Tacco dodici - Parte 1

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GIOVEDÌ, GIORNO 6


È il crepuscolo.

Dietro alle vetrine dei negozi del centro si accendono le prime luci, rivelando commessi e cassieri all'opera per le pulizie in vista dell'orario di chiusura.

Anche Nuccio si sta dando da fare nel suo bar, rifornendo di bottiglie il bancone e le mensole retrostanti e affidando a un solerte inserviente un paio di sacchi con il vetro a rendere.

Prontamente, lo stesso inserviente si affaccia dalla porta del bar, percorre qualche metro, raggiunge i bidoni per la raccolta differenziata e senza badare al frastuono vi rovescia il contenuto dei sacchi, del tutto inconsapevole che, poco lontano da lì, tre paia di occhi attenti stanno seguendo ogni sua mossa.

Sono quelli di Cecilia, Ludovico e Ginni, per la seconda volta in pochi giorni appostati in auto in una posizione che consente loro di tenere d'occhio sia l'ingresso del bar che quello della casa da gioco.

Sulla scorta del travestimento di Ludovico del martedì precedente, Cecilia ha preteso il look total black da tutti i partecipanti all'impresa, sostenendo che fosse necessario per garantire la buona riuscita dell'imboscata. Giulio ha provato a puntualizzare che forse la sua tuta da lavoro si sarebbe prestata meglio allo scopo, ma la promessa sposa non ha voluto sentir ragioni.


"Bene!" proclama Ceci. "È il momento. C'è sufficiente penombra per mimetizzarsi e i lampioni stradali non sono ancora accesi. Ludo, manda un messaggio all'operaio, così che si dia una mossa."

"Messaggio inviato!" esclama trionfante Ludovico, strappando l'ennesimo sospiro di fastidio alla sua quasi cognata.

"Io continuo a credere che questa sia una pessima idea. Ancora peggiore di quella di aver mandato Giulio da Nuccio, l'altro ieri!" protesta Ginni, incrociando le braccia al petto.

"Ne hai una migliore? Perché non mi sembra che la tua geniale intuizione di seguire il misterioso Panko, ieri sera, sia stata poi così proficua!"

"Ci riproveremo mercoledì prossimo, te l'ho detto! E comunque nessuno farà caso a noi, finché si tratta di seguire un'auto. Mentre invece mandare Giulio dritto nella gabbia del leone non suona affatto rassicurante! A cosa serve, poi, installare una videocamera davanti all'entrata della bisca? Nessuno dei giocatori o dei proprietari sarebbe così stupido da fare o dire cose compromettenti rimanendo sulla soglia. Senza contare il rischio che ne abbiano già installata loro una, di telecamera di sorveglianza, e allora addio copertura!"

"Oh, insomma, quante storie, quanto inutile pessimismo! Ho procurato personalmente un elmetto da cantiere all'operaio, così avrà il volto parzialmente coperto. Inoltre, Nuccio è l'unico fra i presunti cattivi ad averlo visto in faccia, e finché siamo sicuri che se ne stia dentro al suo bar, possiamo stare tranquilli. Nessuno riconoscerà l'operaio e nessuno gli darà fastidio, se farà in fretta il suo lavoro. Vedrai, sorellina, vedrai se non ho ragione. Devi fidarti di me e del mio piano geniale" conclude Ceci, rimettendosi a sbirciare dal binocolo.

"Sarà, ma non vedo l'utilità di esporci a questo ulteriore rischio" mugugna Ginni, che proprio non riesce a levarsi di dosso una certa inquietudine.

"Eccolo che arriva!" strilla Ceci. "E bravo il nostro operaio, che ha seguito alla lettera le mie istruzioni! Speriamo che ne combini una giusta, per una volta!"


Dall'altra parte della strada, imprecando mentalmente per la fatica, Giulio si avvicina, il volto seminascosto dall'elmetto, portandosi dietro a spalla una scala telescopica. Non che non sia abituato a maneggiarla, ma avrebbe qualcosa da obiettare riguardo all'assurda imposizione di Cecilia, che gli ha chiesto di parcheggiare il furgone tre isolati più in là e di raggiungere l'ingresso della sala da gioco portandosi tutta l'attrezzatura a mano. Solo la promessa di una ricompensa, a questo punto, lo motiva a portare avanti la missione, va ripetendosi. Sì, proprio la ricompensa. Se non fosse per quella, avrebbe già mollato.

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora