CAPITOLO 2

115 12 12
                                    

«Che bel nome» rispose lui. In effetti aveva ragione: Faith lo sapeva, che il suo era un bel nome, non aveva bisogno che qualcuno glielo dicesse. Ma quando quelle tre parole uscirono dalle labbra di quel quasi sconosciuto, risuonarono come qualcosa di nuovo, come se nessuno gliel'avesse mai detto.
"Che bel nome" continuava a risuonarle in testa in quei pochi attimi di silenzio. Non le uscì altro che un banale "grazie" e, mentre lo diceva, ringraziò in silenzio la notte che faceva da maschera per le sue guance, che sentiva calde. Se ne stavano lì, uno di fronte all'altra, in silenzio, ma i loro occhi dicevano più di quello che avrebbero potuto le parole. Nessuno aveva il coraggio di andarsene, quindi se ne stavano semplicemente lì, sotto quella valle di stelle. Erano immersi in un universo tutto loro, quando alle loro spalle si sentì una voce che chiamava: «Faith, sei lì?»
«Ti stanno chiamando» disse lui. «Ehm, sì... forse è meglio che vada» rispose Faith voltandosi. Ma, preso da quel senso di coraggio che capita solo una volta nella vita, Andrew la afferrò per il braccio e, guardandola in quei suoi bellissimi occhi, le disse: «I tuoi occhi brillano più dell'intero universo.» Indicò il cielo con la testa, poi continuò: «Adesso quello non significa più nulla.» Lasciandola, si voltò dalla parte opposta e iniziò a camminare, con il cuore che batteva all'impazzata: non poteva credere di averlo fatto. "Chissà," pensò tra sè e sè "se la vita mi rimetterà sulla strada della ragazza dagli occhi di stelle".
La cosiddetta "ragazza dagli occhi di stelle" se ne stava ancora lì, incredula. Dopo qualche istante decise di tornare dalla sorella, che la stava cercando. Quando Edith la vide, esclamò: «Eccoti! Dov'eri finita?» Con una punta di sarcasmo Faith rispose: «Potrei dire lo stesso di te.»
Vedendo lo sguardo confuso della sorella, Faith riprese: «Ti ho cercato per venti minuti senza trovarti e poi, da quanto ero disperata per averti perso, ho deciso di andare nel bosco per passare a vita migliore, perchè la mia vita, senza di te, non aveva più senso. Però sono inciampata in un tipo e ciò mi ha per fortuna, o sfortuna dipende dai punti di vista, salvata dalle malsane idee che avevo.»
«Ferma, ferma... un tipo?» domandò Edith, mentre un sorrisetto le compariva sulle labbra.
«Sì, un tipo, perchè me lo... aspetta, cosa stai insinuando, Edith Morgan?»
«Niente...»
«Sei credibile come un gatto che abbaia.»
«Se si sente di essere un cane, che ci posso fare io?»
«Non mi esprimo. Davvero, Edith, era solo un tipo» sospirò Faith, ma fu in quel sospiro che Edith capì che non era "solo un tipo".
«Era carino?» domandò.
«C'era buio» tagliò corto Faith.
«Sei sempre brava a trovare delle scuse. Con tutte queste stelle, che sono peggio di lampioni, avrai perlomeno intravisto qualcosa.»
Alla parola "stelle" qualcosa dentro Faith si spezzò. "I tuoi occhi brillano più dell'intero universo" continuava a riecheggiarle in testa.
«Faith, Terra chiama Faith!» esclamò la sorella, sventolandole la mano davanti agli occhi
«"Adesso quello non significa più nulla"» risponde Faith immersa nei suoi pensieri che, come si può facilmente intuire, erano diretti all'incontro di poco prima.
«Tu stai andando fuori di testa, cara mia» osservò Edith.
Faith si ricompose ribattendo: «E tu stai andando dove ti pare e piace, vedo.»
«Sei brava a cambiare discorso, lo sai?»
«Sono brava a fare moltissime cose.»
«Sempre molto modesta.»
«Ferma, niente lusinghe. Torniamo a te» mormorò Faith con nonchalance.
«Me?»
«Proprio te, Edith Morgan.»
«Basta chiamarmi con il nome compl-» cercò di dire Edith, ma Faith la zittì con un movimento della mano e, guardandola negli occhi, le disse: «Dov'eri finita?»
«Nulla di che, fidati.»
«E cos'era di così bello quel "nulla di che" da occupare più di mezz'ora della tua vita?»
Vedendo che Edith non rispondeva, Faith, che conosceva bene la sorella e voleva farla pagare per le insinuazioni di poco prima, domandò: «O chi era?»
Edith sapeva che non poteva mentire a quel punto, quindi si limitò a sussurrare il nome: «Abel.»

Intrecci di stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora