Qualcosa di blu - Parte 1

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SABATO, GIORNO 1

Marciare dritto incontro a un sicuro supplizio non è la più saggia delle scelte. D'altra parte, quando a chiamare è Cecilia, farsi attendere non è mai un bene. Con lei non si scherza; non sul tema matrimonio, per lo meno.

Negli ultimi mesi Ginni lo ha imparato a proprie spese: Cecilia non è semplicemente nervosa per il grande sì. Di recente è diventata socia di una nota agenzia di comunicazione e ha deciso di fare di questo evento il proprio trampolino di lancio sui social network, a caccia di nuovi follower e, di conseguenza, di nuovi potenziali clienti.

Per questo ha investito tutte le sue energie (e quelle di Ginni) nel mettere insieme un evento di cui tutta la città avrebbe parlato: prima, durante e dopo. Perché la strategia vincente è solo una: fondere il privato con il pubblico, far parlare di sé, consolidare la propria immagine, eccetera, eccetera.

Dopo tutti questi sforzi, sentire le sue urla che rimbombano da un capo all'altro della villa in cui tra poco si svolgerà la cerimonia non è di certo un buon segno.

Ginni percepisce di nuovo riecheggiare il proprio nome. Si trova neanche a metà del corridoio che la separa dalla camera di Cecilia. Affretta ancora il passo.

Quando raggiunge la stanza della sposa non perde tempo a bussare; presa dall'agitazione spalanca all'istante la porta, trovandosi così di fronte a un grazioso, isterico quadretto.

Sul lato destro della stanza, immerse in due poltroncine decorate, siedono – in timoroso silenzio – le due damigelle d'onore, nonché migliori amiche di Cecilia, ossia quelle che da sempre Ginni chiama 'le pecorelle', perché seguono ciecamente la sorella in tutto quello che fa senza mai chiedersene la ragione, o se preferirebbero fare altro. Normalmente sempre in perfetto ordine, in questo preciso momento sono curiosamente spaventose, da osservare.

Lucrezia ha metà dei capelli tirati indietro sulla testa da un nugolo di forcine, l'altra metà esplode in ogni direzione come paglia secca.

Camilla ha la parte sinistra del viso perfettamente truccata, mentre quella destra, per contrasto, appare pericolosamente pallida e ancora segnata dal precoce risveglio di quella mattina.

In piedi accanto a loro, reggendo rispettivamente fra le mani la piastra arriccia capelli l'una e una palette gigante di ombretti l'altra, stanno in religiosa attesa di ordini la parrucchiera e l'estetista elette da Cecilia per le operazioni di maquillage della giornata.

Sul viso di tutte e quattro campeggia il terrore; e se nemmeno loro sanno cosa fare per risolvere il problema, allora sì che la situazione è seria.

Sul lato opposto della stanza, già agghindata per la cerimonia e impeccabile come sempre, intenta in un'affannosa ricerca sul cellulare, staziona Maria Andreina, madre di Cecilia e Ginni. "Non so più cosa cercare, tesoro" sta dicendo, in tono conciliante, rivolta alla sposa: "Qui intorno non si trova nulla, temo dovremo pensare a una soluzione alternativa..."

Infine, al centro della stanza, ecco lei, la furia scatenata, ovverosia Cecilia, perfettamente pettinata e truccata, il corpo sinuoso coperto al momento solo da una candida e costosa sottoveste in pura seta. Bionda e bellissima come sempre, e tuttavia in preda alla peggior crisi d'ira di una sposa nella storia dei matrimoni.

Cecilia ci mette un decimo di secondo a riconoscere che quella che si è appena affacciata alla porta è la sagoma della sorella. Quando la mette a fuoco caccia uno strillo così acuto da far temere che tutti i vetri della stanza vadano in frantumi.

"Oddio ma oggi mi volete proprio morta! Ma come sei conciata, non ti sei nemmeno presa la briga di vestirti, sei ancora in pigiama?"

Ginni si guarda brevemente. Non è che sia proprio in pigiama, dato che come mise notturna indossa una vecchia t-shirt taglia extra large acquistata ad un concerto tempo addietro. Ma addosso le calza come una camicia da notte, quindi, tecnicamente...

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora