Nel posto sbagliato - Parte 2

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"Tu!!!"

"Tu???"

Esclamano all'unisono.

Il ragazzo, chino sul palco, si rialza in piedi, fa un passo all'indietro ed enfatizza il gesto di rimirare da capo a piedi Ginni, e poi ancora da piedi a capo. "Però!" esclama, "Se già eri carina in pigiama, adesso che hai un aspetto civile sei davvero da schianto!"

Irritata dalla battuta fuori luogo e da quell'atteggiamento da playboy di provincia, Ginni si fa rossa di rabbia, gli si avvicina e gli sibila contro: "Che accidenti ci fai tu, qui?"

"Viaggi sempre con gli artigli di fuori eh? Se vuoi posso addomesticarti io!"

"Cos'è, hai deciso di sabotare il matrimonio? Sei uno di quegli hater di cui Ceci ha tanta paura? Guarda che ci metto mezzo secondo a farti sbattere fuori, sai?"

Il ragazzo fa un altro passo indietro, alza le mani: "Ehi, vacci piano, tigre! Sto solo facendo il mio lavoro, io. Sono il tecnico ingaggiato dalla Soul Band per l'impianto audio-luci!" si giustifica, indicando i musicisti alle sue spalle. "Sei tu, casomai, che stamattina hai cercato di distruggere l'attrezzatura della band. Io mi ero solo fermato al bar accanto all'ospedale per fare colazione, dato che qui intorno non c'è traccia di civiltà. Sei stata tu a provocare l'incidente: l'impianto è salvo per miracolo. E mi hai anche fatto fare tardi!"

Ginni si guarda intorno, fa due più due con quello che il tizio le aveva detto subito dopo l'incidente. In effetti quadra. Ma adesso, a maggior ragione dopo il modo in cui si è rivolto a lei, non vede l'ora di togliersi quell'assillo di torno. Gli ingranaggi del suo cervello girano e macinano e lavorano; alla fine le viene un'idea. Si allontana svelta senza spiegazioni, si ripresenta davanti al palco dopo un minuto esatto.

"Quanto ti manca a terminare il lavoro?" chiede al tizio, che nel frattempo si è chinato a ultimare il posizionamento della batteria.

"Ho praticamente finito" risponde lui.

"Che ore sono?" chiede di nuovo Ginni.

Il ragazzo la squadra perplesso, si rialza, controlla l'orologio e risponde: "Undici meno un quarto."

"La cerimonia inizia alle undici. Abbiamo abbastanza tempo, vieni con me."

Lui sgrana gli occhi, poi solleva un sopracciglio: "Ehi!" protesta, fingendosi offeso. "Un quarto d'ora? Mi sottovaluti, tigre!" conclude, mostrandole un sorriso suadente.

In men che non si dica, Ginni sale sul palco e lo acciuffa per un orecchio. "Non provare neanche a pensarci!" gli intima, e incurante delle sue lamentele lo trascina giù e poi via con sé.

"Dove stai andando, Ginni? La cerimonia inizia tra poco!" le urla dietro Camilla, che insieme all'inseparabile Lucrezia dev'essere stata mandata dalla sposa a fare una ronda finale.

"Arrivo subito, è tutto sotto controllo!" proclama lei in risposta. "Devo solo chiudere una volta per tutte una fastidiosissima questione" prosegue sottovoce, a denti stretti.

Ginni trascina il tecnico dentro il magazzino che si trova di fianco alla sala del ricevimento. È una stanza piuttosto ampia, ma lo spazio in cui muoversi è angusto. Sembra un labirinto le cui pareti sono composte da pile di scatoloni con stoviglie, tovaglie e materiale di ogni genere, tavoli e sedie impilati, centrotavola, candelieri, tableau de mariage di cerimonie già passate, scorte di divise di servizio immacolate. I camerieri ci vanno ad appendere le giacche, ci tengono gli effetti personali. Ginni sa bene dove si trova quella stanza perché ci è passata poco prima, quando su incarico di Cecilia è andata a controllare che nessuno dei dipendenti della villa si fosse appartato lì dentro a fumarsi una sigaretta o a perdere tempo, invece di occuparsi di ospiti e allestimento.

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora