CAPITOLO 14

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«Ci siamo tutti?» domandò Janice e, vedendo che nessuno diceva niente, liquidò la questione nel giro di pochi secondi. Lei, come tutti i ragazzi, non vedeva l'ora di intraprendere quell'avventura.

Invitò i ragazzi a sedersi e chiese a gran voce: «Benissimo, chi di voi ha già qualche esperienza in ambito teatrale?»

Un paio di ragazzi alzarono la mano e Janice chiese loro come si chiamassero.

«Andrew»

«Bonnie»

«Cora»

«Lo spettacolo a scuola vale?» domandò un ragazzo con un sorriso dolce e un ciuffo di capelli piuttosto arruffati. A quella domanda, tutto il gruppo scoppiò a ridere.

«In verità» cominciò Janice: «tutti voi, dal primo all'ultimo, hanno esperienza in ambito teatrale; e no, non sono impazzita. Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha finto di essere qualcuno che non era. Non dico cambiare totalmente sé stessi, ma magari mentire sul nostro gusto di gelato preferito o cose simili. Siamo tutti attori nella vita di tutti i giorni.»

Un grande applauso riempì la stanza, ma Janice lo fece cessare dicendo: «Adesso, attori, datevi da fare!»

«Potremmo fare una storia d'amore!»

«Io invece propongo una commedia.»

«Io direi di adattare una storia già conosciuta.»

Le proposte del gruppo stavano arrivando a raffica, una dopo l'altra. Tutti si parlavano sopra e il risultato era che non si capiva un bel niente. Janice se ne stava in disparte, per vedere come se la sarebbero risolta i ragazzi.

Anche Maggie se ne stava in disparte, incatenata ai suoi pensieri. Lei aveva in mente perfettamente cosa avrebbero potuto rappresentare, ma non se la sentiva di dirlo ad alta voce. Suonava così bene nella solitudine della sua mente.

In mezzo a quel casino intervenne uno dei due gemelli, lo stesso che aveva fatto la battuta sulla recita scolastica, che si alzò in piedi e con voce chiara e decisa annunciò: «Credo che, in questo momento, non stiamo combinando un bel niente. Propongo che ognuno dica la sua, qualcuno segni tutte le idee da qualche parte e, alla fine di tutto, votiamo. Si chiama democrazia.»

Lui gettò uno sguardo generale sull'intera stanza, finché i suoi occhi si fermarono proprio su Maggie, la quale se ne accorse e dovette, a malincuore, separarsi dalle sue fantasie.

«Iniziamo da te» disse rivolto a lei.

Maggie arrossì, diventando di un colore simile a quello dei suoi capelli. «Io... ehm...» balbettò.

Guardò attorno a sé: gli sguardi dei ragazzi e delle ragazze le diedero la forza di parlare.

«Io pensavo di mettere in scena qualcosa che ci rappresenti. Qualcosa che trasmetta cosa è stato, o meglio, cosa sarà per noi questo campo. Qualcosa di spontaneo, che possa catturare il pubblico per la sua semplicità.»

Sguardi ammirati la colpirono e il rossore svanì pian piano. Fecero il giro: c'erano davvero molte proposte, alcune anche più belle della sua, ma, quando il gemello chiese di votare, al suo nome tutti alzarono la mano. Maggie sorrise, felice di esser servita a qualcosa. Qualcosa di grande.

«Visto che l'idea è tua, Maggie, guidaci tu. Sembri quella che ha le idee più chiare per il momento» disse il gemello, che Maggie aveva appreso chiamarsi Alex.

Allora Maggie iniziò a districare tutta la matassa di pensieri e idee che vivevano nella sua mente. Spiegò che lo spettacolo sarebbe stato proprio una panoramica su quello che il campo era stato per ognuno di loro.

«È quindi fondamentale che tutti condividano le loro emozioni» disse Maggie.

«Confermo» la assecondò Janice dal fondo della stanza.

«Dev'essere un momento unico, dobbiamo renderlo il più originale possibile. Qualcuno ha qualche idea?»

«Io posso suonare» propose Alex «suono il clarinetto. E Noah suona il violino» disse indicando il gemello seduto in disparte.

«Noi suoniamo la chitarra» si unirono due ragazzi di cui Maggie non sapeva il nome.

«Io le percussioni» propose una ragazza.

«Qualcun altro che suona?» domandò Maggie.

Alex guardò Bonnie, come a incoraggiarla a proporsi.

«Io... suono il clarinetto» sussurrò lei.

«Qualche altra idea?»

«Io ballo» propose una ragazza esile. «Posso insegnarvi una semplice coreografia.»

I ragazzi si sedettero in cerchio, decisi a rendere quello spettacolo meraviglioso, in modo da lasciare l'intero campo a bocca aperta.

Perché quello era già diventato più di un semplice laboratorio per passare il tempo...

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