Ginni accosta e spegne il motore. Si slaccia la cintura di sicurezza, scende dall'auto, si sporge in ogni direzione scrutando fra il blu e le luci del traffico cittadino. Niente. Dell'utilitaria rossa non c'è più traccia."Accidenti!" sbotta, risalendo in macchina e sbattendo la portiera. "Una coincidenza del genere, una tale fortuna, e noi abbiamo mandato tutto all'aria! È colpa tua, che mi hai distratta! Tu e il tuo inutile, continuo blaterare!"
Giulio incassa il colpo. In effetti è probabile che abbiano fallito miseramente per colpa della distrazione che lui ha provocato in Ginni. Capisce che sarebbe meglio non replicare, ma non riesce a trattenersi: "Non tutto è perduto però, giusto? Puoi sempre chiedere al tuo Manuel se lui lo conosce..."
"Già fatto" replica Ginni, sbuffando. "Dice che non ha idea di chi sia. L'ha visto questa sera per la prima volta."
"Però quel tizio ti ha detto che tornerà per un'altra lezione, settimana prossima, no? Possiamo dire che questa sera ci ha colti di sprovvista, che abbiamo perso tempo per organizzarci, ma la prossima volta..."
Ginni, affranta, si abbandona alla delusione. China il capo, appoggia le braccia sul volante, ci seppellisce il viso.
Giulio non sa più che inventarsi. Si schiarisce la voce, giochicchia con il pulsante per la ricerca delle stazioni radio, aspetta che la tempesta passi.
Quando Ginni riemerge dalla propria disperazione, sembra un'altra.
"Scusami", gli dice, in un tono del tutto nuovo, sconsolato. "Non è colpa tua, non c'entri niente. Non so nemmeno perché io ti abbia chiamato, stasera. Ti riporto al tuo furgone."
Giulio osserva Ginni rimettere in moto e fare inversione, ripercorrere in senso opposto la strada che li ha condotti fin lì.
Mentre l'auto sfila nel buio tra un lampione e l'altro, per quanto si sforzi, il ragazzo non riesce a trovare niente di spiritoso da dire, e questo lo infastidisce. I silenzi imbarazzati non fanno per lui. La situazione lo rende nervoso, e di solito, quando è nervoso, finisce per parlare a sproposito, accorgendosi sempre troppo tardi che avrebbe fatto meglio a tacere. È una sua debolezza, e ci casca anche questa volta.
"È la tua grande passione? Ballare, intendo..." si ritrova a dire.
Ginni distoglie un istante lo sguardo dalla strada, lo rivolge a Giulio come se l'avesse riscossa da chissà quali pensieri. Sembra riflettere, poi torna a fissare davanti a sé e risponde, a voce bassa. "Una volta, forse. Adesso è un passatempo. Un modo per fare movimento... e per rendermi utile a Manuel" risponde. La sua guida si è fatta fluida, ora che non devono più inseguire nessuno. Persino il suo tono si è addolcito, anche se la causa non è la serenità, ma la consapevolezza della sconfitta.
"E qual è allora? La tua passione, intendo. A parte Manuel, ovviamente."
Ginni lo guarda di nuovo torvo.
"Okay tigre, messaggio ricevuto. Basta parlare di Manuel. È che mi piacerebbe sapere qualcosa di te!"
Ginni arriccia le labbra, non risponde.
"Facciamo così: inizio io!" propone Giulio. "Mi chiamo Giulio e ho venticinque anni – ma questo già lo sai. Faccio l'elettricista, lavoro con mio padre e i miei due fratelli maggiori per la piccola impresa di famiglia. Non che ci sia stata scelta. Mia madre è mancata quando ero molto piccolo; ci ha cresciuti mio padre, e ha preteso che tutti seguissimo questa strada. Nessuno dei miei fratelli ha mai avuto nulla da ridire, però non è il lavoro che fa per me. Io voglio fare qualcosa che mi appassioni davvero: voglio lavorare nel mio ristorante e fare il sommelier. Ovviamente mio padre non è d'accordo, ma siamo giunti alla conclusione che la mia assurda idea verrà tollerata a patto che non mi sottragga ore preziose di lavoro. Non ho quasi mai tempo libero, come puoi vedere, ma quello che ho lo dedico interamente allo studio dell'enologia: frequento un corso di degustazione, visito cantine, studio, osservo e sperimento, partecipo alla vendemmia dove mi permettono di farlo. Tutte cose che mio padre insiste a reputare 'costosi sprechi di tempo'. Sul costo, in effetti, non ha tutti i torti. Però ero stufo di sentirmelo ripetere ogni giorno. Ecco perché sono andato a vivere da solo non appena possibile. Volevo essere indipendente. Ed ecco perché dedico le serate e i weekend a fare lavoretti per racimolare qualche soldo in più."
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Tutta colpa dello sposo
RomanceCommedia romantica. Ingredienti: due promessi sposi molto naïf, un matrimonio in pericolo, protagonisti imbranati (ma con un cuore grande così), qualche cattivo grosso e stupido, sogni nel cassetto e romanticismo a volontà. Amalgamate il tutto, ag...