27: Addio?

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GIULIO'S POV

Le stavo accarezzando i capelli quando crollammo in un lungo sonno, che bloccò Giorgio bussando alla porta.
Io: avanti.
Giorgio: ei tutto ok? Giu dovresti fare le valige, a quanto pare abbiamo un concerto domani a Roma.
Un pugno mi colpì il petto, in altre situazioni sarei stato pieno di grinta e di rabbia giusta per una giusta energia da cacciare sul palco, invece questa volta non fu tutta 'sta bellezza. Manu mi dormiva sul petto e io feci a Giorgio segno di abbassare la voce.
Gio: misa che devi accompagnarla.
Io: non dirlo.
Giorgio uscì dalla stanza e svegliai Ema con un bacio sulla fronte.
Ema: ho sentito tutto.
Io: allora?
Ema: allora mi porti a casa.
Non sapevo che dire in quel momento, mi alzai chiusi la valigia già pronta e mi sedetti al bordo del letto.
Io: non voglio lasciarti qui.
Ema: e io non posso venire lì.
Io: che odio.
Mi alzai e andai a preparare l'ennesimo caffé. Ema mi abbracciò da dietro e non feci altro che fermarmi e stringerle le mani.
Vale: giu se vuoi posso andare io con giorgio.
Ema: il cd lo ha fatto con giulio.
Vale: ma io dono più bello di lui.
Disse sistemandosi il ciuffo e facendo l'occhiolino a Ema che alzò gli occhi al cielo e fece una piccola risata.
Io: vale non ti preoccupare, torneremo presto. Appena dopo il concerto.
Ema: non sentirti obbligato, ci sono coppie che si vedono una volta a settimana o più quindi tranquillo.
Valerio porse una sigaretta a Ema e le fece segno di uscire fuori, io intanto parlai con Giorgio della partenza e andai a chiamare Ema per riportarla a casa.
Ema: andiamo?
Io: eh si.
Ema andò ad abbracciare tutti e scendemmo nel garage dell'albergo e entrammo in macchina.
Io: in effetti ancora non so casa tua, me lo devi dire tu dove abiti.
Ema: inizia ad andare poi ti spiego.
La sua voce emanava solo disperazione e nient'altro così chiusi la bocca e lei come sempre mise le cuffiette.
Intanto io accesi una sigaretta e sfiorammo i 180 km/h
Ema: direi che se vai più piano abbiamo più possibilità di arrivare da me vivi.
Cacciai un ghigno e le strinsi la mano.
Io: io sono ancora vivo e sfioro sempre questa velocità.
Ema: interessante.
Si rimise la cuffietta e capii che cercava di fare l'indifferente per non soffrire. Io intanto guardavo la strada, ma pensavo a tutt'altro e dopo poco Ema indicò una villa a tre piani bianca con una piscina fuori. Io sgranai gli occhi.
Io: è casa tua?
Ema: eh si.
Io: e perché non ci vuoi tornare? Ceh cazzo.
Ema: perché sto meglio quando sto con te.
Ema scese dalla macchina e andò a bussare, io scesi di corsa e la abbracciai.
Io: tornerò presto.
Ema mi strinse forte e mi diede un bacio.
Ema: mi mancherai.
Io: anche tu. Ora entra, magari ci sentiamo su Skype.
La strinsi ancora più forte e quando si aprì il cancelletto mi staccai, le diedi un bacio sulla fronte, mi girai ed entrai in macchina.

-continua-

Beautiful disaster || LOWLOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora