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La campanella suonò e mi affrettai a riporre i libri nella cartella. Austen fece la stessa cosa. Milligan ci disse che ci avrebbe aspettato al portone della scuola e che con lui saremmo andati in auto a casa sua. Disse anche di aver avvisato le nostre famiglie per questo pomeriggio, così sarebbero state informate.
Ero sollevata che ci avesse pensato lui: non avevo intenzione di avere contatti con loro, non ancora.
"Ti hanno corretta, Anna. Sei stata cattiva".
- Come credi che sarà casa sua? - mi chiese Austen mentre infilava uno degli ultimi quaderni nello zaino. Feci spallucce.
- Conoscendolo secondo me sarà una dimora molto semplice ma allo stesso tempo con qualche elemento stravagante.. come lui insomma - dico con un piccolo sorriso. Milligan è stato dal mio primo anno di liceo un punto di riferimento. C'era molta connessione tra di noi e il modo in cui parlava, in cui spiegava, mi aveva reso la mente molto aperta e pronta alla scoperta di qualsiasi cosa. Era in grado di farti appassionare a tutto quello che spiegava, infatti filosofia è stata la mia materia preferita fin da subito. Il professore era anche una brava persona.. era come una figura paterna per me, dato che quella che avevo io non si poteva certamente definire davvero come un padre. Ma questo non lo sapeva nessuno.
Ricordo che al primo anno mi portò lui stesso in infermeria perché continuavo a svenire e avevo gli occhi molto rossi. Il motivo era semplice: i miei genitori mi avevano fatto fare uso di quelle loro sigarette speciali tutta la notte precedente e non mi fecero dormire. Il risultato fu quello, uno zombie che sveniva ogni due secondi. Lo avevano fatto perché a loro dire avevo fatto dei rumori la notte precedente che non li avevano fatti dormire e quindi per educarmi a non farlo più decisero di farmi provare la stessa cosa. Avevo quattordici anni.
Scendendo le scale salutammo Elton e Luna e raggiungemmo il professore che ci aspettava come prestabilito.
- Allora, ci siamo? - chiese con un lieve sorriso. Annuimmo e ci dirigemmo verso la sua auto.
Era una Ford Focus grigia.


Sembrava un po' vecchia come auto, però non era brutta. Entrammo, il professore mi fece sedere davanti e Austen si accomodò dietro.
- Anna se vuoi accendere la radio.. - mi disse il Milligan indicando il pulsante per accenderla. Si ricordava che mi piacesse ascoltare la musica in macchina; gliene avevo parlato un giorno quando eravamo rimasti da soli in aula mentre tutti erano usciti per tornare a casa. La conversazione era saltata fuori perché confessai a lui la mia paura degli spazi troppo stretti e chiusi e per distrarmi in macchina ascoltavo spesso la musica.
Annuii e accesi la radio; al momento stavano trasmettendo delle canzoni di Katy Perry.
- Signore, questa macchina è un modello vecchio, giusto? - chiese Austen incuriosito.
- Esatto, Austen - confermò il professore.
- Come mai ha ancora questo modello? Credo che ora sia uscito un modello più recente sempre della Focus - chiese Austen. Sembrava ne sapesse di macchine. Notai che Milligan strinse leggermente di più le mani sul volante.
- Perdoni la curiosità signore.. solitamente so che la gente cambia auto continuamente ed è strano trovare persone con modelli come questo - spiega Austen leggermente in imbarazzo.
- Oh, non preoccuparti ragazzo.. vedi, io e mia moglie, che all'ora era ancora la mia fidanzata, la comprammo nel 2000. Risparmiammo molti soldi per comprarla e ci piaceva tantissimo. È un ricordo che.. -
Si interruppe, come se non riuscisse a continuare.. come se stesse per piangere. Assunsi sul mio viso un'espressione preoccupata e se ne accorse.
- è legato a un episodio particolare, diciamo.. tutto qui - continuò poi sbrigativo, cercando di sorridere.
- Mi scusi.. - disse Austen dispiaciuto.
- Tranquillo, Austen - lo rassicurò Milligan. Il resto del viaggio lo trascorremmo senza dire più nulla, col suono della radio in sottofondo e io che guardavo fuori dal finestrino.

    *

Dopo quindici minuti arrivammo a casa di Milligan. Era un quartiere di villette a schiera, ma la sua era l'unica diversa da quelle delle altre. C'era un piccolo giardino dove l'erba sembrava essere tagliata al millimetro, e vi era un piccolo portico con un tavolino e un dondolo.
Il professore parcheggiò la macchina. Austen fu il primo ad uscire. Prima che il professore uscisse dalla macchina gli dissi: - Mi dispiace che quel ricordo l'abbia resa triste per un momento.. Austen non voleva sicuramente rimembrarle brutti momenti -.
Lui si bloccò quasi. Si girò verso di me e mi diede una lieve pacca sulla spalla.
- È tutto a posto.. non preoccuparti Anna - mi disse cercando di avere un tono meno malinconico. Annuii e scesi anche io dall'auto. Austen reggeva sulla sua schiena sia il suo sia il mio zaino. Cercai di prendere il mio.
- Non ci pensare - mi disse facendo un sorriso dispettoso. Misi un finto broncio e sorrise. Quando il professore aprì la porta, un pastore tedesco ci corse in contro.
- Whisky, ciao bello - lo salutò Milligan accarezzandogli affettuosamente la testa. Poi, Whisky venne subito da me, non mi annusò nemmeno. Era come se mi conoscesse già, ma non sapevo nemmeno che il professore avesse un cane.
- Oh, scusate, non vi ho detto di lui.. è buono però, non morde. Si chiama Whisky - si affrettò a dire Milligan. Annuimmo entrambi e accarezzai quel cane meraviglioso.
- Quanti anni ha? - chiesi.
- È un po' vecchio, ne ha circa 17, ma è ancora bello arzillo - disse il professore posando la sua giacca all'appendiabiti.
- Thomas, sei tu? - disse la voce di una donna da un'altra stanza.
- Si Ariel, sono tornato - disse andando nella direzione della voce. Io e Austen lo seguimmo stando leggermente più indietro.
Una donna bellissima uscì da una stanza che probabilmente era la cucina.
Aveva i capelli biondi raccolti in una coda alta, era molto magra e indossava dei jeans a zampa con un maglioncino azzurro. Si scambiarono un abbraccio e un leggero bacio.
- Oh, non mi avevi detto che avremmo avuto ospiti - lo rimbeccò lei.
- Scusami tesoro, me ne sono completamente dimenticato - si scusò. La tirò a se circondandole le spalle con un braccio.
- Ragazzi, lei è Ariel, mia moglie. Tesoro, loro sono Anna e Austen. Staranno qua oggi pomeriggio per discutere di alcune cose riguardanti un concorso di filosofia - le spiegò presentandoci. Ci strinse la mano con un sorriso. Notai solo in quel momento che però i suoi occhi presentavano delle occhiaie per quanto fossero coperte con del trucco.
Come facevo io..
- Benvenuti allora. Ma, Thomas, io direi che data l'ora potreste prima pranzare - gli disse lei gentile sistemandogli dolcemente una ciocca di capelli che gli era scivolata vicino agli occhi.
- Hai ragione. Per voi va bene ragazzi? - ci chiese. Annuimmo.
- Bene. Se volete state un po' in veranda, vi chiamo io quando è pronto - ci disse Ariel accompagnandoci in quel piccolo portico vicino all'ingresso. Ci portò dell'acqua e Whisky arrivò per farci compagnia.
Ci sedemmo sul dondolo.
- Sembrano molto affiatati Milligan e sua moglie - notò Austen con un piccolo sorriso.
- Vero.. devono volersi molto bene - affermai io giocherellando con i lacci della felpa. Austen si avvicinò un po' di più a me. Effettivamente eravamo rispettivamente seduti ai due estremi del dondolo.
- Vuoi dell'acqua? - chiese. Annuii e mi passò il bicchiere quasi colmo.
Sarebbe bello se anche i miei fossero così..
- Ti vedo pensierosa - disse lui.
- Oh.. sto solo pensando al concorso di cui parlava Milligan - mentii. Non potevo parlargli di quello che in realtà stavo pensando. O almeno, non ancora. Chissà se gliene avrei mai parlato. Avevo paura che si sarebbe potuto allontanare.. le ragazze con dei problemi come questo non piacciono a nessuno. Lo avrei capito: addossarsi eventualmente quel tipo di problemi non era un'idea allettante agli occhi degli altri.
- Vedrai che sarai bravissima. Noto che ha molta fiducia in te - mi disse circondandomi le spalle con un braccio dolcemente. Appoggiai la testa al suo petto e gli sorrisi.
- Grazie.. -
- È la verità. -
Trascorsero quindici minuti dove io e Austen finimmo a parlare della sua città, Dublino, e di tutte le cose che avrei potuto vedere in giro per l'Irlanda; poi Ariel venne a chiamarci e io, Austen e Whisky rientrammo in casa.

       *

Ariel era davvero brava a cucinare. Era strano per me fare un pasto completo, dato che a casa non mi era permesso. Cercai di mangiare tutto ma a metà del primo ero già sazia; non volevo però essere maleducata in casa di altri quindi, con lo sguardo incoraggiante di Austen, riuscii a finire quasi tutto.
Lui mimò un "brava" con le labbra sorridendo, e ciò mi fece leggermente arrossire.
Durante il pranzo Ariel ci fece alcune domande sulla scuola, dei nostri hobby, passioni.. famiglia. Scoprii che Austen suonava la chitarra e cantava anche, da quando era piccolo. Io coltivavo segretamente la passione per il canto; i miei genitori non volevano sentirmi cantare e non volevano pagarmi dei corsi, quindi studiavo di notte a volte senza fare rumori.
- Oh, abbiamo un cantante tra i tuoi studenti - disse Ariel a Milligan.
- Spero di poterlo essere un giorno - disse Austen speranzoso.
- Tu Ariel? Hai qualche hobby? - mi chiese Milligan.
- Ecco.. io amo dipingere. Qualsiasi cosa. E canto anche, ma non credo bene come Austen - dico timidamente con un piccolo sorriso.
- Anche Thomas ama dipingere - notò Ariel. Milligan annuì. Spiegò che da quando era piccolo amava dipingere tramonti e paesaggi collinari. Come me..
- Abbiamo qualche quadro di sopra, se vuoi posso fartene vedere qualcuno - disse il professore.
- Ne sarei felice.. - dissi con un sorriso. Mi sorrise in modo sincero e mi disse che dopo aver dato un'occhiata all'oggetto del concorso me ne avrebbe fatti vedere un paio.
- Le vostre famiglie? Stanno bene? - chiese lei gentilmente.
- Tutto normale, signora. Ci siamo trasferiti qui da poco - disse Austen.
- Mi fa piacere. Tu Ariel? Tutto bene? - chiese. Era stata gentile ma sussultai a quella domanda. Milligan lo notò e mi poggiò una mano sulla spalla.
- Tutto bene? - mi chiese.
- Si si.. non si preoccupi. Comunque anche io tutto abbastanza normale - mentii cercando di sorridere. Austen mi stava guardando leggermente preoccupato e lo rassicurai con lo sguardo.
Normale..
Arrivammo alla fine del pranzo, e Ariel preparò il caffè per tutti. Dopo averlo consumato, Milligan ci disse di andare di sopra alla prima porta a destra nel suo studio. Sarebbe arrivato dopo aver aiutato sua moglie a sparecchiare. Erano una coppia bellissima. Capii però che negli occhi di entrambi vi fosse tanto dolore che cercavano di mascherare. Quello sguardo lo conoscevo troppo bene perché anche io ero così.
Io e Austen salimmo di sopra. Lui entrò nello studio e io prima di entrare diedi un'occhiata al fondo del corridoio. Vi era una porta con una nuvoletta rosa attaccata sopra con un fiocco abbastanza grande. Provai a leggere la scritta che vi era sopra: "Benvenuta...". Non si vedeva nitidamente, era troppo buio il corridoio.
- Anna? - mi chiamò Austen. Mi ridestai dai miei pensieri e raggiunsi Austen entrando nello studio del professore, chiudendomi la porta alle spalle.

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