesse capitare. Mi facevano sentire amata, in qualche modo.

Arrivammo a casa loro, e scesi dalla macchina allo stesso tempo di Ariel. Quando aprimmo il cancelletto, Whisky ci accolse abbaiando divertito e lo accarezzai subito. Era come se tra me e quel dolce cagnolone ci fosse un legame, in qualche modo. Entrammo in casa e Ariel mi fece cenno di andare di sopra. Imboccai le scale e mi diressi al suo studio. Bussai. 

Toc, toc, toc.

- Avanti - disse la voce di Tom. Entrai timidamente sussurrando un "salve". Aveva il viso tra le mani e sembrava molto stanco. Quando mi vide, si alzò e sorrise, dirigendosi verso di me. Inaspettatamente mi abbracciò e non sapevo cosa dire. D'istinto lo abbracciai a mia volta e dopo qualche secondo ci staccammo.

- Ti sarai chiesta perchè ti abbia convocata a casa mia, oggi - iniziò. Non dissi nulla, ma sapevo che aveva già intuito la mia risposta, ovvero "si".

- E' difficile da dire questa cosa, ma ti prego di essere il più sincera possibile con me - continuò, sedendosi. Fece cenno di accomodarmi, e mi sedetti su una delle due sedie davanti a lui.

Il suo sguardo divenne serio e preoccupato allo stesso tempo, e l'ansia iniziò a pompare nelle mie vene fino al cervello. Che cosa voleva dirmi?

- Anna.. - iniziò per poi bloccarsi. Prese un lungo respiro, e pose la sua domanda.

- .. qualcuno a casa ti fa del male? -

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora