L'ultimo sabato sera - Parte 1

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SABATO, GIORNO 15


È tardo pomeriggio e, per la prima volta dopo giorni di pioggia e grigio, il sole si cala dietro l'orizzonte portandosi dietro un lungo strascico d'oro e cremisi.

L'aria tiepida e il tramonto sgargiante, tuttavia, non bastano a risollevare il morale di Ginni e Ceci. A casa loro, infatti, l'atmosfera è più cupa che mai.

Cecilia è in piedi davanti allo specchio, persa nei suoi pensieri, quando qualcuno bussa alla porta della camera da letto.

"Si può?", chiede a bassa voce Ginni.

"Vieni, entra", risponde lei, mesta.

Ginni entra e si richiude la porta alle spalle.

Cecilia è sempre stata una campionessa nello scivolare sulla superficie delle cose. Da che Ginni ne ha memoria, non l'ha mai vista realmente turbata. Questa sera, invece, sembra davvero preoccupata per ciò che sta per accadere. Sosta davanti allo specchio con due abiti appesi alla gruccia, li mette davanti a sé alternando l'uno all'altro per decidere quale sia il migliore per l'occasione, senza riuscire a decidere. Il suo sguardo però è assente, triste.

"A cosa serve?" domanda a Ginni. "A che serve prepararmi, mettermi carina... per poi assistere alla scenata che mamma e papà faranno a me e Ludo? Preferirei sparire, credimi."

Ginni avanza nella stanza, raggiunge il letto di Cecilia, si siede sul bordo.

"Mi dispiace da morire, Ceci. Ci abbiamo provato, tutti quanti, ma devi ammettere che abbiamo solo rischiato di peggiorare le cose. Tu e Ludovico siete in pericolo tanto quanto prima. Dovete parlarne: con mamma e papà, con i genitori di Ludo, con la polizia. È l'unica scelta sicura."

"Ho paura" confida Cecilia a Ginni. "Non delle minacce, o del guaio in cui si è cacciato Ludo. Ho paura che i nostri genitori ci costringano a separarci. Ginni, io non posso vivere senza il mio amorino!"

In modo elegante, senza perdere il suo aplomb, Cecilia cede e si abbandona a un pianto sommesso.

Ginni prende un respiro profondo, si alza, le si avvicina, prende tra le proprie le mani della sorella.

"Fatti coraggio. Sono certa che mamma e papà capiranno. Ciò che decideranno di fare sarà solo per il tuo bene, per tenerti al sicuro. Loro lo sanno quanto tu e Ludovico vi amate: non vi impediranno di sposarvi. Quando questa faccenda sarà risolta potrete stare insieme senza pericoli, e allora ci rideremo sopra insieme, garantito!"

A Cecilia sfugge un accenno di sorriso, si asciuga rapida una lacrima dalla guancia.

"Ti voglio bene, sorellina."

"Anche io te ne voglio. Ti sarò sempre accanto, lo sai. E mi dispiace che questa sera non potrò essere presente alla cena, quando tu e Ludo racconterete la verità a mamma e papà."

"Bah, non preoccuparti di questo", minimizza Cecilia. "Tu stasera hai un impegno ben più importante. E, a proposito, sei davvero splendida. Stai per uscire?"

Ginni annuisce.

"Ti serve un passaggio?"

"No, grazie. La mia auto è stata riparata. Vado a piedi a riprenderla dal carrozziere, e da lì andrò direttamente giù al fiume per l'inaugurazione del River."

"Uhm", commenta Cecilia, facendo un passo indietro per osservare meglio la sorella.

"Che c'è?"

"Niente. Solo, avrei scommesso di vederti in preda all'eccitazione, questa sera, per il grande evento. Avrei giurato che ti avrei vista fluttuare a mezzo metro da terra, all'idea di condividere con Manuel un momento simile. Invece sembri... triste."

Un ulteriore guizzo di malinconia attraversa gli occhi di Ginni, che distoglie lo sguardo.

Cecilia insiste: "È per Giulio, vero? Sembravi al settimo cielo, ieri, quando è passato a prenderti, e oggi non vuoi nemmeno toccare l'argomento. Non vuoi proprio dirmi cosa è successo?"

"Niente di importante, credimi. Ho solo avuto la conferma che non fidarsi è sempre la scelta migliore. Tutto qui."

"Però è strano, sai, negli ultimi giorni vi ho osservati, insieme, e pensavo che..."

Il cellulare di Ginni inizia a squillare, interrompendo la conversazione.

Ginni lo estrae dalla tasca; quando si accorge che è l'ennesima chiamata di Giulio fa una smorfia, riaggancia senza rispondere, poi lo spegne.

"Sai che cosa ti dico, Ceci? Hai ragione tu. Dovrei essere eccitata e felice per la serata che mi aspetta. Io e Manuel abbiamo tanto lavorato per organizzare questo evento. Voglio godermelo!"

Detto questo, Ginni consegna il cellulare nelle mani della sorella. "Questo lo lascio a casa, non mi servirà di certo. Voglio ballare, divertirmi! E appena tornerò, non importa quanto tardi sarà, verrò qui a bussare alla tua porta, e tu mi racconterai come è andata la vostra confessione a mamma e papà, promesso?"

Cecilia accoglie fra le mani il telefono di Ginni e le sorride. "Vai sorellina, vai! Goditi la serata e non permettere a niente e nessuno di guastarti il divertimento!"


Quando Ginni apre la porta per uscire, si ritrova faccia a faccia con Ludovico nell'atto di bussare.

"Ciao Ginni", mormora lui con un tono da funerale. "Sono un po' in anticipo per la cena, lo so. I miei genitori arriveranno tra mezz'ora, così i tuoi mi hanno detto di salire direttamente da Ceci. Mi chiedo se saranno ancora tanto gentili come lo sono stati finora, con me, dopo che gli avremo raccontato che cosa ho combinato."

"Coraggio, Ludo. È giusto che loro sappiano, non possiamo continuare a giocare agli eroi. Vedrai che le conseguenze non saranno così drastiche come temete. Insieme risolverete tutto!" ribadisce Ginni, tenendo la porta della stanza aperta e indicando Cecilia al suo interno.

Ludovico ringrazia, entra nella camera di Cecilia e richiude la porta, non prima di aver regalato a Ginni uno dei suoi sorrisi da fotoromanzo.

È strano – si trova a pensare Ginni – ha sempre disprezzato il suo futuro cognato, a maggior ragione dopo il disastro in cui si è infilato. Eppure, per la prima volta in vita sua, prova un pizzico di invidia per quanto quei due siano vicini, per la fortuna che hanno di poter contare sempre l'uno sull'altra. 

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora