Intrecci di stelle

PROLOGO

Il Sole stava scomparendo dietro l'orizzonte, dando origine a quello spettacolo di luci e colori che noi comunemente chiamiamo "tramonto". Nei prati, a valle, i fiori chiudevano attorno a sé i loro petali per prepararsi ad affrontare la notte. Gli uccelli, appollaiati sui rami più alti di qualche sempreverde, intonavano le ultime note di quella giornata, per poi piombare nel silenzio, nella pace, nella quiete.
Quello scenario quasi perfetto venne però interrotto da delle voci che stavano via via diventando sempre più nitide. Nel giro di pochi istanti, la calma venne spezzata da un gruppo di persone, più precisamente ragazzi, che, carichi di zaini ingombranti e pesanti valigie, si stavano dirigendo verso il centro della valle. Saranno stati circa un centinaio, nessuno avrebbe saputo dirlo con certezza, perché vedendoli a nessuno sarebbe venuto in mente di contarli. Ridevano tra loro, ma in modo piacevole, e la loro risata si espandeva per tutta la valle.
Non appena arrivarono in un punto centrale della valle, un uomo dai capelli brizzolati ordinò al gruppo di fermarsi e di sedersi nel punto esatto dove si trovavano. Una volta ottenuta l'attenzione di tutti i ragazzi, lo stesso uomo annunciò: «Benvenuti al campo Wilson. Molti di voi si conosceranno già, ma altrettanti invece non avranno la minima idea di chi siano alcuni. Quindi, per dare inizio a questa irripetibile esperienza, ho deciso di portarvi qui. Avete tutta la sera per fare quello che volete, parlare tra voi, fare amicizia e, tra non molto, spunteranno anche le stelle. Perché, come diceva Van Gogh, "Per quanto mi riguarda, nulla so con certezza. Ma la vista delle stelle mi fa sognare." Sognate, ragazzi».
Nessuno lo sapeva, ma tra quegli sguardi, alcuni confusi, alcuni emozionati, se ne nascondevano alcuni che per ora non avevano nulla a che fare l'uno con l'altro, ma che, appena si fossero toccati, avrebbero capito che non avrebbero più potuto stare lontano. Quanti sguardi si possono incontrare sotto le stelle...