Nel padiglione adibito ai pasti, dove si svolgevano la colazione, il pranzo e la cena, i volti dei ragazzi in quella prima mattina di campo estivo erano sonnolenti e le bocche chiuse, aperte a intervalli più o meno regolari solamente per mangiare. C'era un leggero mormorio di sottofondo, ma niente di più; sicuramente non sarebbe più stato così nelle mattine successive.
Di questo irreale silenzio approfittò il direttore del campo per dare ai ragazzi un benvenuto ufficiale al campo Wilson: «Vi vedo stanchi stamattina» esordì lui, ricevendo solo qualche cenno d'assenso. «Mi hanno fatto notare che non mi sono presentato ufficialmente, ieri sera, quindi rimedio adesso: sono Jeff Wilson, figlio del fondatore di questo campo, Oscar Wilson. Spero vi siate divertiti ieri sera e che sia potuta sbocciare qualche nuova amicizia e mi auguro che vi troviate bene con i compagni o le compagne di stanza che vi sono stati assegnati, anche se sono consapevole che avete avuto ben poco tempo per conoscervi a vicenda.» Molti sguardi volarono attraverso la stanza.
«Da oggi inizia il nostro fitto programma, che vi distribuiremo nella pausa pranzo: prima, però, devo fornirvi delle informazioni noiose, ma, ahimè, necessarie. Quindi vi chiedo di prestarmi attenzione.»
Faith aveva provato a seguire il direttore durante tutta la sua sequela di informazioni, talvolta sconnesse tra loro. Aveva cominciato attirando subito l'attenzione di tutti i ragazzi e le ragazze affrontando per prima la questione che tutti, o almeno quasi tutti, aspettavano con trepidazione: le squadre. Ce ne sarebbero state quattro, ognuna composta da ventiquattro persone: squadra rossa, squadra gialla, squadra blu e squadra verde. Faith considerava la divisione in squadre solamente una formalità, la riteneva superflua e inutile. Non vedeva alcun lato positivo nello sfidarsi a sangue a bandierina o qualche altro gioco simile per ottenere punti per la propria squadra. Sua sorella, invece, la vedeva diversamente: «Vorrei tanto essere nella squadra blu. Blu: il colore del cielo, del mare...» disse a Faith, la quale si limitò ad ignorarla.
Jeff disse poi che le squadre sarebbero state comunicate dopo la colazione. L'attenzione che si era procurato durante l'annuncio delle squadre andò perdendosi quando diede delle comunicazioni che resero l'atmosfera ancora più soporifera di prima. Al contrario di tutti gli altri, Faith le ascoltò con interesse e attenzione: comunicò l'orario di sveglia e coprifuoco ed elencò le numerose attività facoltative che si potevano svolgere nelle ore libere del pomeriggio; tra esse c'erano attività culturali come disegno e teatro, oppure attività sportive come tiro con l'arco e tornei di beach volley. A sentire nominare il disegno, Faith pensò che forse quel campo non era poi così male. L'arte: la sua passione, segreta e proibita. Jeff passò ad altri annunci, quasi irrilevanti, a cui nessuno fece caso: erano tutti in ansia per l'annuncio delle squadre. Finita la colazione, Edith disse alla sorella: «Devo assolutamente farti conoscere una persona.»
Faith non fece domande. Edith la prese per un braccio e la strattonò per tutto il padiglione fino ad arrivare davanti a una ragazza gracile dai capelli castani, che le arrivavano poco sotto le spalle. L'atmosfera tra le tre era intrisa di un leggero imbarazzo, ma fu Edith a rompere il ghiaccio: «Faith, lei è Grace, una mia compagna di stanza. Grace, ti presento Faith, mia sorella.»
Le due, non sapendo cosa dire o fare, si strinsero la mano mormorando un confuso "piacere".
Grace si bloccò quando vide gli occhi della ragazza. Erano di un intenso blu, dai mille riflessi screziati, come delle stelle. La ragazza dagli occhi di stelle: possibile che fosse lei?

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Intrecci di stelle
Teen FictionSotto il cielo stellato della prima sera al Wilson Camp, Faith e Andrew si incontrano. Da lì tutto cambia, perché questa non è solo la storia di Faith e Andrew. Infatti, da quel semplice e casuale incontro, si creerà una serie di amicizie, molte nat...