CAPITOLO 26

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La mattina del giorno seguente, dopo le vicende romantiche di Faith e Andrew, nel gruppo si respirava un'aria diversa: adesso che i due si amavano alla luce del sole, i loro amici non si sentivano più costretti a fingere che non ci fosse nulla tra di loro per paura di rovinare il loro rapporto. Il loro modo di relazionarsi non era praticamente cambiato: le solite carezze, i soliti sguardi, a cui si aggiungeva, talvolta, qualche bacio rubato. Ma non importava, loro erano perfetti così.
Quel lunedì mattina Alex era un po' più silenzioso del solito. Vedere Faith e Andrew così, finalmente consapevoli di ciò che provavano l'uno per l'altra, gli dava da riflettere. Ovviamente era felice per i suoi amici, ma sotto sotto provava quasi un senso di invidia; invidia per quel loro amore così sincero, così spontaneo, un amore che lui desiderava, ma non avrebbe mai avuto.
Aveva già avuto delle ragazze in passato, alcune più serie, altre meno, ma aveva baciato decisamente più ragazze di quelle con cui era effettivamente stato: se le prime potevano contarsi sulle dita di una mano, Alex non avrebbe saputo dire con esattezza il numero delle altre. Non era, però, lui a cercarle, ma viceversa: c'era qualcosa in Alex che affascinava, neanche lui avrebbe saputo dire cosa. A detta di Noah, Alex era "una calamita umana per ogni essere umano di genere femminile e, probabilmente, anche maschile."
Ad Alex questa etichetta non piaceva affatto, ma gli era stata appiccicata prima ancora che se ne rendesse conto e, quando la gente ti vede in un modo, è difficile dimostrare di essere il contrario. Ormai l'aveva accettato e gli veniva difficile opporsi.
Era immerso in questi pensieri quando una voce lo riportò alla realtà: «Ehi... Alex» sentì mormorare una flebile voce alle sue spalle.
Alex si voltò e rimase stupito nel constatare la persona che lo stava chiamando. «Alex, mi senti?» ripetè la voce.
Una serie di ricordi frammentari lo colpì e riportò alla mente l'accaduto risalente ancora alla prima settimana di campo. Un episodio, anzi, una persona che aveva rimosso fino a quel momento: Brittany.
"Non sarà un addio" gli aveva detto lei durante il gioco di conoscenza della loro squadra. Ed ora eccola lì, ricomparsa nel momento meno opportuno. Con lei si era comportato perfettamente entro i canoni del suo personaggio e, perciò, era questo che lei si aspettava facesse. Ricordò che quel giorno si era quasi divertito con lei, quindi perchè non continuare su questa strada?
Vide Brittany lanciargli un ultimo sguardo e avviarsi con passo leggero fuori dalla sala, e lui la seguì. La trovò non molto lontana dal padiglione centrale, appoggiata a un albero nell'intento di guardarsi le unghie. La scrutò attentamente: oggettivamente era davvero una bella ragazza, ma era tanto bella quanto frivola. Quando si trattava di ragazze frivole, però, Alex poteva recitare la sua parte in maniera decisamente semplice.
«Brit» la chiamò Alex facendole distogliere l'attenzione dalle quintalate di prodotto che era applicato sulle sue unghie
«Aleeex, come mai qui?» miagolò lei fingendosi stupita, anche se non le riusciva granché bene. Sapeva esattamente il motivo per cui era lì. Alex avrebbe voluto sbatterle in faccia il fatto che fosse stata lei a chiamarlo, ma continuò la sua parte inventandosi una scusa di repertorio: «Passavo da queste parti, sai com'è.»
Detto ciò, Alex sorrise. Era consapevole dell'effetto che poteva fare il suo sorriso, ancora di più sulle ragazze come Brit.
«Sai che oggi sei più bello del solito?» gli disse lei, mentre attorcigliava una ciocca di capelli biondi attorno al dito.
«Potrei dire lo stesso di te» rispose lui.
«Oh, così mi fai arrossire» piagnucolò Brittany dando un leggero buffetto alla spalla di Alex.
«Dico solo la verità» le sussurrò Alex avvicinandosi.
«Sei così gentile» rispose lei accarezzandolo lievemente.
Solitamente quando si approcciava ad una ragazza Alex si limitava a scambiare qualche lusinga per poi sparire. Talvolta poteva capitare, però, che delle innocue chiacchiere si trasformassero in qualcosa di più, quando la ragazza che aveva di fronte si dimostrava più interessante di quando Alex si aspettasse.
Di solito era Alex che teneva le redini della conversazione, indirizzandola dovunque volesse, ma c'era sempre il fattore sorpresa: le ragazze che intendevano prendere l'iniziativa. E Brit, si rese conto Alex, era una di queste.
Con un solo passo, lei colmò la minima distanza che la separava da Alex e si avvicinò al suo orecchio sussurrandogli: «Che ne diresti di essere ancora più gentile?»
Alex i rese subito conto di ciò che aveva in mente e cercò di sviare la conversazione: «Non pensi che stamattina il cielo sia magnifico?» le chiese spostandosi.
«Hai per caso vergogna, Alex?»
«Io non mi vergogno mai.»
Mentre continuava a recitare, Alex si ripeteva nella mente: "Non devi baciarla, non devi baciarla, non devi baciarla."
Tentò di resistere all'istinto, ma poi pensò: "Vale davvero la pena tentare di essere diverso da ciò che gli altri pensano di me? Tu sei questo, Alex Harrison. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai."
Perciò mormorò a denti stretti: «Al diavolo» prima di poggiare le sue labbra su quelle della ragazza che aveva davanti.
All'inizio non fu malissimo, era un bacio tranquillo, senza troppe pretese, ma soprattutto senza sentimenti. Alex non provava niente. In realtà non provava niente per la maggior parte delle ragazze che baciava. Talvolta trovava anche ragazze per cui nutriva un discreto interesse e anche una certa attrazione e, perciò, non si limitava a un solo bacio; magari due, magari tre. Ma con nessuna c'era stato qualcosa di indimenticabile, nessuna tranne Gwen. Era stata la sua prima ragazza e gli piaceva davvero, erano una bella coppia. Alex non si ricordava bene come mai fosse finita; non vedeva Gwen da quasi quattro anni.
Il bacio continuò, ma ad un certo punto Brit si spinse oltre: afferrò Alex per un fianco e lo avvicinò a sé. Cercò qualcosa che Alex non era disposto a darle. Non a lei. Alex si rese subito conto della cavolata che aveva appena compiuto e staccò Brit da sé con una lieve spinta.
«Mi fai schifo» le disse, chiedendosi come era potuto essere così stupido. "Solo divertimento" si era detto, ma non si era affatto divertito. Non aveva provato niente, se non ribrezzo contro sé stesso e la persona che insisteva ad essere.
«Potrei dire lo stesso di te» sibilò Brit sprezzante, e girò i tacchi.
Non appena se ne fu andata si avvicinò qualcuno che sussurrò incerto: «Alex?»
«Dimmi che non hai visto niente» rispose lui con la voce spezzata.
George disse soltanto: «Pensavo fossi diverso» e se ne andò.
«Rovino sempre tutto, cazzo» si disse Alex dando un calcio al terreno.

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