Noah era sempre stata una persona riservata per definizione, ma, non si sa per quale motivo, sentiva che a quei tre quasi sconosciuti avrebbe potuto dire tutto, perché non lo conoscevano e quindi poteva essere con loro chi gli pareva, senza essere giudicato. Ecco perché aveva deciso di aprirsi con loro e raccontargli il suo più grande segreto: Bonnie.
«Io suono il violino, mentre Alex, mio fratello, suona il clarinetto. Tre... anzi, due anni fa io e Alex avevamo gli orari delle lezioni tali che io finivo sempre mezz'ora prima di lui. Visto che non avrebbe avuto senso tornare a casa da solo, avevo deciso di aspettarlo e nel frattempo di assistere alle sue lezioni. Ci avevo fatto l'abitudine: finivo la mia lezione, mi spostavo nell'aula accanto e lo guardavo per mezz'ora. Anzi, li guardavo. Alex era diventato strettissimo amico di una ragazza che suonava con lui il clarinetto, di nome Bonnie. Era davvero una ragazza molto carina, gentile, educata e, a detta di Alex, molto sensibile.»
Noah prese una pausa sospirando e in quel brevissimo lasso di tempo in cui non parlò s'inserì Richard, dicendo: «La vedo brutta.»
«Vedi bene. Erano davvero molto amici quei due, tanto che io pensavo fossero anche qualcosa di più... ma non avrei potuto sbagliarmi più di così. Bonnie veniva spesso a casa nostra per stare con Alex, e io, volente o nolente, l'ho potuta conoscere meglio e diventare suo amico.»
«Quando arriva la parte in cui vi mettete insieme?» domandò Isaac visibilmente interessato alla storia di Noah.
«Non è mai arrivata. Un giorno qualunque Bonnie venne a casa nostra, ma Alex era temporaneamente uscito per andare ad invitare i vicini a cena, su ordine della nonna. Di solito manda sempre lui a fare queste cose, possiamo dire che è "il fratello simpatico e socievole"... ma questa è un'altra storia. Fatto sta che in quel momento Alex non c'era, perciò andai io ad aprirle. Appena mi vide sussultò, non vedendo Alex. "Ehm... ciao, Noah" mi disse e io la salutai, invitandola ad entrare e spiegandole il suo tempismo non perfetto. Lei rifiutò e preferì restare sulla soglia, mentre si contorceva convulsamente le mani. Era davvero una situazione imbarazzante. Ad un certo punto mi disse "Noah... tu mi piaci." Ero sconcertato, prima di tutto perché ero fermamente convinto che lei fosse la ragazza di Alex in segreto o qualcosa del genere, vista la chimica pazzesca che avevo notato tra i due durante le loro lezioni. Io esitai, non sapendo cosa dire. Mormorò soltanto "Lo sapevo, scusami...", per poi andarsene e non farsi più né vedere né sentire. Smise persino di andare alle lezioni con Alex. Tutto per colpa... mia.»
«Grazie per avercelo detto» gli disse Andrew, leggermente commosso dal racconto di quello che poteva definire il suo nuovo amico.
«Cavolo, amico, mi dispiace» esclamò Isaac, dandogli un leggero buffetto sulla spalla.
Noah rise, leggermente in imbarazzo dopo aver rivelato la sua storia, seguito a ruota da tutti gli altri.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. «Vado io» esclamò Noah, poi si diresse verso la porta e l'aprì. «Andrew, c'è la tua amica.»
«Amica?» chiese Isaac.
Andrew si alzò e si diresse verso la porta e, quando vide Grace, si rivolse a Noah chiedendogli: «L'hai davvero chiamata "amica"?»
«Beh, sì, è quello che è... no?» rispose lui.
A quel punto Grace si avvicinò a Andrew e sussurrò al suo orecchio: «Non so come tu abbia fatto. Sembra quasi gentile.»
«Lo è, solo che lo nasconde davvero molto bene» sussurrò a sua volta Andrew.
«Scusate l'interruzione, ma perché sei qua? Stavamo facendo discorsi da ragazzi» chiese Richard, marcando molto sul "da ragazzi".
«Sono venuta a chiedere un pettine» rispose Grace come se fosse la cosa più normale del mondo.
«E voi, in una stanza di quattro ragazze, non ne avete neanche uno?» domandò Andrew visibilmente sorpreso.
«Ehm... abbiamo delle spazzole, ma non dei pettini» mormorò Grace, la quale aveva capito che venire a chiedere un pettine a dei ragazzi era come cercare un ago in un pagliaio.
«E quale sarebbe la differenza, amica?» domandò Isaac.
«La spazzola serve per districare i nodi di grandi masse di capelli, il pettine è uno strumento di precisione» rispose Grace
«E a cosa ti serve uno strumento di precisione?» chiede Richard.
«Devo rifare la riga ai capelli» mormorò Grace con molto imbarazzo.
Vedendo che nessuno diceva più niente, decise di ritentare l'impossibile.
«Quindi il pettine lo avete o no?»
I ragazzi si guardarono come pesci fuor d'acqua per qualche secondo, fin quando uno di loro esclamò: «Io, in realtà, posso prestarvelo.»
A parlare era stato Noah, che nel frattempo aveva tirato fuori un pettine da un piccolo astuccio e l'aveva porto a Grace, che aveva risposto con un ringraziamento silenzioso.
Fece per andarsene, quando Noah le disse: «Non aspettarti che d'ora in poi sarò sempre gentile. Oggi è stata un'eccezione.» Grace quindi si voltò e si diresse verso la sua casetta, con le parole di Noah che le risuonavano in testa.
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Intrecci di stelle
JugendliteraturSotto il cielo stellato della prima sera al Wilson Camp, Faith e Andrew si incontrano. Da lì tutto cambia, perché questa non è solo la storia di Faith e Andrew. Infatti, da quel semplice e casuale incontro, si creerà una serie di amicizie, molte nat...