Un vero inseguimento - Parte 2

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Ginni e Giulio sono ben mimetizzati dentro l'auto ammaccata di Ginni, parcheggiata a debita distanza, direttamente sulla via principale, quella che tutti devono imboccare quando lasciano il parcheggio della palestra.

Hanno pensato che, indipendentemente dal mezzo che il bestione avrebbe utilizzato per spostarsi, partire da lì per seguirlo avrebbe fornito loro un po' di vantaggio. E che, immersi nel traffico, non avrebbero destato sospetti.

Il tirapiedi, tuttavia, dà prova di non essere così stupido come Ginni e Giulio avevano sperato. Esce dalla palestra tra gli ultimi, quando il parcheggio è quasi del tutto deserto. Si accende una sigaretta, e fingendosi concentrato a fumare ne approfitta per guardarsi intorno in modo approfondito. Poi si avvia verso un'utilitaria rossa, una di quelle noleggiabili tramite un sito di car sharing, e sale.

"Lo sapevo!" commenta Ginni, acquattata dietro il parabrezza. "Se avesse guidato un'auto davvero sua, sarebbe stato fin troppo facile risalire alla sua identità. Del resto questo tizio, per mestiere, va in giro a minacciare di morte le persone. Vivere nell'ombra dev'essere la norma, per uno come lui."

"Osservazione acuta, ma purtroppo inutile", si trova a constatare Giulio. "Dobbiamo sperare che non cambi mezzo di trasporto più di una volta, e che arrivi diretto a qualche destinazione significativa. Altrimenti seguirlo non servirà a niente."

"Non ci resta che tentare" conclude Ginni, e dato che il bestione ha messo in moto, lei fa altrettanto.

Ma appena inizia il gioco di piedi tra freno, frizione e acceleratore, i lembi della sua gonna si scostano inevitabilmente e lo spacco rivela, in tutta la sua magnificenza, lo spettacolo delle gambe di Ginni. A Giulio casca l'occhio. Ginni se ne accorge.

"Non ci provare", lo ammonisce. "Guarda avanti, o ti sbatto fuori dall'auto e faccio da sola!"

Giulio sospira per mostrarsi rassegnato, ma fra sé e sé sta sogghignando. Quella situazione improbabile e intrigante gli piace da matti.


*****


All'inizio sembra addirittura più facile del previsto. Non pare nemmeno un pedinamento. Il traffico è fluente, ma abbastanza intenso per consentire a Ginni e Giulio di tenersi a debita distanza mescolandosi alle altre auto. Il bestione guida tranquillo, percorre senza fretta alcune delle vie principali della città. I due ragazzi lo seguono senza difficoltà, tanto che presto il calo di adrenalina invoglia Giulio a ricominciare a far conversazione.

"Raccontami qualcosa di lui!" chiede a bruciapelo a Ginni.

"Se sapessi qualcosa di più non lo staremmo inseguendo, suppongo" ribatte lei sarcastica.

"Non lui  il gorilla. Intendo lui... lui. Quello con cui amoreggiavi fuori dalla palestra."

"Ah... lui... lui è Manuel. L'insegnante di ballo. Ma non stavamo amoreggiando!"

"Forse non come avresti voluto tu... Del resto, come avreste potuto, dato che sul più bello è arrivata la sua fidanzata?" insiste Giulio, perfido.

"Ma la vuoi smettere? E poi quella non è la sua fidanzata!" protesta Ginni.

"Uh! Quanti 'non'! Perché non mi racconti le cose come stanno, allora? Il tempo non ci manca, almeno finché il bestione non arriva a destinazione."

"Uff" si lamenta Ginni. "Va bene, ma poi la smetti, chiaro? Come ti ho già detto, Manuel è un insegnante di ballo. Per ora tiene le sue lezioni nella palestra della scuola, ma molto presto aprirà un locale suo. Durante la settimana lo userà per tenere le lezioni di ballo, mentre nel weekend sarà una discoteca a tutti gli effetti. Si chiamerà River. È un capannone ristrutturato di quelli che si trovano più a valle, sul lungofiume, vicino alla centrale idroelettrica. Ne avrai sentito parlare, del resto. Sembra che presto apriranno diverse attività laggiù, nella vecchia zona industriale. La serata di inaugurazione sarà tra due sabati."

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora