Storie di cuori perduti - Parte 1

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VENERDÌ, GIORNO 7


È una bella serata. Il cielo settembrino sembra voler procrastinare l'arrivo dell'autunno, regalando alla Terra uno di quegli ultimi scorci pastello che accompagnano i lunghi tramonti estivi.

L'aria è tiepida, il contesto scenografico. Giulio si fa strada attraverso il giardino del palazzo storico, ammirando la maestosità dell'edificio e l'elegante gioco di luci sulla facciata.

Mentre sale i gradini e apre il portone principale, tuttavia, si fa titubante. Quella è la sede della più importante associazione culturale cittadina, e lui lì non ci ha mai messo piede. Non sa nemmeno dove andare con esattezza. Si sente a disagio e inadeguato, ma alla fine si fa coraggio ed entra.

Seguendo le indicazioni affisse ai muri, percorre un lungo corridoio fino a raggiungere l'ingresso dell'enorme sala conferenze. Socchiude la porta, sguscia dentro, riaccosta l'uscio alle proprie spalle e rimane lì in piedi, rasente al muro, ben attento a mimetizzarsi nel buio della platea.

Il pubblico è finemente agghindato; gli invitati sono seduti composti, ascoltano in religioso silenzio la voce che, solenne, si leva dal palco illuminato.

È una signora di mezza età, paffuta e rubizza; ha un rossetto di un fucsia troppo marcato sulle labbra e le guance che paiono arroventate. Forse stasera ha esagerato col trucco, forse è la couperose, o forse è solo l'emozione di parlare al microfono davanti a un pubblico tanto attento. Legge da un foglietto che regge fra le mani tremanti; le trema un poco anche la voce.


"Cuore mio,

Se solo avessi saputo allora

Ciò che conosco oggi,

Se avessi avuto il dono

Di indovinare il frutto del futuro

Nel seme piantato ieri,

Noi ora saremmo felici.


Saresti la fonte del mio respiro

E so, per certo,

Che io sarei migliore.


Se mai un giorno dovessi incontrarmi,

Nei miei occhi non troveresti solo il colore che amavi;

Vi leggeresti le parole che non so pronunciare,

Mi vedresti, come un tempo, per come sono dentro,

E io sarei finalmente al sicuro."


La sala prorompe in un applauso scrosciante.

Giulio osserva la scena senza muovere un muscolo, sentendosi ancora più fuori luogo. Se non altro, è una fortuna che non si sia presentato lì in tenuta da lavoro e che abbia fatto in tempo a passare da casa a darsi una sistemata.

È del tutto assorto ad osservare i dettagli di quell'atmosfera elegante e a fare considerazioni su quanto poco lui c'entri con un ambiente del genere, quando a un tratto, dall'impianto audio, sente provenire una voce a lui ben nota. Giulio riporta subito la sua attenzione sul palco. È lì che si trova la persona a cui appartiene quella voce; è a lei che la rubiconda signora, una volta terminato di declamare i propri versi, ha passato il microfono.

"Ringraziamo la signora Manzetti per aver preso parte alla decima edizione dell'annuale concorso cittadino di poesia per dilettanti. E con parere unanime della giuria le consegniamo ora il primo premio per il componimento 'Cuori perduti', che le abbiamo appena sentito recitare."

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora