Dopo quasi ventiquattr'ore di pioggia ininterrotta, finalmente il maltempo ha concesso una tregua. Delle deliziose serate di inizio settembre, però, non c'è più traccia. L'aria è fredda, carica di umidità; l'asfalto bagnato luccica come cristallo.Giulio sbircia dalla finestra del bar. Sa bene che uscendo dovrà affrontare la furia cieca di Ginni, ma sa anche che, se rimarrà lì dentro a nascondersi come un codardo, lei resterà là fuori ad aspettarlo al freddo e al buio, finché non si farà vivo per ricevere la dose di insulti che gli spetta.
Non deve neanche pensarci, sa già quale alternativa scegliere. Posa il calice ormai vuoto, paga il suo Enfer mai degustato, e in un attimo è sul marciapiede fuori dal locale.
Li scorge poco più in là, sotto la luce di un lampione: sono in piedi, di fianco all'auto di Nuccio.
La sagoma di Ginni gesticola. Probabilmente si sta scusando al posto suo con quel gradasso, il quale, in risposta, si divincola e scuote la testa come una diva capricciosa. Le luci dell'auto lampeggiano quando Nuccio pigia il bottone del telecomando; apre la portiera e si infila rapido nell'abitacolo, non prima però di aver lasciato un ultimo bacio lascivo sulla guancia di Ginni.
Poi lo sportello si richiude, l'auto sgasa via, e come se avesse un radar interno, Ginni solleva furibonda la testa in direzione di Giulio. La luce è troppo debole per vederlo con certezza, ma il ragazzo è certo che quello sguardo potrebbe incenerirlo.
Neanche il tempo di pensarlo ed ecco Ginni che si avvicina a grandi falcate, sbraitando: "Ma cosa cavolo ti dice il cervello?"
Giulio si calca nelle tasche le mani strette a pugno.
"Un grazie sarebbe stato sufficiente."
"Grazie un accidente! Nuccio è invischiato fino al collo in questa storia, è più che evidente, e io ero a un passo dal farmi raccontare quel tanto che sarebbe bastato per andare alla polizia, far partire l'indagine e tirare fuori mia sorella dai casini. E invece è andato tutto a monte perché tu non riesci a startene zitto e tranquillo al tuo posto per una buona volta! Lo sai che Nuccio ti ha riconosciuto? Cosa cavolo credevi di fare, provocandolo in quel modo?"
Ginni strepita e gesticola, non prende quasi fiato tra una frase e l'altra.
Giulio spalanca le braccia, esasperato, poi si batte la mano sul petto: "Io non l'ho provocato! Io ti ho tirata fuori da un casino che sarebbe presto diventato peggiore di quello in cui si sono cacciati tua sorella e il tuo quasi cognato! Non hai visto come ti guardava, come ti toccava? Non capisci cosa significava?"
Ginni gli si avvicina fino ad arrivare a un palmo dal suo viso, determinata a rovesciargli addosso tutta la rabbia che le ha fatto montare dentro.
"Grazie tante per aver sottolineato l'ovvio!" sibila. "Sì, certo che l'ho notato, ed è proprio per via del modo in cui sono riuscita a persuaderlo che ero sicura che avrebbe risposto a qualsiasi mia domanda! Avrei scoperto tutto! Ce l'avevo quasi fatta! Ce l'avrei fatta di sicuro, se tu ti fossi tenuto fuori da questa storia come avresti dovuto fare!"
Adesso anche Giulio è furioso, si impettisce, si avvicina ancora di più a Ginni, la sovrasta con la sua spanna e mezzo di vantaggio in altezza.
"Persuaderlo? Persuaderlo, dici? Se vi avessi lasciati andare via insieme, puoi stare certa che avrebbe fatto di tutto per concludere la serata nell'unico modo che lui aveva in mente, con o contro la tua volontà!"
Giulio avanza e Ginni suo malgrado arretra; arretra fino a urtare contro la parete del locale alle sue spalle ma, anche se lui l'ha messa all'angolo, la ragazza è decisa a continuare il suo sfogo.
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Tutta colpa dello sposo
Roman d'amourCommedia romantica. Ingredienti: due promessi sposi molto naïf, un matrimonio in pericolo, protagonisti imbranati (ma con un cuore grande così), qualche cattivo grosso e stupido, sogni nel cassetto e romanticismo a volontà. Amalgamate il tutto, ag...