Capitolo 46

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Dopo un viaggio silenzioso e stressante, arriviamo in un grande viale, costeggiato da alte palme.
In fondo c'era un'enorme villa e il prato attorno ad essa era recintato.
Che razza di Kook sono questi?
La macchina si ferma davanti ad una sbarra, custodita da tre guardie.
Uno dei tre, con un cane, controlla la macchina e mi osserva attentamente, per poi dire alla radiolina "Ok fateli entrare".
Percorriamo il lungo viale e io mi guardo attorno.
In mezzo ai due prati verdeggianti alla mia destra c'erano delle torri di controllo, presidiate da almeno quattro guardie con dei cani.
Che cos'era? Una prigione?
Mi fanno scendere dalla macchina e un uomo mi prende per il polso e mi trascina all'interno di un cortile.
Davanti a me si innalza una villa bianca, in pieno stile Kook, e c'erano guardie dappertutto.
Si apre la porta d'ingresso e compare una donna, vestita da cameriera, che mi fa entrare.
Mi ritrovo in una casa colma di oggetti orientali strani.
C'erano dipinti e piante dappertutto, per non parlare di strane maschere d'oro.
"Portala di sopra. Stanza Orinoco" ordina la donna ad una guardia, che mi prende per il braccio e io lo seguo sulle scale.
"Per di qua. Forza, sali" dice l'uomo e, una volta arrivati al piano superiore, mi porta in una stanza.
Mi guardo attorno e poi chiedo alla guardia "Cosa ci faccio qui? Per chi lavori?"
"Si cena alle 20. Io fossi in te mi darei una ripulita" si limita a rispondere lui e poi se ne va, chiudendo la porta a chiave.
Merda, e ora?
Esploro la stanza e tocco ogni oggetto che trovavo.
Statuette, rifiniture, maniglie, tutto d'oro.
Guardo fuori dalla finestra e vedo che c'erano guardie dappertutto.
Non avevo via di scampo.
Poi noto dei vestiti nell'armadio.
Erano tutti uguali, rossi e lunghi.
C'era un biglietto sopra, con scritto in penna "Scegli la tua taglia"
"Che cazzo..." mormoro io.
Prendo un vestito e lo osservo attentamente.
Cerco delle cose sospette, cuciture strane o scritte nascoste, ma niente era fuori dalla norma.
Odio i vestiti.
Guardo il grosso orologio, rigorosamente d'oro, sul muro: erano solo le sei e mezza.
Quindi vado in cerca di un bagno, per togliermi la sporcizia che avevo da giorni.
Oltre a quella dell'entrata, c'era solo un'altra porta nella stanza.
Faccio un lungo sospiro e poi la apro.
Mi ritrovo in un lungo corridoio, costeggiato da altre porte tutte uguali.
Mi guardo intorno per vedere se c'erano delle guardie, ma non ce n'era traccia.
"Strano" penso io.
Cammino silenziosamente sul parquet scuro e decido di aprire una porta.
La apro lentamente e aspetto qualche secondo prima di entrare, per assicurarmi che non ci fosse nessuno.
Infatti, non c'era nessuno.
Quindi mi affaccio all'interno della stanza, ma rimango paralizzata davanti a quello che vedo.
C'erano teste di animali appese su ogni parete e al centro incombeva sulla stanza un grande scheletro di alligatore.
Faccio un passo indietro spaventata ma vado a sbattere addosso a qualcuno.
"Che ci fai qui?" mi chiede la guardia con uno sguardo duro.
"Io...ehm...stavo cercando il bagno"
"In fondo a destra"
"Sì, grazie"
Mi incammino verso il fondo del corridoio, con la guardia alle calcagna.
Finalmente arrivo alla porta con una grande scritta "Toilette" sopra.
"Sì...quindi, ehm, io...entro" farfuglio io e mi chiudo dentro.
Dovevo riprendermi da tutto quello shock.
Era successo tutto così velocemente che non mi era neanche soffermata sul fatto di essere stata rapita.
Ero lontana da tutti: dai miei amici, da mio fratello, da JJ.
Chissà dov'erano.
Magari avevano già lasciato l'isola, lasciandomi qui.
No, JJ non lo farebbe mai...
E se invece fosse veramente così?
Ero rimasta da sola, su un isola sconosciuta, con persone pericolose che mi avevano rapita per un motivo ignoto.
La testa inizia a girarmi e il fiato mi manca sempre di più.
Merda, non un attacco di panico proprio ora.
Mi siedo sul gabinetto e chiudo gli occhi.
Vedo JJ, con la sua voce calma e i suoi occhi color oceano.
Era davanti a me e mi teneva le mani tra le sue.
Inspira, espira.
Inspira, espira.
Torno a respirare normalmente, mentre una lacrima mi riga la guancia.
Avevo bisogno di JJ al mio fianco.
Noi non ci separiamo mai.
Poi qualcuno bussa alla porta e io mi alzo in piedi.
"Sì?" chiedo io.
"Esci fuori. Non ti rimane tanto tempo prima della cena. L'abbiamo anticipata. Lui vuole vederti prima" risponde la guardia dall'altra parte della porta.
Lui?
Chi voleva vedermi?
Esco dal bagno e l'uomo mi scorta fino alla mia stanza.
"Preparati. Ti aspetta tra dieci minuti" mi dice lui e mi richiude dentro.
"No! Aspetta!" esclamo io ma lui aveva già serrato la porta.
"Maledizione!" grido io dando un pugno alla muro.
Quindi indosso il vestito che mi calzava meglio e aspetto seduta sul letto.

You can't kill a Pogue || JJ MaybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora