Un vero inseguimento - Parte 1

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MERCOLEDÌ, GIORNO 5


Sono le otto e mezza di sera e Giulio sta contemplando soddisfatto il lavoro svolto durante la giornata. È stanco e impolverato, ma non può fare a meno di complimentarsi con se stesso.  Non gli resta che avviarsi verso casa, concedersi una doccia rigenerante e finalmente mettere qualcosa sotto i denti.

Ma poi il cellulare squilla e, quando scorge il nome di chi lo sta chiamando, capisce all'istante che i suoi programmi sono destinati ad essere rivoluzionati.

"Ehi tigre! Lo sapevo che non avresti resistito a lungo al mio fascino! Mi hai chiamata per supplicarmi di uscire con te, suppongo."

In risposta alla sua battuta Giulio percepisce solo un fruscio sommesso. Ci riflette su, ma proprio non riesce a interpretarlo.

"Non che non apprezzi il tuo tentativo di fare la voce sexy, ma se parli così piano non si capisce niente..." chiarisce.

Si sente uno sbuffo d'insofferenza, poi Ginni riprende la parola, a volume leggermente più alto, ma sempre bisbigliando: "È incredibile come tu riesca a farmi saltare i nervi dopo solo dieci secondi di conversazione. Credimi, se avessi potuto evitare di chiamarti l'avrei fatto. Ma non ho alternative: devi venire appena puoi! Lui è qui!"

"Lui chi, scusa?" chiede Giulio interdetto.

"Il bestione. Quello che ha minacciato Ludovico. Quello più grosso. Con quella voce spaventosa. Quello che aveva la pistola! Ti bastano come dettagli?" sibila Ginni.

"Okay. Mantieni la calma. Dov'è esattamente? A casa tua? È venuto a minacciare anche te e Cecilia? Trattieni i tuoi istinti, tigre, non lo provocare! Adesso chiamo io la polizia e..."

"Ma cosa stai dicendo! Fammi finire di parlare! Non sono a casa mia. Sono alla palestra della scuola elementare privata. Quella in via Larga. C'è un corso di ballo, stasera, tra poco inizia la lezione. E lui è qui! Qui come partecipante, intendo! Devi venire subito, dobbiamo scoprire chi è, da dove viene, dove va! Possiamo guadagnare una seconda occasione dopo il tuo misero fallimento di ieri!"

"Senti, tigre, ritira gli artigli. Conosco i patti: mi avete pagato per avere il mio aiuto e l'avrete. Ma se mi stai chiedendo di mettermi a ballare, puoi scordartelo!"

"Ma che dici, nessuno vuole che tu ti metta a ballare! Ho solo bisogno che tu venga qui alla palestra e che mi aspetti senza farti notare. Tra un'ora la lezione finisce e io ti raggiungo. Vediamo nel frattempo cosa riesco a scoprire su di lui, poi decideremo se è il caso di seguirlo. Sii discreto. E puntuale. Chiaro?"

Probabilmente Ginni, per potergli telefonare senza dare nell'occhio, si è dovuta nascondere in un angolo della palestra; Giulio si immagina quanto si stia sforzando di rimproverarlo e di essere autorevole con quel modo di parlare sussurrato che è costretta a tenere. Gli viene da ridere, ma per non scatenare la furia della ragazza, si impone di resistere.

"D'accordo, d'accordo, arrivo il prima possibile", risponde, "Dimmi solo come vuoi che..."

Ma dal ricevitore proviene solo un borbottio seccato, e subito dopo il segnale di linea libera. Ginni ha riagganciato.


*****


La sera di settembre è blu e calma. Le luci nella palestra sono accese, gettano strisce illuminate sul parcheggio dove, ben nascosto in una zona di oscurità, Giulio sosta in trepida attesa.

Nel tempo che è trascorso dalla telefonata di Ginni, gli è balenato per la mente ogni genere di scenario, ma fin da subito si è sentito di scartare quelli peggiori.

Tutta colpa dello sposoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora