CAPITOLO 8

61 8 17
                                    

Grace non aveva mai visto il suo amico così ansioso. Andrew, infatti, continuava a porsi domande: «E se non si ricorda di me?», «E se ha un ragazzo?», «E se non è davvero lei?», «E se Jeff avesse sbagliato a leggere?»

«E se la nostra vita fosse tutto un sogno?» sbottò Grace, conquistando l'attenzione di Andrew. «Devi smetterla di farti paranoie, andrà tutto a meraviglia. Ma non aspettarti che lei sia già perdutamente innamorata di te come lo sei tu di lei.»

«Io non sono innam-» tentò di dire lui, ma Grace lo zittì con un gesto della mano.

«Vieni con me, subito» gli ordinò.

Lui la seguì senza farsi domande, nonostante la sua mente fosse piena di "se" e di "ma".

Grace cercò di farsi spazio tra la folla e squadrò tutto il gruppo alla ricerca di una persona precisa: Edith. Non appena intravide il volto ormai amico si accorse che stava parlando con una ragazza, pressappoco della sua stessa altezza, ma dai capelli biondo dorato. Non riusciva a guardarla negli occhi perchè era di spalle, ma capì che Andrew l'aveva già riconosciuta, perchè sentiva un leggero tremolio nella mano che gli stava tenendo.

«È... è lei» disse soltanto.

Quando Edith si accorse della presenza dei due, non fu necessaria alcuna comunicazione verbale: comprese perfettamente la situazione e cosa avrebbe dovuto fare.

«Faith, cosa diresti se ti dicessi che dietro di te c'è qualcuno che hai segretamente sperato di rivedere?» domandò Edith, senza troppi giri di parole.

«Ah» rispose soltanto lei, capendo subito a chi si riferisse. Avrebbe mentito se avesse affermato di non averci più pensato dalla sera precedente, solo che non avrebbe mai immaginato che anche lui fosse rimasto segnato da quel breve ma significativo incontro. Non sapeva se girarsi, non sapeva come avrebbe dovuto reagire, non sapeva il motivo per il quale lui si trovava lì; sapeva, però, che non poteva starsene lì a fissare sua sorella come un cane bastonato, perciò si voltò con molta calma.

Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Andrew, sentì una scintilla accendersi dentro di lei. Fu un istante, perché poi Grace se ne uscì dicendo: «Io ho fatto il mio dovere, arrivederci.» Poi se ne andò.

«Io ho appena visto una mia vecchia amica con cui mi piacerebbe fare due chiacchiere» si giustificò Edith, andandosene anche lei.

«Ehi» mormorò lui.

«Ehi» rispose lei.

Restarono lì a guardarsi per qualche secondo, entrambi insicuri su cosa dire o cosa fare.

«I tuoi occhi sono ancora più belli di giorno» osservò Andrew, facendo leggermente arrossire Faith, la quale sussurrò un sommesso "grazie".

«Siamo in squadra insieme...» accennò Faith.

«Sì, sì, lo siamo» confermò Andrew, più a sé stesso che a lei.

«Mi ha fatto piacere incontrarti» confidò lei, arrossendo di vergogna.

«Sì, anche a me» la assecondò, per poi aggiungere subito dopo: «Non voglio prenderti in giro. Non so spiegare il motivo, ma mi sei mancata. Ti ho pensata spesso.»

Faith era così felice che l'avesse detto: lei non ci sarebbe mai riuscita, perciò si rilassò.

«E me lo dici così?» disse ridendo, per poi tornare seria e ammettere: «Anche a me.»

Lui poi le prese una mano e rimasero così, senza parlare, sapendo nel profondo dei loro cuori che quello era solo l'inizio. Si erano trovati, ma erano troppo timidi per ammetterlo, almeno, per il momento.

Grace sentiva dentro di sé di aver fatto la cosa giusta per il suo amico. Non l'aveva mai visto così prima e, se avesse semplicemente lasciato perdere, non sapeva quale sarebbe stata la prossima volta che avrebbe potuto vederlo così... così felice.

Era così persa nei suoi pensieri che non si accorse, mentre camminava, di un ragazzo appoggiato al tronco di un albero, con una gamba piegata sul tronco stesso e l'altra allungata per terra. Incurante, Grace finì per andarci a inciampare in pieno. Mancò davvero poco perché lei finisse per spaccarsi il naso: riuscì all'ultimo secondo ad appoggiare i palmi per terra, evitando così di finire spiaccicata sul terreno. Mentre Grace lottava per la sua incolumità del momento, una voce, probabilmente quella del ragazzo su cui era inciampata, le disse: «Wow, che riflessi. Ammiro la tua capacità di non cadere faccia a terra.»

Grace trovò quella voce e quel sarcasmo familiari, ma fu quando si alzò che ebbe la certezza del loro proprietario. Era lo stesso ragazzo che ieri sera aveva dato a lei e Andrew dei piccioncini. Stava per fingere di non riconoscerlo e proseguire indisturbata lungo la sua strada, ma non riuscì a farla franca. Infatti, dopo essersi accorto che stava tentando di andarsene, Noah le chiese: «Dove pensi di andare?»

«Dal mio amico» mentì Grace.

«Intendi dire dal tuo ragazzo?»

«Ma smettila!»

«Calmina, eh?»

«Non dirmi cosa fare. Piuttosto vai dalla tua di ragazza, ne avrai sicuramente una.»

«In realtà, io...»

«Tu?» domandò Grace, anche se aveva già capito.

«Non ho una ragazza. Non ne ho mai avuta una.»

«Tu?» ripeté ancora lei.

«No, mio nonno» rispose lui ridendo.

A questo punto rise anche lei e disse: «Ci si vede in giro, nonno» per poi andarsene.

«Che caratterino» mormorò Noah tra sé e sé, quando la ragazza si era già dispersa nella folla.

Intrecci di stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora