Capitolo trentesimo

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-Allora?- spezzai lo scambio di sguardi tra noi e il coach.

Mi guadagnai delle occhiatacce.

Alzai gli occhi al cielo mentalmente.

-Signorine- esordì -Il fatto che vi ho dato tempo per pensarci, non vuol dire che ve la potete prendere con comodo- 

Rimanemmo mute non sapendo come rispondere.

Io avevo accettato.

Anche Dalila e forse Emily.

Lisa ci doveva ancora raccontare di quel brutto periodo.

-Pierucci, so cosa è successo e se vuoi puoi entrare nel consiglio e aiutare da lì. Però ho bisogno di una risposta ragazze- sospirò intrecciando le dita dinanzi a sé.

-Vi do dieci minuti per confrontarvi, ma poi ho bisogno di un sì o un no- detto questo uscì lasciandoci sole.

Ci voltammo tutte verso di Lisa che sospirò pesantemente.

Si schiarì la voce abbassando lo sguardo.

-E' tutta colpa di un ragazzo- cominciò facendomi fare un sacco di film mentali.

Dalila sbiancò -T-ti ha...- non riuscì a finire la frase che Lisa parò le mani davanti a sé.

-No, no! Certo che no! Vi pare? La colpa non è sua, semmai è mia per essermi innamorata di lui- riabbassò lo sguardo torturandosi le dita.

Emily le circondò le spalle con un braccio e Lisa le sorrise mesta.

-Tutto cominciò l'anno scorso. Lo incontrai per caso in un corridoio e imbranata com'ero mi scontrai con lui. Al tempo era un playboy, beh non che non lo sia ora. Mi scusai e lui mi sorrise dicendomi che avevo dei bellissimi capelli dorati. Al tempo ce li avevo lunghi fino al fondoschiena e potete immaginare perché li ho tagliati. Ci incontrammo in varie occasioni finché non mi disse che gli interessavo e cominciammo a frequentarci. Che bei tempi furono! Mi sembrava di vivere in una favola, ma non lo era. Furono i più belli cinque mesi della mia vita. Poi tutto cambiò la mattina di San Valentino. Andai a trovarlo nello spogliatoio dopo le lezioni per dargli la mia cioccolata  e la scena che mi ritrovai davanti non fu una delle migliore. Lo ritrovai mentre baciava una tipa lì. Gli urlai che era solo un idiota che stava solo usando il mio cuore come un giocattolo. Lui mi derise insieme alla tipa. Le sue parole esatte furono: "Credevi davvero che mi interessassi? Qui viviamo nella vita reale mica in una favola! E' incredibile che tu non sia venuta a saperlo! Tutta la scuola lo sa! Ho avuto esattamente sette ragazze nei cinque mesi che stavo con te! Puoi anche lasciarmi non me ne frega, tanto non sei un tipo interessante! Sei solo una povera illusa che crede alle favole che finisco con un "e vissero tutti felici e contenti!". Gli urlai che l'odiavo e lui mi spinse via portandosi dietro quella tipa. Da quel giorno la mia vita è diventato un inferno! Pubblicarono un giornalino intitolato "La povera illusa che crede nelle fiabe a lieto fine" e potete immaginare di cosa parlava. Cessai completamente di andare a scuola per paura di venir derisa. Non mangiavo, ridevo e uscivo. Solo piangere sapevo fare. Finì la scuola e fui bocciata. Un giorno Adrian Jones venne a visitarmi. Ero parte del loro gruppo e ci conoscevamo. Mi disse di dimenticarlo e andare avanti con la vita. Disse che non aveva senso cambiare scuola e che dovevo alzare la testa e farmi valere. E così fu. Andai al campo scuola estivo e molti non mi riconobbero. Si aspettavano la solita credulona, con una crocchia, occhiali e vestiti giganti. Mi tagliai i capelli a caschetto e rinnovai il mio guardaroba. Quando lo incontrai rimase a bocca spalancata pensate che ci ha provato con me non avendomi riconosciuto. Gli tirai un ceffone e dissi: "Certo che sei ridicolo! Prima mi deridi e poi ci riprovi con me?" Me ne andai tra le occhiate sorprese e capirono che ero cambiata. Costruii il mio impero e tutti impararono a rispettarmi. Nessuno scherza con una Pierucci!- finì animandosi leggermente.

GLI OPPOSTI SI ATTRAGGONODove le storie prendono vita. Scoprilo ora