•{🏫ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 7🏫}•

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~𝙿𝚘𝚟 𝚁𝚎𝚐𝚗𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚍𝚞𝚎 𝚂𝚒𝚌𝚒𝚕𝚒𝚎~

La porta si chiuse lentamente e mio fratello, appena entrato, mi vide, avevo uno sguardo serio, era tardi, anzi tardissimo.

«Dov'eri?»
«..Al bar»
«Deve aver chiuso tardi, non è vero?»
«S-si»
«E immagino che la camicia mezza aperta non sia niente?»
«Ovvio che no»
«Hai speso dei soldi per andare a puttane non è vero?»
«COSA?! NO!»
«NAPOLI DIMMI LA VERITA' CAZZO»
«TE L'HO DETTA. NO OK?» fece per andare in camera sua, lo tirai per la manica, facendolo sedere di forza sulla sedia.
«AGLIA CAZZO- SICILE ASCOLTAMI»
«NO. NON VOGLIO CHE FINISCI COME UN EMERITO DEFICENTE» gli diedi uno schiaffo, era stato d'istinto, non avrei voluto farlo, non volevo.
Mise la mano in tasca, scaraventando dei soldi sul tavolo, aveva gli occhi lucidi, respirava a malapena.
«ECCO TIENI. E' QUESTO CHE HO FATTO.» mi spinse via, alzandosi, guardò per terra e se ne andò.

"Idiota....perchè ci litighi sempre perchè.." sospirai.
Andai in camera mia, passando per quella di Regno e Salò. Dormivano abbracciati, come sempre, Regno aveva appena finito di piangere per colpa di un incubo, poteva vederlo dai segni sul viso. Accarezzai la fronte ad entrambi, mi affrettai nella mia camera.

~𝚁𝚎𝚐𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝙽𝚊𝚙𝚘𝚕𝚒~

Mi tolsi i vestiti, vidi i segni della notte passata, provavo rabbia a guardarli, avevo fatto un casino, di nuovo, ma infondo io ero bravo a fare solo quello no?..
Rimasi con la maglia intima e i pantaloni, mi sedetti sul letto, mi fissavo le mani,avevano delle cicatrici di quando mia madre gettò una bottiglia di vetro a Sardegna, ci avevo provato a fermarla, ma alla fine mi ero rotto una mano e lui aveva un occhio cieco.
"Ma perchè ci provi ancora?.. Non ce la fai mai, fallisci ogni volta, smettila di provarci..." pensai.

Mi stesi, non dovevo piangere, non potevo, ero un'adulto, proprio io dovevo piangere? no,non l'avrei permesso, non posso piangere io, non conto nulla a differenza dei miei fratelli.
Non era la prima volta che tenevo tutto dentro, l'avrei fatto sempre e comunque, solo per loro.
Oppure, avrei potuto far volare via lo stress in un'altro modo..." No Napoli non pensarci" era come un desiderio che cresceva alla vista della lama sul comodino.
"Solo uno piccolo..." mi alzai.

La fissai un'attimo, andai verso la finestra.
"Non posso non posso..."
Guardai giù, l'immagine di buttarmi di sotto,anche quella non mancava, mi allontanai, sedendomi sul pavimento.
"Basta..."
Mi stesi, non ce la facevo più, avrei voluto finirla ma non potevo, i miei fratelli avevano bisogno di me, ero il più grande e il più stupido dopo tutto...
"Dormi va'.. che è meglio"
«Fratellone..»
Mi girai di scatto, era Veneto.
«Veneto? Che c'è?»
«Avete litigato di nuovo, vero..»
«Si.. non ti preoccupare fratellino, è colpa mia lo sai»
«Non può sempre essere colpa tua Napoli»
«Però lo è, non trovi?»
«No..No no...» Pianse.
«Shh va tutto bene» lo abbracciai e lo riaccompagnai in camera, facendogli compagnia finchè non si addormentò.

Tornato in camera mia, mi stesi, guardai il soffitto e chiusi gli occhi, sperando almeno di diventare decisamente migliore di quello che ero.

{skippino di qualche mese}

~𝚁𝚎𝚐𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚛𝚍𝚎𝚐𝚗𝚊~

Napoli e Sicilie avevano deciso di iscriverci a scuola.
Non mi piaceva l'idea, non avevo mai relazionato con le persone, ne io ne Veneto, nemmeno Venezia, forse un po' Savoia, ma solo lei.
Andavamo nello stesso istituto, solo che Salò e Regni andavano in due classi diverse, per via della loro età.
Regno, altrettanto, si era fatto coraggio di uscire con vestiti maschili, come piaceva a lui, certo sembrava ancora una ragazzina, ma noi giustificavamo sempre con il fatto che era la giovane età a renderlo simile ad una bambina.

Camminavo per quei noiosi corridoi, stanco, mio fratello che parlava di cose che non capivo a prima mattina e le mie sorelle che discutevano con altre ragazze, loro amiche.
Come fanno alcune ragazze a farsi amiche già il primo giorno, altre non ci riescono, tipo Salò, non lo capirò mai.
Mi sedetti in un banchetto, solo, e feci finta di ascoltare la lezione.

~𝚁𝚎𝚐𝚗𝚘 𝚍'𝙸𝚝𝚊𝚕𝚒𝚊~

Ero seduto al mio posticino,  vicino alla finestra in prima fila, avevo conosciuto i miei compagni un giorno fa, erano abbastanza simpatici e ci andavo daccordo, una bambina il giorno prima, mi aveva offerto la merenda perchè l'avevo dimenticata.
Anche le maestre erano gentili, però ce ne era uno che era sempre un po' scorbutico, quando il giorno prima mi vide, mi chiese di compilare un foglio con il mio nome e cognome con delle cose che mi piacevano fare, per lui e per le altre insegnanti, i bambini dicevano che era normale, quindi lo compilai e zitto.

Non potevo mettere il mio nome, non era normale, quindi decisi di mettere il nome di una donna che incontrai qualche giorno fa, durante una passeggia notturna.
'Saraghina' così si chiamava.
«Ma è un nome femminile» disse lui
« lo so» risposi.
«non sei maschio?»
«Si, i miei genitori però mi hanno dato un nome femminile»
«Come mai?»
«Gli piaceva, non volevano più figli dopo di me e non volevano cambiarlo.
«va bene»

Ogni tanto mentre giocavo ci guardava per evitare che facessimo guai, io gli sorridevo, era un bravo insegnante e fuori scuola mi diede una carezza, disse che ero educato e bravo.
Raccontai anche a casa di quanto gentile fosse con me, con gli altri bambini però era un musone, il che lo rendeva molto divertente.
A Sardegna però non piaceva, l'aveva visto la mattina e non gli sembrava un buon uomo, io non penso, poi si vedrà.

{Angolo Autore}
I traumi, i litigi tra fratelli, la scuola, i prof strani e non vi dico.
Non trovate che sia poetico, la vita di ogni studente.☺️

-𝐴𝑐ℎ𝑖𝑙𝑙𝑒

~{❄︎𝙻𝚊 𝚗𝚘𝚜𝚝𝚛𝚊 𝚒𝚗𝚏𝚊𝚗𝚣𝚒𝚊 𝚍𝚒𝚜𝚝𝚛𝚞𝚝𝚝𝚊❄︎}~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora