24: Ristorante.

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EMANUELA'S POV

Entrai nel bagno e notai che lo specchio era in frantumi sparso per tutto il bagno. Feci finta di nulla, chiusi gli occhi e camminai su quei pezzettini di vetro taglienti sperando di non bucarmi un piede. Guardai quel pantaloncino e quella maglietta totalmente neri e annoiata da quell'immagine decisi di personalizzare un po' il tutto: presi una forbice e feci un taglio su una gamba del pantaloncino e tagliai la maglia sotto al seno. Misi il tutto e a vedere la mia pancia scoperta mi dava un'aria più da "avvicinati e sei morto" mentre io ero il contrario di quello che mostravo infatti mi scappò una risata, mi truccai, misi i miei amati scarponi neri e uscii dal bagno. Alzai lo sguardo e la bocca aperta di Giulio mi fece scappare una piccola risata.
Io: mi hai già vista così, non c'è nulla da sorprenderti.
Giulio: sei....una fregna madornale.
Io: ehm...grazie?
Giulio scosse la testa per riprendersi e venne a prendermi per mano.
Giulio: ora dobbiamo andare.
Annuii e ci dirigemmo verso la riva del mare dove c'erano tutti quei ristoranti da ricconi e proprio mentre lo pensavo Giulio entrò in uno di questi.
Io: ma stai scherzando? Così conciata? Ma...no avrai sbagliato ristorante.
Giu: non ho sbagliato, entra, sei stupenda, questo è per farmi perdonare.
I miei occhi brillarono alla vista dei tavoli all'esterno del ristorante in bilico su un ponte che si poggiava nel mare.
Io: giulio, è stupendo.
Non disse nulla e mi fece accomodare, già aveva ordinato lui quando era venuto a prenotare il tavolo.
Giu: mangia tutto, non voglio storie, ho ordinato poca roba, so che il tuo stomaco si riempie subito anche con un po' di acqua minerale.
Io abbassai la testa facendo finta di non aver sentito.
Io: non sono una tipa da cose così romantiche, non mi sento a mio agio.
Giu: neanche io, dovresti saperlo, ma per te questo e altro.
Ci portarono i piatti uno dopo l'altro, e nessuno dei due si sentiva a proprio agio tanto che non aprimmo bocca, quella cena fu fatta solo di sguardi e di sorrisi accennati. Una volta finito, Giulio si alzò e andò a pagare, in quel momento mi alzai e mi appoggiai alla ringhiera che affacciava al mare, chiusi gli occhi e come sempre quel venticello mi spostava i capelli mentre i miei pensieri viaggiavano in un mondo del tutto opposto a quello che avevo di fronte tutti i giorni, ecco cosa mi piaceva del mare, se non ti senti libera con il mare non puoi farlo con niente. Una mano venne da dietro e si appoggiò sulla mia pancia nuda, lasciai gli occhi chiusi e Giulio si unì a me stringendo le mani sulla mia pancia, sfiorò il mio collo con le labbra e sentii un brivido lungo tutta la spina dorsale.
Giu: sei stupenda.
Io: molto meglio il mare.
Giu: il primo giorno che sono venuto qui ti ho paragonata al mare.
A quelle parole mi uscii un sorriso e mi girai.
Io: è difficile paragonarmi al mare.
Giu: tu non riesci a paragonarti a nulla poiché non sai neanche tu chi sei, ma io che ti vedo sotto un occhio esterno ti dico che sei bella quanto il mare.
Il cuore iniziò a diminuire i battiti e io mi avvicinai a lui, avvicinai le mie labbra alle sue e in quel momento sparì tutto, eravamo solo io e lui, aprii lentamente la bocca e la sua lingua iniziò a perquisire la mia bocca cercando il mio perdono per quello che aveva fatto, ma lui ancora non aveva capito che poteva anche uccidermi, ma l'avrei sempre perdonato pur di stare al suo fianco. Ci staccammo e andammo a Via Caracciolo, stufa di fare la romanticona gli diedi una spintone, preso alla sprovvista mi guardò sorpreso poi venne verso di me e iniziò a farmi il solletico fino a farmi accovacciare a terra. La gente ci guardava, ma a nessuno dei due importava, entrambi odiavamo le persone quindi dovevano solo sucare. Mi prese in braccio e mi portò sulle sue spalle.
Giulio: allora, dove vogliamo andare?
Io: voglio un palloncinooo.
Giulio: sei seria?
Mi disse cercando di non ridere.
Io: si voglio il palloncino.
Così mi portò a prendere il palloncino e una volta legato al braccio gli diedi un bacio sulla guancia.
Io: grazie papi.
Giulio: mi fai sentire pedofilo così ahahaha.
Scesi dalle spalle e iniziai a baciarlo continuando a camminare, avevamo entrambi gli occhi chiusi, entrambi menefreghisti sul fatto che potevamo sbattere contro qualcuno. Mi staccai da lui e lo guardai negli occhi cercando di far capire le mie emozioni tramite i miei occhi, ci tenevo a lui e lo avrei sempre perdonato.
Giulio: abbiamo volato?
Io: probabile.
Mi guardai intorno e notai una coppia di ragazzi che ci indicavano e ci iniziarono a scattare foto.
Io: ci siamo dimenticati che metà Italia ti conosce quindi baciarti con una ragazza in mezzo a una via fa scoop.
Giu: meglio così, tutti devono sapere che voglio una sola ragazza.
Gli sorrisi e lui mi prese per i fianchi, immaginavo volesse baciarmi invece rimase a guardarmi per un po', aveva qualcosa da dirmi.
Giulio: manu devo chiederti una cosa.
Io: dimmi.
Giu: non è facile per me, cioe, non so come dirtelo.
Io: daiii.
Giu: manu vuoi essere la mia ragazza?
In quel momento mi pietrificai qualche secondo, non ci avevo pensato a sta domanda e non me l'aspettavo, non sapevo che dirgli, volevo assolutamente dirgli di si, ma per farglielo capire presi di nuovo a baciarlo fino a farmi mancare l'aria poi per il resto della serata rimanemmo lungo un muretto con Giulio che mi faceva da appoggio e mi abbracciava.

-continua-

Beautiful disaster || LOWLOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora