36: Troppi pensieri.

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EMANUELA'S POV

Salii in macchina di Giulio con trecento pensieri che all'improvviso si fecero strada nella mia testa come ogni volta a quell'orario. Pensavo al fatto che stavo trascurando i miei amici e che avevo detto a Giulio che l'avrei seguito ovunque lui sarebbe andato, quando poi non avrei saputo neanche la reazione dei miei poiché già mi avevano iscritto all'Università di criminologia. Quindi a quel punto mi appoggiai al finestrino con una mano sotto al mento e iniziai a viaggiare con la testa come stava facendo quella macchina tra le poche luci rimaste accese di quel piccolo paesino.
Giulio: ei Manu cos'hai? Poco fa stavi bene.
Io: no, Giù, sai a quest'ora non è l'orario adatto per restare svegli.
Giulio: ti spieghi meglio?
Io: i pensieri, sono troppi e in questo momento ne ho così tanti che un altro po' soffro di claustrofobia, stanno rinchiudendo il mio cervello.
Giulio: vuoi parlarne?
Io: vorrei solo andarmene per non sentire e vedere più nessuno, senza crearmi problemi.
Giulio: neanche me vuoi più vedere?
Mi girai con calma verso quel viso che ormai avevo visto crescere attraverso uno schermo, e che quindi sapevo meglio delle mie tasche, ma in quel momento sembrava di vedere una nuova persona, osservai ogni suo lineamento, poi mi avvicinai a lui senza rendermene conto mentre i suoi occhi erano concentrati sulla strada, anche se non così tanto, sembrava guardare il vuoto, e gli diedi un bacio sulla guancia, lui mentre continuava a guardare la strada si girò un po' per raggiungere le mie labbra e sentii la passione che lo travolgeva in quel momento, tanto che arrivò a chiudere gli occhi, io spaventata mi spostai da lui.
Io: guarda la strada.
Giulio: ah si, scusa.
Ci fu qualche minuto di silenzio entrambi troppo concentrati sui propri pensieri.
Io: non ci posso credere.
Giulio: cosa?
Io: che tu sia qui, che il mio idolo mi abbia notata tra tutte quelle ragazze, sai comunque eri come qualcosa di irraggiungibile fino a poco fa. La persona che mi ha salvata, che avevo nelle orecchie dalla mattina alla sera ora è qui che...
Giulio: ti ama, ti ama per ricambiarti del supporto che gli hai dato dal primo singolo, ma non solo, ti ama per la persona che sei, e io mi vanto tanto nei singoli, ma so che sai che sono una persona come altre e queste parole che hai appena detto, beh...grazie.
Io: tu? Grazie a me? Credo si siano scambiati i ruoli, non puoi sapere come io ora che ci penso mi sento in questo momento, è come per te diventare amico di Eminem, è qualcosa abbastanza innaturale eppure a me è successo, perché proprio a me?!
Giulio: è vero, a te l'orario ti fa pensare troppo ahahahah. Sei un pandacorno pensatore.
Portai le ginocchia sotto al mento e abbassai la testa, coprendola tra le gambe.
Io: non mi sfotteree.
Giulio: lo sai che non lo farei mai paranoica.
Io: stronzooo smettilaaa.
Giulio: poi il bambino era Valerio.
Io: gne uffa
Giulio: sei la mia piccola.
Notai il suo sguardo concentrato sulla strada addolcirsi e in quel momento io mi sentii la persona più importante del mondo per lui.
Io: dimmi che la tua piccola non cambierà volto e nome.
Giulio: in che senso?
Io: che sarò sempre io.
Giulio: piccola, non ti dico che lo sarai per sempre e forse non sarà neanche per scelta mia, ma per scelta tua che ti sei infatuata di sto coglione che in questo poco che ti conosce ti avrà fatta incazzare già 7/8 volte.
Io: ma questo coglione l'ho sempre perdonato.
Giulio: e se un giorno ti scoccerai?
Io: potrei dirti la stessa cosa.
Giulio: ma lo sai che io sono diverso da te, siamo gli opposti.
Io: gli opposti si attraggono...allora?
Giulio: allora la mia piccola sarai sempre tu. Mi prometti tu però che mi sopporterai quando mi verranno le mie crisi isteriche?
Io: ei ho sopportato quando ancora non mi conoscevi mettevi le foto di troie a cazzo al posto di Giulia, che era perfetta.
Giulio non rispose, fece solo una smorfia appena sentì il nome "Giulia", chissá perché avevano litigato, ma non credo voleva parlarne, mi avrebbe mandato solo a fanculo.
Mi annoiai della situazione che si era creata così presi una sigaretta dal mio pacchetto, la portai alle labbra con abbastanza disinvoltura e la accesi sbuffando.
Giulio: cosa c'é?
Io: sto silenzio è diventato imbarazzante e poi dove stiamo andando? Stiamo già da 20 minuti in 'sta macchina, casa mia è a 10 minuti da Ottaviano.
Giulio: ti sto portando in un posto che mi ha attratto dalla prima volta che sono venuto qui a Napoli.
Io: si, ma io avrei una madre e un padre a casa.
Giulio: spiegherò io tutto.
Gli feci una smorfia cercando di non farmi notare, stavo iniziando ad alterarmi senza un valido motivo.
Giulio: inutile che mi fai le smorfie bambina.
Io: zitto.
Giulio: lunatica.
Io: io? Non riesci neanche ad affrontare un discorso del tuo passato con la tua "piccola" voglio sapere di più di te, stiamo insieme e non sappiamo quasi nulla l'uno dell'altro.
Giulio: ho lasciato Giulia perché la amavo troppo e con il lavoro che facevo la stavo facendo soffrire troppo. Ok?
Io: e che cazzo dici a fare che è troia nelle canzoni?
Giulio: così ok?
Io: ok.
Accesi la seconda e la terza e la quarta sigaretta di fila cercando di calmarmi per le stronzate appena sentite, ma proprio non ci riuscivo, se ci saremo mai lasciati sarei dovuta passare per la troia solo perché è un rapper e doveva fare la parte del figo. Arrivai alla quinta sigaretta quando Giulio la prese e la buttò dal finestrino.
Giulio: basta fumare.
Io: perché ti interessi di me?
Giulio: perché ti amo e non voglio che ti fai del male perché ti ho fatta incazzare.
Io: mi ami come amavi Giulia?
Giulio: ...no.
Io: ok, per me la conversazione può finire quì e mi puoi portare anche a casa.
Giulio: siamo quasi arrivati.
Io: fai quel che cazzo ti pare.

-continua-

Beautiful disaster || LOWLOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora