CAPITOLO 28

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Il giorno successivo sembrava un martedì come un altro: la colazione si svolgeva come al solito, tra chiacchiere e discorsi più o meno superficiali. I ragazzi occupavano il loro solito tavolo, ma c'era qualcosa di diverso.
Alex, seduto all'angolo del tavolo, si teneva la testa con una mano, mentre con l'altra cercava di mangiare quel poco che aveva davanti, senza risultato. Ogni volta che alzava lo sguardo notava George, che stava parlando allegramente con Maggie riguardo lo spettacolo imminente. Non aveva ancora avuto tempo di discutere con lui dell'accaduto della mattina precedente e non sapeva nemmeno se ne avrebbe avuto il coraggio. Si sentiva uno schifo ogni volta che ci pensava. No, non doveva pensarci.
Si girò alla sua sinistra e vide Noah. Seguì distrattamente la direzione del suo sguardo e vide che cadeva su Faith e Andrew, le mani intrecciate e lui che la baciava con gli occhi. "Chissà," pensò Alex "se qualcuno mi guarderà mai così". Quello sembrava essere lo stesso pensiero di Noah, il quale si girò subito dopo. L'aveva forse detto ad alta voce? E se qualcun altro l'avesse sentito? No, impossibile, si era voltato solamente Noah.
«Alex, tutto bene?» domandò Noah sinceramente preoccupato nei confronti del fratello.
«Sì, tutto bene» mentì Alex, mentre mandava giù un pezzo di colazione. Sapeva che Noah avrebbe individuato la bugia, ma sapeva anche che non sarebbe andato più a fondo di così. Come avrebbe dovuto rispondergli altrimenti? "No, va tutto di merda perché ho baciato una ragazza, anche se in realtà non volevo, ma così facendo il mio migliore amico non mi parla più"? Era meglio così, molto meglio. Vedendo che il fratello continuava a starsene sulle sue, Noah continuò: «Va bene, non andrò oltre, ma se non parli tu, parlo io.»
«Di solito sono io quello che parla di prima mattina» si lamentò Alex tirandosi su il cappuccio della felpa.
«A quanto pare, oggi no» rispose Noah, e iniziò a raccontare quello che gli era successo il pomeriggio precedente. Potrebbe sembrare una cosa di poco conto, ma da quel momento ogni pensiero di Noah era incentrato su quella breve conversazione.
Dopo aver aiutato Grace ad imparare la sua parte, entrambi si accorsero che si era ormai fatto tardi e gli rimaneva poco tempo per prepararsi alla cena. Noah decise, quindi, di andarsene, mentre Grace preferì restare ancora un po' per provare in solitaria.
Era praticamente arrivato alla fine del bosco, quando sentì una voce chiamarlo da dietro: «Ehi, Noah.» Noah si voltò e vide l'ultima persona che si sarebbe aspettato di incontrare: «Bonnie» rispose stupito.
«Come mai da queste parti?» gli domandò lei.
«Stavo provando la parte con un'amica» rispose. Con un'amica? Perché aveva dovuto specificarlo? Sapeva che Bonnie avrebbe reagito malissimo e se ne sarebbe andata senza neanche salutare.
«Ah, bello» osservò lei. Noah sapeva che la loro conversazione ormai era finita, era già pronto a girarsi e andarsene, finché Bonnie non parlò di nuovo: «È stata decisa alla fine la tua parte?» domandò sorridendo.
«No, non ancora.» Era vero, non sapeva cosa avrebbe suonato allo spettacolo.
«Come va il vostro pezzo, invece? È difficile?»
«Sì, è difficile, soprattutto coordinarsi con gli attori veri e propri. Ma, se devo essere onesta, mi ero dimenticata di quanto io e Alex suonassimo bene insieme.»
«È proprio vero» sospirò Noah, riportando alla mente tutte le loro lezioni a cui aveva assistito in passato.
«Adesso devo proprio andare, ci si becca in giro» lo salutò Bonnie.
Noah rimase lì. Lei era cambiata, era riuscita ad andare avanti. Lui, invece?
Alex aveva ascoltato ogni singola parola uscente dalla bocca del fratello: gli aveva fatto piacere uscire per un attimo dai suoi problemi per immergersi in quelli di qualcun altro. "Bonnie", pensò. Aveva proprio ragione, loro due insieme erano pura meraviglia. Avevano sprecato gli ultimi due anni... sostanzialmente per niente. Per Noah, in realtà, ma Alex non gliene faceva una colpa, era stato tutto uno stupido malinteso.
«Quanto vorrei che tornasse tutto come prima» mormorò Alex. E quel "tutto" non si riferiva solo a Bonnie, ma Noah interpretò la frase nell'unico modo che gli era possibile.
«Sinceramente, anche io. Non voglio che tu e Bonnie, dopo il campo, vi allontaniate di nuovo a causa mia...»
Neanche Alex lo voleva. «Non posso riparare tutti gli errori che ho fatto, ma posso iniziare da qui» disse, con la ritrovata speranza che niente era perduto. Noah non capiva quali fossero "tutti gli errori", ma solo la possibilità di poter chiarire con Bonnie lo rendeva felice.
«Dovete parlarvi, sai?» disse Alex, togliendosi il cappuccio. «Così tutto tornerà come prima, una volta per tutte.»
Alex, in cuor suo, sapeva di star facendo la cosa giusta: per lui, per Noah, per Bonnie, ma sarebbe davvero bastato? Forse no, ma almeno era un inizio.

Durante i giochi della mattinata, Alex continuava ad incrociare lo sguardo di George, ma lui si voltava immediatamente.
Dopo i giochi veri e propri, nei quali le varie squadre dovevano sfidarsi, Elaine, la coordinatrice della squadra verde, annunciò che i giochi erano finiti ed era arrivato il momento delle attività: queste ultime non erano molto gradite, soprattutto quando si trattava di eseguire qualcosa manualmente, ma tutti erano obbligati a dare del loro meglio, perché perfino le attività più banali potevano far ottenere punti alle squadre.
«Questa mattina» annunciò Elaine, dando un fugace sguardo alla sua cartellina: «impareremo a fare i nodi.»
Un grido di dissenso si levò dall'intera squadra verde, che aveva preso posto nella sezione dei portici a loro dedicata. «Li farete a coppie, che sono state già fatte e non sono discutibili.»
Girò il foglio e poi si mise a leggere: «Brittany e Nancy, ..., Alex e George.»
I due si guardarono: nessuno dei due aveva particolarmente voglia di stare in coppia con l'altro, ma la decisione di Elaine non si poteva discutere, come aveva già detto. Del resto, prima o poi avrebbero dovuto parlarsi.
Alex si alzò per prendere posto accanto al compagno, salutandolo con un lieve: «Ehi», al quale George rispose con un cenno del capo.
«Tu sai fare i nodi?» chiese Alex, cercando di fare un minimo di conversazione.
«Ehm... no. Tu sì?»
«Assolutamente no.»
«Ah, perfetto.»
Nel frattempo Elaine stava spiegando a tutti come fare il primo nodo: «Il nodo semplice penso sappiate farlo tutti: sostanzialmente è come quello delle scarpe. Provate velocemente e poi sciogliete la corda. Ecco, così, bravissimi. Il prossimo è un po' più difficile, si chiama nodo piano e adesso dovrete seguirmi passaggio per passaggio.»
A queste parole sia Alex sia George allungarono la mano per prendere la corda: così facendo le loro mani si toccarono per un brevissimo istante, ma si affrettarono a toglierle non appena si accorsero del contatto.
«Scusa» mormorò Alex. «Fai pure tu.»
George prese la corda ed eseguì uno dopo l'altro i movimenti di Elaine, riproducendo perfettamente il nodo.
«Wow, è perfetto» osservò Alex, ma George lo ignorò. Seguirono altri cinque tipi di nodo, da quello del pescatore a quello del tessitore, e George se la cavava a dir poco egregiamente.
Ma Alex non poteva stare a guardare, non ora che avevano la possibilità di chiarire.
«Senti, George...»
«Dimmi.»
«Per ieri mattina, quello che hai visto...»
«Cos'ho visto?»
«Dai, non fare il finto tonto, so che ci hai visto.»
«Sì, in effetti è vero, vi ho visti, ma che problema c'è? Hai baciato una ragazza, tutto qui.»
«Sì, ma io... lei non mi piace.»
«OK, hai baciato una ragazza che non ti piace, tutti possiamo sbagliare. C'è altro?»
«È che non voglio che questo, come dire... intralci la nostra amicizia.» Alla parola "amicizia", George fu attraversato da un fremito.
«Alex, guardami. È tutto apposto. Un bacio, oltretutto, se è come dici tu, un bacio inutile, non potrà mai scalfire la nostra amicizia. Non mi importa assolutamente chi baci.»
«Sicuro sia tutto apposto?»
«Sicurissimo» rispose George, riprendendo il suo nodo.
Alex si sentiva sollevato, ma solo in parte. Sapeva che non era stato detto tutto, e ciò lo faceva stare male, ma, per il momento, non poteva fare altro.

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