Storie di cuori perduti - Parte 3

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Prima di parlare, Ginni si accerta che Giulio abbia messo in moto e che la casa di Saverio sia scomparsa alle loro spalle. Non si sa mai. Potrebbe averli seguiti fuori dalla porta con un fucile a pallettoni per essere sicuro che se ne siano andati per davvero.

"L'ennesimo buco nell'acqua!" protesta, non appena si sente al sicuro.

"Le probabilità che si lasciasse coinvolgere erano poche. Ve l'avevo detto fin dall'inizio. Se non altro, possiamo dire di averci provato."

"Certo che tuo zio è peggio del Grinch! Ma perché fa così, poi?" insiste Ginni.

Giulio non risponde, sembra valutare se sia opportuno parlare o tacere.

"È una storia noiosa e poco divertente, non credo ti interessi conoscerla", dice infine.

"E invece sì! Perché altrimenti inizierò a pensare che quelle che mi hai raccontato siano tutte storie, che tuo zio non sia mai stato un investigatore privato e che tu abbia fatto il pagliaccio come fai sempre, solo per avere una scusa per darmi il tormento anche questa sera!"

"Mio zio era davvero uno dei migliori nel suo campo!" la interrompe Giulio, improvvisamente serio. "Su questo non si discute. Non è facile spiegare quanto possa cambiare una persona quando le accade qualcosa di terribile."

Ginni si accorge che la voce di Giulio ha virato all'improvviso verso toni cupi, così si zittisce, limitandosi a lanciargli un'occhiata in tralice. Il ragazzo tiene lo sguardo fisso oltre il parabrezza, la mascella serrata. Mille ombre gli passano sul volto tra un lampione e l'altro.

Ora Ginni sente ancora di più il bisogno di conoscere la verità, ma non per gli stessi motivi di prima. Così cambia tono anche lei e addolcendosi, a voce più bassa, fa un tentativo: "Ti va di raccontarmi cosa è successo?"

Osserva Giulio di profilo, lo vede deglutire come se stesse cercando di mandare giù una di quelle lunghe lame che ingoiano certi circensi durante i loro spettacoli.

"Zio Saverio è il fratello maggiore di mio padre", inizia a raccontare, lentamente. "Lui e mia zia Bea erano una coppia fantastica. In pubblico stavano sempre a battibeccare, a prendersi in giro. Sdrammatizzavano la loro relazione, volevano che apparisse come il classico matrimonio costellato di litigi. Ma io lo sapevo, che il loro amore era speciale. Conoscevano ogni segreto dell'anima l'uno dell'altra. Si volevano bene come migliori amici e, anche dopo anni di vita insieme, erano attratti fra loro come amanti impetuosi. Non hanno mai avuto figli, perciò erano sempre felici di ospitare me o i miei fratelli, di quando in quando. Me, più spesso degli altri, dato che ero il più piccolo. Sono praticamente cresciuto a casa loro, mia zia per me è sempre stata come la mamma che non avevo... fino a tre anni fa."

Ginni si irrigidisce sul sedile, teme di ascoltare il resto.

"È scomparsa in un incidente stradale. E da quando lei non c'è più, mio zio è diventato un altro. Come ti dicevo... ognuno reagisce in modo differente davanti a una perdita del genere. Quando è capitato a noi, mio padre si è buttato anima e corpo sul lavoro. Sembrava che ogni minuto libero gli causasse maggiore sofferenza. Quando è accaduto a mio zio, invece, è stato diverso. Si è chiuso in se stesso, ha rifiutato qualsiasi contatto, compresi quelli con la nostra famiglia, se non per estrema necessità. Ha smesso di lavorare. E di interessarsi a qualsiasi altra cosa. Della persona che era prima è rimasto solo un guscio vuoto."

Giulio tace. Anche Ginni tace. Giulio si comporterà anche come un buffone, però si è appena aperto con lei raccontandole una parte della sua storia che le sta facendo sanguinare il cuore. Così tace. Tace perché tutto il repertorio di rimproveri e brutte parole che si è costruita negli ultimi giorni per dialogare con lui ora non va più bene, e tuttavia sente il bisogno di dirgli qualcosa, come se il discorso non fosse ancora terminato.

"E tu?" si decide a chiedergli, dopo un po'.

Non aggiunge altro, ma Giulio sa esattamente cosa vuole sapere, e anche come rispondere.

"Io faccio parte della prima categoria", le dice, infatti, stringendosi nelle spalle. "Il lutto è qualcosa che non ti abbandona mai. Ti porti sempre dentro un grande vuoto. Ma... ecco, penso che ognuno di noi possa decidere in quale modo andare avanti. Come mio padre e i miei fratelli, anche io non mi fermo mai. Non voglio sprecare neanche un minuto della vita. Né tirarmi indietro davanti alle opportunità, o a quello che provo. L'amore arriva e se ne va senza preavviso: bisogna apprezzarlo ed esserne grati in ogni istante in cui ce l'abbiamo accanto. Per questo continuo a credere in questo sentimento. Per questo ho accettato di aiutare quei due fessi di Ludovico e Cecilia."

Giulio ha fatto tutto il suo discorso senza distogliere lo sguardo dalla strada; sono quasi sotto casa di Ginni quando, ad un semaforo rosso, finalmente si volta verso di lei e le strizza l'occhio: "Ora che sai quanto io sia romantico, poetico e profondo, devo chiederti di resistere, per favore: non sdilinquirti, non cadere ai miei piedi, non saltarmi addosso. Lo so, lo so, è difficile resistermi, ma dovrai fartene una ragione e metterti in fila, tigre!"

Il sottotesto di quest'ultima parte di discorso è evidente, per Ginni. Giulio non vuole essere trattato con condiscendenza. Giulio non ama crogiolarsi nell'autocommiserazione. Anzi, è molto più di questo. Giulio appartiene a quella rarissima categoria di persone che è sempre capace di guardare con entusiasmo a quanto di bello può offrire vita, al di là della sofferenza. Le sta chiedendo di seguirlo lungo questa strada. E Ginni ha tutta l'intenzione di rispettare questo tacito patto.

Così gli rifila un pugno scherzoso sulla spalla, scuote la testa e alza gli occhi al cielo. "Tranquillo, non preoccuparti," gli dice, sminuendo il tutto con un vago gesto della mano, "ti lascio alla tua fila di donne in estasi, avrai già il tuo bel daffare a fare il cascamorto con loro. Non corro pericoli, io. Per me resti sempre il solito sbruffone." 

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora