22: Ei Luca.

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EMANUELA'S POV

Gio mi disse appena che facevo parte della loro famiglia, in quel momento la felicità che doveva farsi sentire era pura apatia, come sempre e non c'erano perché validi al mio carattere di merda, ma lo stesso andai da lui a stringerlo forte. Mi allontanai da Gio, lo guardai e gli diedi un bacio sulla guancia. Le mie forze erano meno del previsto così decisi di andare a fumare fuori al balcone per non far preoccupare nessuno. Mi appoggiai alla ringhiera e accesi la canna, i primi tiri erano pace pura, non volevo essere toccata da nessuno, mi sentivo con la capacità di volare, ma mi limitai a guardare i primi raggi di sole spuntare dal mare. Portai per la sesta volta la canna alle labbra, la gola iniziò a bruciare e la testa iniziò a girare, avevo ancora la febbre e la canna non poteva fare altro che male, ma non mi interessava. Mi sdraiai a terra e Giulio corse ad alzarmi la testa.
Giu: manu tutto bene?
Io: meglio di così non posso stare, rientra non ti fare problemi inutili.
Mi strinse al suo petto e mi accarezzò la guancia che stava andando a fuoco a causa della febbre.
Giu: vuoi misurarti la febbre?
Io: ma alta o bassa ce l'ho, punto, non cambia.
Sentii bussare alla porta e mi alzai di scatto, mi sentivo tutti i dolori del mondo. Quando aprii la porta vidi un volto sfocato e mi buttai su di esso.
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Aprii gli occhi con tutta la calma di sto mondo e cercai di mettere a fuoco un volto che mi fissava. Un paio di occhiali da vista, un cappello della new era, un sorriso stretto e una lieve barba. Mi alzai di scatto e andai a sbattere contro qualcosa.
Io: ma porcoddioo, che cazzo è sto coso? Da quando è uscito fuori?
Mi girai verso quella faccia troppo dolce e conosciuta per non riconoscerla.
Io: Perché sei anche tu qui a Napoli?
X: mi hanno detto di venire e non avendo programmi sono venuto. Diciamo che ci siamo conosciuti molto bene mi sei caduta addosso e sei svenuta appena mi hai aperto la porta.
Io: ci siamo conosciuti già prima, sono venuta a un tuo live e a due tuoi in store. Ma gli altri?
X: davvero? Non mi ricordo. Comunque sono andati a prendere un qualcosa per farti abbassare velocemente la febbre.
Io: Carissimo Luca Bontempi o meglio Luca J, il tuo ultimo in store è stato un anno e mezzo fa come fai a ricordarti? E poi io sto benissimo.
Luca mi guardò maliziosamente e io cercai di sfidare il suo sguardo lasciando gli occhi a malapena aperti.
Luca: tu sei quella che sta bene? Non prenderesti in giro neanche un bambino di 3 anni.
Dalla sedia passò al letto e si avvicinò a me.
Luca: sai sei una di quelle ragazze che ispira fiducia dal primo momento che le vedi.
Gli rivolsi un lieve sorriso con le poche forze che avevo e lui si avvicinò ancora di più.
Io: ma non farti illudere dal mio visino cucciolo da malata, sono il contrario di quello che immagini. Ho messo in croce i tuoi amici in questi giorni.
Luca: ma credo che con te ne vale la pena.
Si avvicinò al mio viso e ad un certo punto sentii un calore sulle mie labbra e una lingua che perquisiva la mia bocca con tanta delicatezza. Cercando le mie ultime forze gli misi una mano sul petto e cercai di allontanarlo, ma non ci riuscii e lui continuava a baciarmi con tanta passione. Iniziai a muovermi come un'anguilla sul letto 'ma solo ora tutta sta gente mi va dietro?' Pensai, e lui si staccò con un sorriso dolcissimo sul viso.
Io: luca, giulio ci ammazza se viene a sapere di ciò e poi non mi hai neanche conosciuta.
Luca sgranò gli occhi di colpo.
Luca: giulio? Cosa?
Io: secondo te perché sono qui? Non è che sto in questo albergo casualmente e poi nella camera di Giulio.
Luca mi abbracciò forte e mi chiese scusa, gli diedi un pizzicotto e iniziò a ridere. Non volevo vedere nessuno star male per me. La risata di Luca venne spezzata dall'arrivo di Giulio e la sua faccia stanca e preoccupata. Perché stava facendo tutto quello per me? Luca si alzò e andò da Valerio e Giorgio nell'altra camera. Giulio mi rivolse un lieve sorriso.
Io: sto bene non guardarmi come se guardassi un cane in fin di vita.
Giu: ti ho portato della medicina.
Io: non ne voglio sapere della medicina.
Dissi sbattendomi nel letto come una bambina, ecco, il mio carattere era da bambina, ero infantile, ma non avevo né intenzione né riuscivo a cambiare. Mi alzai, passai Giulio con uno spintone e andai a sciacquarmi la faccia in bagno. Il telefono mi avvisò di un messaggio da parte di Alessandro, mi aveva inviato una foto che mostrava il profilo instagram di Giulio e la foto di una ragazza dai capelli neri e lunghi e delle tette abbastanza in evidenza con la didascalia 'telefono rubato' e ale 'dimmi che ti è scesa una lacrima e giuro che lo uccido'. Pensare che fino a 5 minuti prima mi stavo preoccupando che Luca mi aveva baciata e io l'avevo allontanato. A quanto pare era inutile credere alle sue continue promesse. Le lacrime salirono agli occhi e iniziarono a scendere sulle guance "perché sto piangendo?". Mi lasciai scivolare a terra, furiosa con me stessa per quella reazione assurda. Mi rannicchiai con le ginocchia al petto. Volevo diventare più piccola possibile, stavo diventando la puttana di turno di quel gruppetto che mi aveva salvato per tutto quel tempo. Lasciai le mie irrazionali lacrime scorrere senza freno. Piansi per aver perso una cosa che non avevo mai avuto "che stupida" 'ste parole rimbombavano nella mia testa. Piansi per ciò che non c'era mai stato. Per le mie ultime speranze e i miei ultimi sogni di una vita infranti, per le mie aspettative di una vita più decente finite nel nulla.
Valerio entrò di colpo nel bagno e io abbassai di scatto la testa appoggiandola alle gambe.
Vale: ei scema, tutto bene?
Io: non direi proprio. Mi fai un piacere?
Vale: dimmi.
Io: mi accompagneresti a casa e dì a tutti di non chiamarmi più.
Vale: mai, fai parte della famiglia, ormai é detto.
Io: io sono qui per fare la troia di turno.
Vale: ma la febbre ti è andata alla testa?
Passai il telefono a Valerio che d'un tratto si avvicinò a me e mi abbracciò, poi il suo viso si trasformò in una maschera di rabbia.
Vale: sarà anche mio amico, ma mia sorella non la deve trattare come una troia.
Io: tua sorella?
Vale: ei siamo gli unici ad aver stretto così tanto, oltre ai bacettini che ti dai con Giuliettino.
Mi disse con aria maliziosa, mi fece un occhiolino e andò a passi pesanti verso Giulio immaginai. Intanto io andai di nuovo fuori al balcone "perché mi stanno capitando tutte ste cose in così poco tempo?" Ma era inutile pensare a ciò, Giulio mi conosceva da massimo una settimana, avevo il vizio di farmi film mentali, dovevo dare ragione a Ale dal primo momento. Sentii la voce di Valerio alzarsi gradualmente.

-continua-

Beautiful disaster || LOWLOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora