Capitolo secondo

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Andai verso il frigo per prendere la mia merenda.

Aprii il frigo ed eccole lì.

Le mie ciliegie!!!

Adoro le ciliegie! Sono il mio frutto preferito!

L'unica cosa che mi fa sorridere.

Dopo la mia famiglia.

Le presi, le infilai nello zaino e raggiunsi Pablo che batteva i piedi spazientito davanti alla porta dell'uscita.

Lo superai e feci per aprire la porta, ma mi fermò -Aspetta!-

-Che c'è?- gli chiesi alzando un sopracciglio

Frugò nelle sue tasche da cui estrasse un pacchettino che mi porse -Tieni-

- Che cos'è?-

-Aprilo-

Lo afferrai con cautela e feci per aprirlo -Non è che esplode?-

Sgranò gli occhi -Ma ti pare?!- sbottò

-Sei molto nervoso-

-E' che non so se ti piacerà- disse sincero

Lo guardai negli occhi per vedere se potevo fidarmi poi lo aprii.

Sgranai gli occhi.

Era un orologio..Rolex!

Lo guardai a bocca aperta.

- Ma quanto hai speso?-

-Solo i miei risparmi ed un aiutino da mamma e papà-

A chiunque sembrerebbe una cosa da poco, ma qui stiamo parlando dei risparmi che mio fratello conserva da quando aveva 5 anni.

Tra mercatini e tutto aveva fatto un bel gruzzolone.

Ora invece di spenderli per sè li usa per comprarmi un orologio costosissimo.

-Ehi, che c'è? Volevo farti sorridere non piangere-

Non mi ero accorta di piangere.

Un secondo dopo mi trovai immersa in un abbraccio che ricambiai prontamente.

-Non ce n'era bisogno, ma...grazie fratellone- sorrisi tra le lacrime che mi asciugò con la sua manica.

-Dai non piangere, e comunque i miei risparmi non sono mica finiti, eh-

Sorrisi -Grazie ancora-

Ad un tratto gli vennero gli occhi lucidi

-Cos'hai ora?- gli chiesi

-Niente, è che mi sono ricordato che...-

-Che?-

-Che prima mi hai chiamato fratellone- disse con tanto di singhiozzo

Scoppiai a ridere -Ma...quanto...poi...essere buffo-

Risi, risi e risi.

Risi così tanto che dovetti accovacciarmi a terra e tenermi la pancia con le braccia.

Pablo intanto mi guardava con il muso - Grazie, eh- disse incrociando le braccia

-Scusa... e che... eri così- no, non ce la facevo a parlare

Quando la risata scemò, mi alzai,mi spazzolai le ginocchia e mi misi il mio nuovo orologio.

Poi aprii la porta e mi girai verso Pablo che aveva ancora il muso e le braccia incrociate al petto e gli dissi -Grazie ancora, fratellone-

Gli vennero di nuovo gli occhi lucidi e mi misi a ridere uscendo dalla porta.

Ormai erano le 7:50, perciò se volevamo arrivare a scuola per le 8:00 dovevamo chiedere un passaggio a papà.

GLI OPPOSTI SI ATTRAGGONODove le storie prendono vita. Scoprilo ora