CAPITOLO 1

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«Edith? Edith? Dove sei finita?»
A chiederlo era Faith, lunghi capelli biondi e occhi pieni di stelle, che stava cercando invano di stanare la sorella in quel mare di gente che non conosceva nemmeno per nome. Lei non ci voleva andare, a quello stupido campo. Era tutta colpa dei suoi genitori, che lo definivano un modo per "fare amicizia" e "passare l'estate a fare qualcosa di concreto", ma più la prima che la seconda.
Faith, al contrario della sorella, non era particolarmente amante delle persone. E quell'esperienza stava mettendo a dura prova quel suo lieve rancore verso il genere umano, o perlomeno verso quella sezione del genere umano: chi preferiva passare la sua estate ad un campo estivo piuttosto che stare a casa sul divano a guardare serie TV romantiche e struggenti. Quello avrebbe voluto fare Faith: lei, il divano e una sfilza di baci sullo schermo che lei non avrebbe mai ottenuto. Invece le toccava farsi spazio tra un gruppo di sconosciuti per andare a cercare la sorella. «Edith? Edith, sto perdendo la pazienza!»
Dopo la presentazione del campo, aveva detto di aver scorto una sua vecchia amica e si era diretta a cercarla, ma, dopo ben venti minuti, non era ancora tornata, perciò Faith aveva deciso che ritrovare la sorella era un'opzione di gran lunga migliore al posto di stare seduta sull'erba da sola a fissare tutti gli altri ragazzi che si divertivano. Ma, nonostante fosse certa di aver preso la sua stessa direzione, di Edith nessuna traccia.
Camminò per un altro paio di minuti, ma era tutto inutile, sembrava che sua sorella si fosse volatilizzata. Più tempo trascorreva in mezzo a quella folla, più aveva l'impressione che l'aggettivo più adatto a lei non fosse nientemeno che "disagiata". I casi erano due: o la guardavano con un'aria compassionevole ma al tempo stesso egoista, o non la guardavano affatto. Che dire, altro che stelle: l'umore di Faith era proprio caduto negli strati più profondi del nostro pianeta.
A volte le capitava di scontrarsi contro qualcuno, vuoi un gruppo di ragazze che parlavano di scarpe, vuoi una coppia che amoreggiava indisturbata, vuoi qualche ragazzo più grande che se la prendeva con quelli più piccoli, Faith chiedeva gentilmente scusa; nessuno le rispondeva, e la maggior parte neanche la guardava.
«Davvero una buona occasione per fare amicizia questo campo. Vero, papà?» borbottò tra sé e sé.
Non ce la faceva davvero più. Una parte di lei, seppur minima, sperava davvero che la malsana idea dei suoi di spedirla a un campo estivo potesse nascondere un qualcosa di buono, ma quella fievole fiamma di speranza si era spenta. Tutto per colpa di quella scellerata di sua sorella. Non fraintendete, Faith e Edith si volevano un gran bene, ma Edith, di un anno più grande, cercava di fare costantemente la sorella maggiore e a volte Faith non la capiva. Faith non capiva molte cose, e in quel momento aveva davvero bisogno di schiarirsi le idee; ma non avrebbe potuto farlo in mezzo a tutte quelle persone che la guardavano come un pesce fuor d'acqua, perchè, nonostante Faith si sentisse davvero di esserlo, non era così piacevole.
Perciò, la cosa più sensata da fare che le venne in mente fu andare nel bosco. Parliamoci chiaro: chi lo farebbe mai? Ma Faith era fatta così, perciò si allontanò pian piano dal gruppo per dirigersi verso il limitare del prato, nel pieno del bosco. Circa una ventina di metri la separavano dalla meta tanto desiderata e, per quanto le possibilità di farsi notare c'erano eccome, Faith sapeva che, solo per il semplice fatto che era lei, quelle possibilità si dimezzavano automaticamente e perciò poteva procedere tranquilla. Diede un ultimo sguardo indietro, sperando di veder sbucare Edith all'ultimo minuto, ma niente. Riunì le mani dietro la schiena e camminò alla sua solita maniera, che consisteva nel guardare in basso e procedere a passo controllato. Faith sapeva che, in un modo o nell'altro, era un sistema per dire agli altri "lasciatemi stare, perché sono inutile."
Poteva già sentire l'odore del bosco, e soprattutto della solitudine, ma accadde l'inaspettato. Cadde, ritrovandosi con gli occhi a pochi centimetri dal prato. Ci impiegò qualche secondo per voltarsi e notare che dietro di lei c'era un ragazzo che si trovava nella sua stessa situazione. Lui la notò e, come se non fosse appena caduto in pieno viso nel prato, le disse: «Scusa».
«Scusa di cosa?» domandò lei confusa, ma non appena ebbe formulato la domanda, capì immediatamente cosa fosse accaduto.
Lui la indicò, ancora seduta per terra, dicendole: «Ti ho fatto cadere». Non una parola di più, non una parola di meno. Restarono lì per qualche secondo, finchè lui le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. «Andrew» mormorò. Lei capì che era il suo nome, non poteva essere altro che quello. Notò i suoi capelli castano chiaro e gli occhi che, abbinati al buio della sera, risultavano molto scuri. «Faith» rispose lei.

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