Durante la notte Edith si svegliò in continuazione, la mente assillata da vari ripensamenti sulla faccenda di Abel. Ormai era praticamente certa che fosse stato lui a raccontare quella bugia a Jeff, ma se non fosse stato così? Se la sua mente avesse seguito da sola un percorso infondato? Se tutto quello che aveva messo insieme era solo frutto della sua immaginazione?
Anche se così fosse stato, il messaggio lanciatole dal suo inconscio era chiaro, e quel messaggio aveva un nome e un cognome: Abel Watson. Doveva parlargli non solo di Logan, ma anche di tutto quello che tra loro era accaduto, e chiudere quella faccenda una volta per tutte.
Lo cercò per tutto il giorno: a colazione, durante le attività della mattina, a pranzo, ma niente. Sembrava come sparito, come se il destino avesse deciso che il piano di Edith non poteva essere compiuto.
A teatro riuscì fortunatamente a staccare un po' la mente da tutti quei pensieri e quelle paranoie. Come da programma, fecero le prime prove sul palco, ma senza sceneggiatura. Appena salì sul palco le venne spontaneo girarsi verso il compagno, che però non era presente: era sola ad affrontare la sua più grande paura. Non aveva fatto scenate o cose del genere, era riuscita lo stesso ad eseguire il suo pezzo, ma senza Logan non era affatto la stessa cosa. Non appena la sua voce pronunciò l'ultima nota, sentì che era arrivata al limite della sopportazione: scese dal palco, rischiando di inciampare sulle scale, e si allontanò il più velocemente possibile.
«Edith, dove corri?» sentiva la voce di Maggie che cercava di richiamarla, ma ormai lei era già lontana.
«Devo parlare assolutamente con Abel, prima che...»
«Prima che?» domandò una voce.
«Tu che ci fai qui? È tutto il giorno che ti cerco» disse lei cercando di mantenere la calma.
«Per quale motivo mi staresti cercando da tutto il giorno, esattamente?» domandò Abel, mentre un sorriso affiorava alle sue labbra.
«Levati quel sorriso dalla faccia, io so che cosa hai fatto» lo accusò Edith.
«Calma calma, potresti spiegarti meglio?»
Edith fece un bel respiro. Non era lì per litigare con Abel, solo per parlarci, risolvere quella questione e tutte le altre in sospeso tra di loro.
«Abel Watson, ti prego di ascoltarmi sul serio per una volta, senza interrompermi e senza inserire le tue battute idiote ogni dieci secondi.»
Lui annuì, così Edith cominciò: «Proseguiamo per fatti. Non dimenticherò mai quello che c'è stato tra di noi: sei stato il mio primo e unico ragazzo, mi hai fatto provare sentimenti che non sapevo di poter provare; questo è un fatto, non lo rinnegherò mai. Un altro fatto è che tra noi è finita: qualunque cosa ci fosse prima, ora non c'è più. Tutto questo è successo principalmente per colpa tua, perché sei stato un vero stronzo, è incontestabile. Comunque sia, non stiamo più insieme: ci ho messo tanto ad accettarlo, ho passato notti a piangere credendo che sarebbe stata solo questione di tempo prima che tornassimo a essere noi, ma poi mi sono resa conto che se le cose finiscono, anche quelle belle, soprattutto quelle belle, c'è sempre un motivo. Non ti chiedo di lasciarmi andare, non posso obbligarti a fare nulla, ma ti chiedo ti lasciare andare l'idea di un noi, e con questo di smetterla di intervenire continuamente nella mia vita, convinto di star facendo la cosa giusta quando invece è tutto il contrario. Adesso un ultimo fatto: tu hai raccontato una bugia a Jeff per sbattere Logan fuori dal gruppo di teatro. Perché l'hai fatto, Abel?»
«Perché l'ho fatto?» domandò, più a sé stesso che alla ragazza che aveva di fronte.
«Sì, ti sto chiedendo questo: perché. Tu non sei fatto così, o almeno non lo eri quando ti conoscevo, e sono certa che c'è ancora un pezzetto di quella persona dentro di te.»
Abel non trovava le parole giuste per dire ad Edith che sì, si era comportato malissimo con lei e che tutte le sue parole erano dannatamente vere. Solo che nessun bel discorso avrebbe potuto riparare quello che ormai aveva fatto, non poteva tornare indietro: tanto valeva continuare così, no? Face per iniziare a parlare, ma c'era qualcosa dentro di lui, quel "pezzetto di quella persona", come aveva detto Edith, che lo bloccò, e decise di dare ascolto a quella minuscola parte di sé. Perciò raccolse quel poco di dignità che gli era rimasta per mettere assieme una risposta: «Mentirti dicendo che non sono stato io a far cacciare Logan sarebbe inutile, perché sono colpevole, l'hai capito anche senza che lo dicessi. Il motivo per cui ho fatto questo è semplice: perché continuo a rendermi conto di quanto io mi sia comportato da perfetto idiota con te, a partire dal modo in cui ti ho lasciata fino ad arrivare a tutte le cazzate che ho fatto in queste settimane. Sto cercando di riparare le tue ferite con altre ferite, anche più profonde. E sì, sono uno scemo, un cretino e tutto ciò che vuoi, ma almeno sono uno scemo consapevole. Detto così fa ridere, ma è la verità: ho sempre saputo che non stavo facendo la cosa giusta, una parte di me stava male a vederti soffrire, ma l'altra parte di me continuava a sentirsi legata a te nel fare questo. Non so se potrai mai perdonarmi, ma almeno sai perché mi sono comportato in questo modo.»
«Sapevo che non eri puramente cattivo, non lo sei mai stato e mai lo sarai. Però, in effetti, ci sarebbe un modo per farti perdonare.»
«E sarebbe?»
«Confessare a Jeff quello che hai fatto, così da far rientrare Logan nello spettacolo. Ti prego, l'esibizione di domenica per me è molto importante, ma non posso affrontarla da sola. E, se te lo stessi chiedendo, non si può imparare a suonare la chitarra in due giorni.»
Abel rifletté per un attimo, pensò alle possibili conseguenze che avrebbe dovuto fronteggiare, ma alla fine disse: «Va bene, andiamo.»
Edith, stupita dalla risposta positiva di Abel, lo condusse verso l'ufficio di Jeff, vicino alle stanze per le attività della mattina.
Bussò con vigore sulla porta di legno scuro, e dopo pochi secondi si sentì la voce profonda di Jeff esclamare: «Avanti.»
«Oh, che ci fate qua, ragazzi? Non dovreste essere alla vostre attività?»
Edith stava per parlare, ma Abel la anticipò dicendo a gran voce: «Jeff, devo assolutamente dirti una cosa. Sai tutto quello che ti ho detto su Logan, che aveva cambiato i punteggi della classifica e tutto il resto? Ecco, l'ho inventato, non era vero.»
«E perché avresti dovuto inventartelo?»
«Logan non c'entra niente, volevo solo...» Abel non trovava le parole giuste, perciò Edith lo aiutò: «Perché non riusciva a dimenticare delle cose del passato, del nostro passato, ma non entriamo nei dettagli. L'importante è che lui abbia imparato a vivere nel presente, e che io abbia imparato a guardare al futuro.»
«Dovrei essere arrabbiato, ma sono solamente orgoglioso di voi, ragazzi. Abel, dovrai prestare servizio in mensa al posto di Logan, mentre Logan è ufficialmente riammesso nel gruppo di teatro. Ma adesso, venite qui voi due» esclamò Jeff, prima di abbracciarli entrambi.

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Intrecci di stelle
Novela JuvenilSotto il cielo stellato della prima sera al Wilson Camp, Faith e Andrew si incontrano. Da lì tutto cambia, perché questa non è solo la storia di Faith e Andrew. Infatti, da quel semplice e casuale incontro, si creerà una serie di amicizie, molte nat...