CAPITOLO 12

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La mattina seguente tutti iniziavano già ad abituarsi ai ritmi frenetici del campo. Il padiglione della colazione era pieno di bisbigli: questo era anche dovuto al fatto che i ragazzi si stavano conoscendo meglio.

«Noah è stato gentile ieri, che dici?» chiese Andrew all'amica, che quella mattina era insolitamente silenziosa.

«Chi è Noah? Non ricordo... Aspetta, dici Mister Giudico-la-gente-senza-conoscerla?»

«Sì, lui.»

«No, affatto... sarà stato un caso» rispose Grace ripensando alle parole che le aveva rivolto la sera prima.

«Cosa è stato un caso?» domandò Faith che era arrivata al tavolo in quel momento. Si sedette di fianco ad Andrew rivolgendogli un timido sorriso.

«Niente» mormorò Grace.

«"Niente" non esiste» ribatté Faith.

«Andrew è in stanza con uno stronzo assurdo e il tuo amico qui presente vuole convincermi del contrario» sbottò Grace.

«Non farne un dramma» la ammonì Andrew.

Faith fingeva di mostrarsi interessata alla conversazione che proseguiva, ma dentro di sé aveva un uragano di dubbi e pensieri. Solo pochi centimetri la separavano da Andrew e averlo così vicino le aumentava i battiti. Come avrebbe reagito se avesse posato la propria mano sulla sua? Sarebbe stato strano? L'avrebbe spostata? Avrebbe cessato di rivolgerle la parola?

Molti dubbi la affliggevano, ma quello le sembrava un momento perfetto e sentiva che, se avesse dovuto aspettare che fosse lui a farsi avanti, avrebbe atteso ancora giorni.

Perciò prese coraggio e, delicatamente, spostò la propria mano di pochi centimetri, finché le sue dita non toccarono quelle di Andrew. Lui se ne accorse e sovrappose il suo mignolo a quello di Faith. Restarono così, i loro mignoli intrecciati: un gesto che vuol dire niente, ma al tempo stesso vuol dire tutto.

Dopo colazione i ragazzi si riversarono all'esterno del padiglione per affrontare i vari giochi della mattinata. Molti amavano quei giochi, perché dotati di forte spirito competitivo, altri invece li odiavano a tal punto da perdere quasi apposta; Edith Morgan rientrava a pieno nella prima categoria, vista la sua tendenza a partecipare con entusiasmo a qualsiasi iniziativa le venisse proposta.

L'educatore della sua squadra, un ragazzo alto con degli occhiali dalla montatura rotonda e sottile di nome Joe, stava spiegando al microfono, a nome di tutti gli educatori, la sfida che avrebbero dovuto affrontare, quando un ragazzo si avvicinò a Edith toccandole la spalla. Lei si girò, squadrandolo dall'alto al basso: abbastanza alto e decisamente scarno, con i capelli biondo scuro, lievemente ondulati, e gli occhi un misto tra l'azzurro e il verde. Edith aveva la sensazione di conoscerlo o, perlomeno, di averlo visto da qualche parte, ma era solamente una sensazione.

«Tu sei la sorella di Faith Morgan?» domandò lui con nonchalance. Lei restò spiazzata dalla domanda, non se l'aspettava per niente. «Sì» si limitò a rispondere, ma subito dopo aggiunse: «Perché?»

Il ragazzo sussultò, ma si ricompose subito e rispose, con tono fermo e deciso: «Sono un suo compagno di classe» e, vedendo che Edith non replicava, continuò: «Mi chiamo Raymond Gray, Ray per gli amici. Ti ho vista con Faith in questi giorni e mi sembrava di ricordarmi di te, quando sono venuto a fare un lavoro di gruppo a casa vostra qualche mese fa.»

Edith non riusciva a capire se l'avesse detto con un tono sprezzante o affettuoso, anzi non capiva neanche perché l'avesse chiesto.

«Sì, sono io, ma esattamente perché ti interessa tanto?» domandò quindi lei.

«Così, tanto per... mi piace avere le idee chiare e collegare le persone. E siamo nella stessa squadra.»

«Ah... va bene» mormorò Edith e fece per spostarsi. Vedendo ciò, Ray continuò: «Come se la passa tua sorella?»

«Bene, credo... se, da come ho capito, siete nella stessa classe, non è da tanto che non vi vedete... o no?»

«Beh, sì... ma possono cambiare molte cose in poche settimane, non lo pensi anche tu?»

«Sì?» rispose Edith, che era sempre meno convinta della piega che stava prendendo quella conversazione.

«Per esempio, in un mese puoi innamorarti...»

«Mi stai chiedendo se Faith esce con qualcuno? Cosa–» Edith non riuscì a finire la frase che venne interrotta da una voce alla sua spalle: «Edith, ti stavo cercando!»

«Noah! Cosa c'è?» domandò lei allarmata e sorpresa allo stesso tempo.

«Grace ha bisogno di te» esclamò lui con una sfumatura di panico nella voce.

«Posso venire anche io?» chiese Ray.

«È una cosa da ragazze» rispose secco Noah, pronunciando con maggiore enfasi la parola "ragazze". Detto questo, Noah iniziò ad allontanarsi, con Edith al suo seguito. Non appena furono abbastanza lontani, Edith gli chiese: «Quindi, cos'ha Grace?»

«Sta benissimo, non preoccuparti. Volevo solo farti uscire da quella situazione scomoda.»

«Oh... Io– Ehm...» balbettò Edith. «Grazie.»

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