Nella tempesta - Parte 1

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MERCOLEDÌ, GIORNO 12


Si è fatto buio presto. Pesanti nuvole hanno inghiottito gli ultimi chiarori del tramonto e si è alzato un vento brusco che sferza la pelle e non promette nulla di buono.

Ginni esce dalla palestra dieci minuti prima della fine della lezione, ovverosia dieci minuti esatti prima dell'orario concordato.

Giulio la sta già aspettando nel parcheggio, carico di aspettative. Quando la vede, però, non riesce a sopprimere un moto di delusione. A differenza della settimana precedente, Ginni indossa un paio di jeans, una maglietta scura e la sua fidata giacca di pelle. Niente abito con spacco, niente scarpe con quel lungo tacco sottile a enfatizzare le curve delle sue gambe.

Eccola che avanza guardinga attraverso il parcheggio, aggiustandosi un piccolo zaino sulle spalle, mentre cerca tracce di lui.

Come gli ha raccomandato cento volte di fare, Giulio si è tenuto defilato. È in una zona ben celata dalla penombra; esce allo scoperto solo quando la ragazza gli è abbastanza vicina.

"Ehi, tigre!" esclama, a voce neanche troppo bassa. "Niente abito sexy questa sera? Che delusione!"

Ginni fa un balzo indietro, si porta una mano al cuore per lo spavento. "Sei solo tu... meno male!" si acquieta, subito dopo.

È così tesa che non trova nemmeno le forze per reagire a quell'ennesima battuta. Si limita a indicare lo zainetto che porta sulle spalle, e accostandosi a Giulio gli parla piano, senza smettere di guardarsi intorno: "Ho fatto in tempo a cambiarmi, questa volta. Ho detto a Manuel che non mi sentivo bene, sono sgusciata via senza dare nell'occhio. Allora, dov'è la tua auto?"

"Non sono venuto in auto."

Ginni smette di fare la ronda con gli occhi, li pianta in quelli di Giulio, truce: "Non eravamo d'accordo di evitare il tuo furgone-evidenziatore?"

"Infatti stasera il furgone ce l'ha mio fratello. Non sono venuto nemmeno con quello", asserisce lui orgoglioso, voltandosi di tre quarti per mostrare a Ginni il mezzo di trasporto eletto per la serata.

"Una... vespa?!?" Ginni è incredula. "Mi prendi in giro?"

"Certo che no!" ribatte lui. "Avevi detto un mezzo agile e discreto, mi è sembrata perfetta! E poi guarda, guarda qui: ho portato il casco anche per te! Aspettiamo che il cattivo metta in moto, poi sbuchiamo come se nulla fosse dietro la sua macchina e lo seguiamo, agili e discreti. Con il casco in testa nessuno potrà riconoscerci! Perché fai quella faccia?"

"Un'auto, ci serviva! Un'auto, per seguire un'altra auto! Per restare nascosti, scattare fotografie, restare in appostamento se dovesse far tappa da qualche parte... è un'auto che ci serve, per pedinare, non una vespa!"

"Io non ce l'ho un'auto, va bene?" sbotta Giulio. "Non me la posso permettere! Il furgone non va bene, l'auto di Cecilia nemmeno, quella di Ludovico neanche a parlarne, la tua è dal carrozziere... dimmelo tu che altro potevo fare?"

Una folata di vento li investe; per qualche istante Ginni resta in silenzio. Non si aspettava di vederlo scaldarsi a quel modo.

A sentirlo così le è tornato in mente il perché lui abbia deciso di assecondarla in quella follia. Ha bisogno di soldi, Giulio. È stato arruolato in cambio della retribuzione per il giorno del quasi matrimonio di Cecilia e Ludovico, e con la prospettiva di una ricompensa futura. Ginni non aveva mai pensato che per lui possedere un'auto potesse essere un problema. Solo in quel momento si rende conto che sta pretendendo da Giulio più del dovuto.

Ginni si morde le labbra, si morde la lingua. È ben lontana dall'idea di chiedergli scusa, però sente di dover porre rimedio in fretta alla scenata di poco prima, così si ricompone ed esclama, più seria che mai: "Vero, in effetti. La vespa è agile e discreta, e con i caschi nessuno ci riconoscerà. Perciò smettiamola di perdere tempo, ché tra cinque minuti il bestione uscirà dalla palestra. È sempre qui con un'auto a noleggio, ma stavolta ho controllato dove l'ha parcheggiata. Andiamo ad appostarci, già con i caschi addosso. Al mio segnale metti in moto, iniziamo a seguirlo, e stavolta cerchiamo di non perdere la concentrazione!"

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora