Di blu, e d'argento - Parte 2

66 4 0
                                    


È da poco trascorso il momento clou della festa, quello del taglio della torta.

Sulla soglia della sala, Fabrizio e Gregorio si scambiano un'occhiata d'intesa. Accettare la richiesta degli sposi di lavorare fuori dal proprio ambiente usuale è stato sfidante, ma entrambi sono soddisfatti per la l'ottima riuscita del servizio.

La tavolata è allegra e rumorosa; l'atmosfera è rilassata, tipica dei lieti eventi di famiglia. Sulle note di I don't want to miss a thing, un Ludovico dolce ai limiti della stucchevolezza trascina via Cecilia dal suo posto per farla volteggiare nello spazio al centro della sala e dare il via al loro primo ballo da sposati.

'I could stay awake just to hear you breathing, watch you smile while you are sleeping...'  canta Steven Tyler, mentre i due neosposi si lasciano cullare dalla melodia.

"Ti salverei anche dalla fine del mondo, amorino miooo!" proclama fiero Ludovico, al termine della canzone.

Come se non fosse stato proprio lui, a causare un quasi letale Armageddon per tutti loro. Ginni osserva la coppia di innamorati, le sfugge un sospiro rassegnato.

Le danze proseguono; nell'aria si diffonde il ritornello di uno straziante James Morrison: 'If there's love just feel it, and if there's life we'll see it, this is no time to be alone...'

Segue a ruota un supplicante Lewis Capaldi: 'Of all the dreams I'm chasing, there's only one I choose, everything is pointless without you...'

È a questo punto che Ginni fa due più due e, compreso cosa sta accadendo, aggrotta le sopracciglia, contrariata.

Questa non è la colonna sonora che a suo tempo aveva lei stessa concordato con la Soul Band. Questa è una playlist del tutto nuova, fitta di messaggi neanche troppo velati che, ci metterebbe la mano sul fuoco, sono indirizzati a lei. Sembra quasi che sia stata composta ad arte col solo obiettivo di strapparle il cuore dal petto e farla sentire ancora più affamata d'amore di quanto già si senta. E senza dubbio, considerando il genere, dietro c'è lo zampino di Ludovico e Cecilia.

Ginni appoggia le posate e si tampona le labbra col tovagliolo, fingendosi concentrata sull'operazione nel tentativo di sfuggire all'ennesimo sguardo penetrante indirizzatole da Giulio, seduto all'altro capo del tavolo, il quale, fra le righe dei testi, ha sicuramente colto gli stessi messaggi.

Ceci sfila accanto a Ginni, mano nella mano con Ludovico, fluttuante nella sua felicità; non appena è a portata di orecchio si china verso la sorella e le sussurra: "Che cosa stai aspettando? Non puoi continuare a fingere che non sia qui! Va' da lui o ti giuro che trovo io il modo per gettarvi uno fra le braccia dell'altro!"

Poi Ludovico le fa fare una giravolta in un tumulto di sete e tulle, le cinge il fianco, la bacia. Lo scrosciare degli applausi segna il momento in cui Ginni decide che così è troppo, e che è ora di togliersi da quella situazione che le sta lacerando il cuore.

Si alza in piedi, bisbiglia alla madre una scusa, dice che deve andare a recuperare una pastiglia nella sua camera perché la caviglia le fa troppo male, e in silenzio sguscia via dalla sala del banchetto.

Ha bisogno di spazio, di aria, di fare chiarezza e di liberarsi da quel caos interiore che non l'ha più lasciata dal momento in cui i suoi occhi hanno incrociato quelli di Giulio.

Facendo leva sulle stampelle arranca lungo la moquette dei corridoi, girovagando senza meta, finché non giunge davanti a una porta, e lì si incanta.

Quella porta. Quella del magazzino. Il luogo dove tutto è iniziato, dove per la prima volta lei e Giulio hanno condiviso il batticuore della scoperta, del brivido, della paura, del sostegno reciproco.

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora