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Quella mattina mi svegliai alle 5:00. Non volevo arrivare in ritardo, e soprattutto volevo prepararmi. Non mi ero mai sentita in quel modo con nessuno.. erano quelle le farfalle nello stomaco? Feci una doccia, e le ferite che avevo iniziarono a bruciare; era doloroso ogni volta.
Decisi di indossare i miei jeans azzurri a zampa con ricamate delle farfalle e una T-shirt nera e una felpa oversize. Non volevo che qualcuno vedesse quanto fossi dimagrita e gli ematomi e ferite che avevo ovunque. Mi truccai con un po' di fondotinta come al solito e mi lasciai i capelli sciolti sulle spalle. Ero pronta. Spostai piano il cassettone e il comodino dalla porta, stavolta volevo provare a scendere le scale. Aprii la porta con timore e mi lanciai nel corridoio.
Stava andando tutto fin troppo bene.
- Allora sei qui.. -
Conoscevo quella voce, purtroppo.
Papà. Mi pietrificai.
- Non ti abbiamo vista ieri - dice avvicinandosi alle mie spalle. Mi volta e il pugno sul mio viso arrivò senza che me ne accorgessi e mi scaraventò a terra. Sentii qualcosa colare sul mio viso..
Sangue.
- Si saluta sempre quando si torna a casa, piccola bastarda. Stasera vedrai - mi disse, minaccioso, con un ghigno che faceva paura. Lasciò la presa e tornò nella sua stanza con mia madre, abbandonandomi sul pavimento.

     *

Aspettai che chiudesse la porta, poi trovai la forza di alzarmi e reggermi al muro. Toccai il mio naso per sentire se avesse qualcosa di rotto, dato che era già successo quattro anni fa. Fortunatamente non si era rotto nulla, ma il sangue scendeva ancora. All'ora giocavo a calcio e dissi alla maestra che me lo ero rotto per quello; ma era stata mia madre quella volta a farmi questo perché avevo mangiato con la bocca aperta a suo dire.
Decisi di rifarmi il trucco e di tamponarmi il naso con dell'ovatta e del disinfettante.
Il mio telefono emette il suono di una notifica. Leggo velocemente. Un messaggio da Luna:

Luna: Tesoro, sono al bar davanti alla scuola e Austen mi ha chiesto di te. Stai arrivando? Credevo avesse il tuo numero ma non volevo darglielo senza il tuo consenso.

Risposi che cinque minuti e sarei arrivata, avevo avuto un contrattempo. Contrattempo..
Uscii dalla mia stanza e a passo svelto arrivai alla porta d'ingresso. Presi la maniglia e iniziai a correre verso la scuola.
Non ero ancora completamente in ritardo per l'appuntamento con Austen ma decisi ugualmente di camminare con fretta.
Arrivai al bar in davvero cinque minuti e fuori trovai lui. Oggi indossava praticamente le mie stesse cose, tranne per i pantaloni che erano i suoi soliti jeans blu, stavolta un po' più scuri.
- Eccomi.. perdonami.. - iniziai a dire mortificata.
- Stai tranquilla, ho io il difetto di arrivare troppo in anticipo quando sono agitato, ahah - mi disse per tranquillizzarmi. Allora ci teneva davvero a vedermi..?
- Scusami se ho chiesto alla tua amica di contattarti, ma non ti ho chiesto il numero ieri - spiega. Gli dissi che non c'era problema e che aveva fatto bene. Decidiamo di entrare e fa una cosa che nessuno prima aveva mai fatto: mi tiene la porta. Quel piccolo gesto di gentilezza mi scalda il cuore dopo il trattamento di stamattina.
Infondo lo fanno per educarti, Anna.
Entriamo e ci sediamo in un tavolino distante dagli altri. Non l'ho trovato strano, mi andava bene.
Scorsi in un altro tavolo Luna che chiacchierava con un nostro amico, Elton. Lei non lo sapeva, ma lui era innamorato perso di Luna da quando eravamo bambini. Credo che anche lei avesse iniziato a provare qualcosa per lui, quando affrontavamo l'argomento cambiava sempre discorso imbarazzata.
Si accorgono di noi e ci salutano da lontano con un sorriso. Ricambiamo e poi torniamo a noi.
- Prendi quello che vuoi. Offro io - mi dice sorridendo lievemente. I suoi occhi erano come calamite dal bel colore che avevano, ma non riuscivo mai a guardarlo direttamente negli occhi. Avevo messo più fondotinta del solito, quindi i lividi sul viso non dovevano vedersi oggi, quindi decidi di alzare un po' di più il viso.
- Non saprei.. credo prenderò solo un cappuccino con una spolverata di cacao - dico timidamente.
- Sei sicura? - mi chiede sfiorandomi una mano. Senza farlo a posta rabbrividisco e ritraggo leggermente la mano. Vedo sul viso che aveva un'aria mortificata, credo avesse avuto paura di avermi dato fastidio.
- Oh, scusami.. è che essere toccata da qualcuno mi mette a disagio.. sto cercando di correggermi su questo.. - spiegai per tranquillizzarlo.
Annuii e il suo volto si rasserenò.
Chiamò la barista e ordinò per entrambi quello che avevo scelto io.
- Potevi prendere anche da mangiare tu.. - gli dico. Fa no con la testa.
- Va bene così. Stai tranquilla - mi fa, sorridendo. I cappuccini arrivano e cercai di controllarmi. Non mangiavo qualcosa da giorni, e quel cappuccino era l'unica cosa di cui avessi bisogno.
Bevemmo il cappuccino e parlammo delle lezioni che avremmo avuto oggi. Era contento di essersi trasferito qui e di aver fatto già conoscenza con me.
- Sei simpatica Anna e spero potremmo essere amici - mi disse timidamente. Arrossii.
- Certo, anche a me piacerebbe - dissi con un sorriso. Ed era vero. Sorrise di rimando e ci alzammo per pagare.
- Vado io a pagare, tu stai seduta ancora un po' - mi disse. Feci come mi aveva detto. Lo vidi pagare e poi ritornare con un sacchettino di carta bianco.
Iniziai ad alzarmi e a prendere lo zaino, ma solo ora realizzai quanto fosse pesante.
- Lascia, te lo porto io - mi disse.
- Ma, tranquillo, lascia sta.. -
- Non preoccuparti, non è un problema - disse facendomi l'occhiolino. Prese lo zaino e se lo mise sulle spalle. Subito dopo, uscimmo e ci recammo in classe, parlando di quanto fosse stata interessante la lezione di filosofia di ieri.

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora