Un piccolo anticipo - Parte 2

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"Ehi, ciao. [...] Sì, ma certo. [...] No, no, sono a casa mia. [...] C'è solo Ceci, ma è come se fossi sola, in realtà: penso che trascorrerà l'intera giornata a poltrire a letto. [...] D'accordo. [...] Va bene, ti aspetto."

Ginni riaggancia e resta a fissare il cellulare con aria indecifrabile. Rimane così, seduta immobile sul divano nel salotto di casa, il gatto che fa le fusa ai suoi piedi e il telefono fra le mani. Con un grosso punto interrogativo che le aleggia sulla testa.

"Che fai? Sei andata in stand-by?" domanda Ceci, attraversando la stanza con una bottiglia di succo d'aloe appena recuperata dal frigo e una maschera per dormire in seta posata sulla fronte.

Ginni si volta, la osserva meglio. Ceci è interamente fasciata da preziosa lingerie in seta; a guardarla verrebbe da pensare che sia la possibile mise con cui programmava di inaugurare il proprio matrimonio, ma non è così. Questo è semplicemente il suo modo di agghindarsi per andare a dormire. Fosse anche solo per un pisolino.

Ginni si riscuote, apre bocca, spalanca le braccia come a dire 'Anche io non ho ben capito', poi risponde: "Era Manuel. Ha detto che ha bisogno di parlarmi."

"Che barba. Devi di nuovo andare al River ad aiutarlo con qualche noioso consiglio sull'allestimento, o sul programma dell'inaugurazione?"

"Non lo so, a dire il vero. O meglio, non credo" risponde Ginni, tornando a fissare lo smartphone con perplessità. "Dice che è importante, che vuole parlarmi di persona. Sta venendo qui."

"Uh-uh!" squittisce Ceci, d'improvviso su di giri. "Che sia la volta buona che si decide a dichiararsi, quel tonto?"

Ginni non risponde, ma la incenerisce con lo sguardo.

Cecilia sbuffa, costretta di nuovo a precisare l'ovvio. "Con rispetto parlando, Ginni, ormai è un po' di tempo che vi ronzate intorno a vicenda, voi due. Francamente non ho ancora capito che cosa stia aspettando. Certo, che quella megera di Carmen sia sempre nei paraggi non è che aiuti. Vuoi vedere che oggi è riuscito a sfuggire alle sue grinfie? Uh! Oh! Sai che faccio? Io mi barrico in camera mia a recuperare il sonno perduto questa notte. Voi fate come se foste soli, giuro che non verrò a disturbarvi. Però poi mi devi raccontare tutto. Tutto, intesi?"

Detto questo, accompagnata da un voluttuoso fruscìo grigio perla, Ceci si dilegua su per le scale, e Ginni rimane sola insieme a un non meglio identificato batticuore.


*****


Manuel si affaccia nel vestibolo con passo incerto. "Permesso" mormora, timidamente.

"Avanti, non essere così formale!" lo incita Ginni. "Vieni! Andiamo a sederci in salotto!"

Manuel la segue, ma continua ad essere titubante. Fa il suo ingresso nell'ampia sala, raggiunge il divano e vi si adagia con cautela, come se temesse di ricevere una scossa di elettricità.

"Vuoi qualcosa da bere?" propone Ginni, cordiale.

"No... io... no, grazie. Anzi, sì, un bicchiere d'acqua, magari."

La richiesta non stupisce Ginni. Manuel sembra agitato e a corto di salivazione. Un bicchiere d'acqua non può che fargli bene. Anche se avrebbe bisogno più che altro di una camomilla. O di un ansiolitico, magari.

Ginni gli porge il bicchiere, si siede a fianco a Manuel e gli sorride, benevola.

"Qualcosa non va?" chiede, cercando di non sembrare troppo retorica.

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora