Edith era ancora scossa dalle confessioni di Grace e Noah, ma l'idea che dovesse andare a teatro le dava un ssenso di felicità. Di tutte le attività al campo, il teatro era sicuramente la sua preferita: la faceva sentire accettata, parte di un gruppo, apprezzata per le sue capacità come mai nella sua vita; poteva liberare la mente dai pensieri e concentrarsi solo sul cantare e, per quelle ore, questa era l'unica cosa importante.
Non appena varcò la porta della stanza di teatro, si sentì svuotata da tutte le sue preoccupazioni; molti suoi compagni di teatro erano già all'opera, con fogli in mano e parti da ripetere. Salutò Maggie con un veloce gesto della mano, per poi andare a posizionarsi vicino a Logan, il suo compagno per l'esibizione.
Non appena arrivarono tutti, la voce di Maggie annunciò stentorea: «Negli ultimi giorni abbiamo lavorato in maniera meravigliosa. Voi tutti siete meravigliosi.» Un grande applauso si levò dall'intero gruppo. «Ma adesso dovrete impegnarvi ancora di più, perché iniziano le prove collettive.»
«Ehi, sei pronto?» sussurrò Edith al compagno.
«Lo sono sempre, e tu?»
«Ci si prova» rispose lei alzando le spalle.
«Possiamo cominciare, allora» concluse Maggie. Non appena ebbe pronunciato l'ultima lettera, però, la porta venne spalancata da Jeff. Quando lo videro, i ragazzi notarono che aveva un volto più cupo del solito.
«Oh, ciao Jeff» lo salutò Janice, anche lei sorpresa dalla sua presenza.
«Ciao a tutti ragazzi, odio interrompervi, soprattutto a così pochi giorni dal vostro spettacolo, ma devo assolutamente farlo; vi ruberò solo pochi minuti, ve lo prometto. Sono venuto a sapere che uno di voi ha compiuto qualcosa che considero altamente disonesto. Tra di voi gli scherzi sono ammessi, questo è ovvio, ma c'è un limite che non potete superare, anche se qualcuno ha deciso di farlo. Mi è stato comunicato che uno di voi, dopo pranzo, ha modificato di nascosto i punti della propria squadra. Stamattina, dopo colazione, quando voi eravate già usciti, mi sono seduto a controllare la classifica delle varie squadre, ma sono stato interrotto dalla cuoca che mi chiamava per una perdita in cucina. Nella fretta, ho lasciato sul tavolo i miei fogli e cinque minuti dopo sono tornato e li ho ripresi, senza rendermi conti di nulla. Dopo la comunicazione, ovviamente, ho controllato i fogli, e i punti sono effettivamente variati. Non posso lasciar correre questa scorrettezza e, dopo averci pensato, ho preso la mia decisione.» Jeff squadrò uno a uno tutti i componenti del gruppo di teatro, fino a fermarsi su qualcuno di totalmente inaspettato: quando sentirono pronunciare il suo nome, tutti ebbero un sussulto.
«Logan, da oggi alla fine del campo non potrai più partecipare alle prove dello spettacolo, né allo spettacolo stesso. Durante queste ore darai una mano in cucina, lavando i piatti e rendendoti utile in altri modi.»
«No, non può essere stato lui. Logan non farebbe mai una cosa del genere!» esclamò Edith.
«È vero,» si unì Dylan, uno dei suoi più cari amici al campo: «lui è una delle persone più buone che conosca.»
«Per favore Jeff, Logan non può andarsene, non ora. È indispensabile per la riuscita dello spettacolo, senza non...»
Jeff zittì tutti prima che Maggie riuscisse a finire la frase: «Capisco quanto teniate a lui, ma ormai la mia decisione è stata presa. Logan, seguimi.»
In tutto questo trambusto, Logan non aveva fatto altro che ascoltare, con lo sguardo perso nel vuoto: lui non avrebbe mai fatto una cosa simile, lo rivoltava il solo pensiero, ma non c'era alcun modo di far cambiare idea a Jeff, sarebbero state tutte parole sprecate, per cui tanto valeva starsene zitto.
Logan uscì lentamente dall'aula, dando cenni di saluto a chi degli altri gli diceva un "ciao" sommesso.
«So che non sei stato tu» mormorò Edith prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.
Dopo qualche secondo di silenzio, Maggie annunciò: «Ora abbiamo un problema.»Quella sera la mente di Edith era occupata interamente dai ricordi di quel pomeriggio. Era sicura che Logan non avesse fatto assolutamente niente: per quanto conoscesse quel ragazzo solo all'interno dei confini del laboratorio di teatro, poteva affermare con certezza che era una persona onesta e non riusciva assolutamente ad immaginarlo mentre modificava i punti della sua squadra. C'era qualcosa che non quadrava in tutta quella storia.
Dopo che Logan se n'era andato con Jeff, quel pomeriggio, nel gruppo di teatro era scoppiato il finimondo. L'esibizione di Edith non poteva svolgersi senza di lui: la presenza di Logan si era rivelata fondamentale, in quanto era per lei la prima esibizione davanti a un pubblico e non avrebbe potuto affrontarla da sola. Avevano passato la restante parte del pomeriggio a cercare una soluzione e a cercare di capire chi avesse potuto confessare a Jeff tale bugia, ma in un nessuno dei due casi trovarono una risposta.
Poche ore dopo Edith era lì, in balia dei suoi pensieri, a metà tra un mondo di finzione, dove Logan faceva ancora parte dello spettacolo, e la cruda realtà; se chiudeva gli occhi vedeva lei, sola, a cantare per la prima volta davanti a gente che non conosceva, ma se li apriva vedeva i suoi amici che proseguivano la loro giornata apparentemente a cuor leggero. Non si sarebbe persino resa conto della fine della cena, se Grace non le avesse dato un leggero buffetto sulla spalla per richiamarla alla realtà. Si alzò senza neanche ordinare al proprio corpo di farlo, prosciugata da tutta l'energia che di solito le era propria, per poi dirigersi automaticamente fuori dalla sala, accompagnata dai suoi amici. Sentiva le risate di scherno di quando si sarebbe presentata sul palco, senza riuscire a produrre mezza nota, e i suoi pensieri avrebbero continuato su questa strada se non fosse riuscita a captare un briciolo di una conversazione che stava avvenendo lì vicino.
«Oggi Jeff ha espulso Logan dal nostro gruppo di teatro.» Una compagna di Edith stava parlando con un amico, che però non faceva parte del laboratorio.
«Chi? Logan quello che suona la chitarra?»
«Sì, proprio lui. Jeff ha detto che gli è stato riferito, da chi non si sa, che Logan ha modificato i punti della sua squadra per salire in classifica.»
«E non pensi possa essere davvero così?»
«No, Logan è troppo buono per farlo, anche solo per pensarlo» disse la ragazza, ed Edith non poté fare a meno che concordare mentalmente.
«Ora che ci penso, forse, oggi, intorno all'ora di pranzo, ho visto Jeff parlare con un ragazzo... adesso mi sfugge il nome.»
«Oddio! Devi dirmi chi!» Le orecchie di Edith si tesero all'ascolto come mai prima.
«Aspetta un secondo, non lo conosco bene, mi sembra si chiami... sì, ora ricordo, si chiama Abel.»
«Boh, non lo conosco... magari stavano parlando di altro.» Forse lei non lo conosceva, ma Edith, invece, lo conosceva eccome. Abel Watson, colui che non avrebbe perso un'occasione per mandare all'aria la sua vita.Quel nome continuò a riecheggiare nella testa di Edith per tutto il resto della serata, tanto da sembrare quasi una filastrocca. Per chi le parlava risultava assente, immersa in ragionamenti che appartenevano solamente a lei.
Persino quando rientrò in camera non riusciva a prendere sonno. Stava sdraiata sul fianco, gli occhi fissi sul muro, mentre mentre nella sua mentre rivedeva tutti i momenti della giornata appena trascorsa: il volto cupo di Jeff mentre annunciava la notizia, lo sguardo che Logan le aveva rivolto, come a dirle "non sono stato io", anche se non ce n'era bisogno, le chiacchiere di quei due dopo cena; vedeva tutto, una scena dopo l'altra.
Nonostante non avesse prove concrete, pensò che l'unico modo per capirci qualcosa era parlare faccia a faccia con Abel. Le sembrava la giusta conclusione a tutta questa storia, quella di lei e Abel, che sembrava uscita da un film. Un film rimasto senza finale. Edith decise che era arrivato il momento di scriverlo, a modo suo.
STAI LEGGENDO
Intrecci di stelle
Teen FictionSotto il cielo stellato della prima sera al Wilson Camp, Faith e Andrew si incontrano. Da lì tutto cambia, perché questa non è solo la storia di Faith e Andrew. Infatti, da quel semplice e casuale incontro, si creerà una serie di amicizie, molte nat...