CAPITOLO 34

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Il giorno seguente, a colazione, Edith si sentiva finalmente tranquilla. Era riuscita a rimettere tutto a posto: aveva risolto con Abel dopo tanto tempo, archiviando la faccenda in un piccolo cassetto del suo cervello, e così aveva fatto riammettere Logan nel gruppo di teatro, giusto in tempo per l'esibizione finale. Era riuscita a conoscere un pezzettino in più di se stessa, a capire che certe cose possono cambiare solo se lo si desidera davvero. E così aveva fatto: aveva preso in mano alcuni frammenti rotti della sua vita e li aveva rimessi a posto.
Si rese conto che in quel preciso istante si sentiva davvero felice. Guardò i suoi amici seduti al suo tavolo, intenti a consumare la colazione.
C'erano Alex e Noah che discutevano su chi di loro fosse vestito meglio, Grace e Maggie che commentavano il lavoro fatto dal gruppo di disegno per la scenografia, interpellandola di tanto in tanto. Vennero poi interrotte dai gemelli, che esposero il loro grande dilemma della giornata, ovvero quello dei vestiti, a cui si rifiutarono di rispondere. A placare l'astio dei gemelli intervenne George, che aveva ascoltato passivamente tutta la conversazione e decise quindi di intervenire in veste di giudice, assegnando a Noah la vittoria, con grande delusione di Alex. Si unirono, poi, tutti e sei in un'intricata conversazione sui vestiti e lo stile, che i gemelli Harrison seguirono con grande interesse.
E, infine, c'erano loro, seduti l'una accanto all'altro, davanti a Edith: Faith e Andrew, nella loro piccola bolla di felicità intoccabile. Si scambiavano sguardi, piccole carezze e baci rubati, ma non disturbavano l'armonia del gruppo. Anzi, da quando loro due si erano trovati, sembrava tutto più completo. E, se ci si pensava bene, l'amicizia di tutto il gruppo era nata solamente grazie a loro.
Edith si ricordò improvvisamente di quella sera, risalente solamente a quasi tre settimane prima. Da un lato le sembrava passata un'eternità, perché in quelle settimane erano successe moltissime cose, ma dall'altro poteva tranquillamente ripercorrere ogni singolo dettaglio della serata: da quando aveva lasciato sua sorella per raggiungere Maggie e chiacchierare con lei allo sfortunato incontro con Abel, fino ad arrivare alla conversazione avuta poi con Faith, quando l'aveva stuzzicata per cavarle qualche informazione in più su chi le aveva fatto brillare gli occhi.
Le venne in mente il primo incontro con i gemelli, quando Faith, con la sua solita sbadataggine, era finita addosso ad Alex.
Forse non era stata quella serata in particolare ad averla cambiata, ma tutto quello che era successo dopo sì. Tutte le cose belle e le cose brutte, tutte le persone...
«Edith, tu che ne pensi?» disse una voce, riportandola alla realtà. Si risvegliò dalla sua voragine di pensieri per tornare nel mondo reale e scoprire che quella voce era di Grace, che le chiedeva un parere sulla cosa di cui stavano discutendo; Edith, però, non sapeva assolutamente di cosa si trattasse.
«Non saprei» liquidò la questione lei.
«Ma stavi ascoltando almeno?» ribatté Grace.
«No» ammise Edith.
«E allora che facevi?»
«Pensavo.»
«Pensavi?» s'inserì Alex. «E a cosa?»
«A questo campo. A come mi abbia cambiata, nel bene e nel male. A come mi sento fortunata ad avervi conosciuto e a come la mia vita sia migliore se vi ho accanto» ammise Edith tutto d'un fiato.
«Ah, grazie» borbottò Noah.
Grace abbracciò Edith talmente forte da essere sul punto di soffocarla, ma a Edith non importava. In quel momento si sentiva davvero bene come mai prima, niente avrebbe potuto farla sentire meglio di così.
«Scusate se vi interrompo, ma vorrei parlare con Edith» mormorò una voce alle loro spalle. All'inizio Edith non la riconobbe, ma non appena si staccò dall'abbraccio dell'amica si rese conto che a parlare era stato Logan. Va bene, forse qualcosa che poteva farla sentire ancora meglio c'era.
«Ehm... ciao, Logan» rispose Edith, per poi aggiungere: «siediti pure» indicando un pezzo di panca libero accanto a lei.
Logan si sedette, le mani che si contorcevano appoggiate in grembo.
«Non so come ringraziarti» iniziò lui.
«Prova con "grazie"» rispose lei ridendo.
«Grazie, Edith. Grazie di cuore» le disse, la voce carica di sincerità. Edith non aveva mai ricevuto un ringraziamento così sentito, così vero.
«Quindi... possiamo fare il duetto insieme, domani» buttò lì Edith, vedendo che lui aveva già esaurito le parole.
«Eh sì, non vedo l'ora.»
«Spaccherai» gli disse Edith, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
«No, spaccheremo. Non solo io, io e te. Non solo Logan, Logan ed Edith.»
Edith non sapeva cosa dire, le parole di Logan suonavano così vere, ed era quasi sul punto di credergli davvero, di credere che forse anche lei un pizzico di talento l'aveva.
«Lasceremo tutti a bocca aperta» rincarò la dose Logan, alzando la mano con l'intento di battere il cinque all'amica.
Ma Edith non voleva battere il cinque, non le bastava, le sembrava un gesto superficiale per ringraziare Logan per farla credere di più in sé stessa. Quindi, senza pensarci due volte, si slanciò verso di lui per abbracciarlo, lasciandolo visibilmente stupito. Nonostante la sorpresa, però, Logan ricambiò l'abbraccio.
Restarono lì per qualche istante, scambiandosi entrambi ringraziamenti silenziosi: Logan ringraziava Edith per aver fatto uscire la verità e averlo fatto riammettere a teatro, Edith ringraziava Logan per farla sentire qualcuno.
I due si staccarono lentamente dall'abbraccio, mormorando all'unisono un semplice "grazie".
«Quindi io vado» sussurrò Logan, che aveva ripreso a contorcersi convulsamente la mani, stavolta dietro la schiena.
«Ehm, ciao... ci vediamo in giro» rispose.
«Ci vediamo. Pronta a spaccare?»
«Sempre» disse lei, ma lui non la sentì, perché si era già voltato. In realtà la sentì eccome, sorridendo a quella risposta, ma preferiva tenere quel sorriso per sé.
Edith si inserì nuovamente nella conversazione con i suoi amici, stavolta senza perdersi in inutili pensieri. Cosa le importava del futuro, se quel suo presente era magnifico?

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