Capitolo 47

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Mi sdraio nella vasca, mentre Rafe si nasconde dietro alla porta del bagno.
Iniziamo a gridare, facendo finta di litigare, e dopo che il ragazzo spacco un vaso per terra, sentiamo la guardia richiamarci.
"Ehi voi due! Che state facendo?"
Non rispondiamo e sento la porta aprirsi.
Gli stivali dell'uomo fanno scricchiolare il pavimento e i passi si fanno sempre più vicini.
"Che succede?" chiede lui, sull'uscio del bagno, a questo punto Rafe gli sbatte la porta in faccia e io mi alzo dalla vasca da bagno.
Prendo la pistola e, mentre Rafe teneva l'uomo a terra, io gli punto l'arma contro.
"Non ti muovere!" esclamo io.
"Grave rrore. Ve ne pentirete" dice la guardia, con la faccia sul pavimento.
"Dammi il telefono" dice Rafe.
"Tieni, legalo" dico io e passo al biondo una lenzuolo.
Rafe gli lega mani e piedi al letto e poi gli raccomanda "Non fare rumore, ok?"
Usciamo dalla stanza e scendiamo per delle scale più piccole.
"Ehi, Rafe, dammi il telefono"
"Perchè?"
"Dammelo e basta"
"Ok, dammi la pistola"
A quella richiesta, esito qualche secondo, poi gliela passo.
Entro nella stanza in cui ci aveva "accolti" Singh e faccio una foto al quadro che ci aveva mostrato.
Poi lo mando al mio numero.
"Psst! Vic! Muoviti!" mi chiama Rafe e io lo seguo.
Usciamo da una porta sul retro e, al di là di una recinzione, scorgo un camion che trasportava paglia.
"Dobbiamo assolutamente salire su quel furgone" sussurro io.
"Cosa?! Non sai nemmeno dove va" ribatte Rafe.
"Di sicuro via di qui. È la nostra unica occasione di andarcene. Forza, andiamo" dico io quindi corriamo fuori dal giardino e seguiamo il furgone lungo la strada.
Solo una siepe ci separava.
Ad una curva il camion rallenta quindi io e Rafe ce ne approfittiamo per salire.
Mi spingo su ma mi trovo davanti un uomo.
Lui viene diretto verso di me e io ero pronta a batterlo, ma Rafe sbuca da dietro di me e scaraventa l'uomo giù dal veicolo.
"Rafe, che cazzo?! Perchè l'hai fatto?" esclamo io.
"Ti ho appena salvata, Vic! Nemmeno un grazie?"
"Poteva esserci utile per capire dove va questo cavolo di furgone"
"Che cosa ce ne frega a noi? Ci serviva solo un passaggio per andarcene da quella prigione"
"Beh, io sono abituata a chiedere informazioni prima di scaraventare una persona giù da un furgone in movimento!"
"Ok beh, ora collabori con me, quindi ti dovrai adattare"
"O forse sarai tu a doverti adattare. Prima di tutto, prima si usa la ragione, poi le mani"
"Sì sì..." mormora lui.
"Non sei cambiato per niente eh?"
"Ehi, stai zitta e nasconditi. C'è un blocco" risponde secco Rafe e io non ho tempo per ribattere, perchè dovevo nascondermi prima che mi vedessero.
Ci copriamo con un telone di plastica, in mezzo alla paglia.
Delle voci maschili girano attorno al veicolo e io sentivo solo il pulsare del mio cuore.
Della paglia mi stuzzica il naso, proprio quando un uomo era vicino a noi, e io cerco di resistere.
Mi tappo il naso con le dita e gli occhi mi si bagnano.
Appena il furgone riparte, io lascio andare il mio starnuto.
"Oh mio dio, stavo per morire" dico io, scoprendomi dal telone.
"Sei allergica alla paglia?" mi chiede Rafe.
"No...ma avercela nel naso non è proprio il massimo" ribatto io.
"Senti, ora arriviamo alla mia barca ok?" fa il ragazzo e io annuisco.
"Ti do un passaggio, ti lascio in un posto sicuro e poi ognuno va per la sua strada. Ma ti avviso, non ho intenzione di aiutare i tuoi amici, ok?"
Io annuisco di nuovo, in silenzio.
"Sai che mi sei sempre piaciuta. So di potermi fidare di te, ma non di loro"
"E come sei sicuro di poterti fidare di me?"
"Perchè ti conosco. E poi, tu sotto sotto nascondi un animo da Kook. Non mi scordo i tuoi anni da principessa dei Kooks"
Io non rispondo e mi limito a distogliere lo sguardo.
Sì...gli anni peggiori della mia vita.

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Quando il furgone si ferma al porto, io e Rafe saltiamo giù.
"Vieni. La mia barca è qui" dice lui.
Lo seguo e arriviamo al molo.
Il ragazzo si ferma davanti ad una barca a vela enorme, su due piani...una vera barca da Kook.
"Togliti le scarpe" mi ordina lui mentre balza sull'imbarcazione.
Io me ne frego e salgo ugualmente.
"Dovremmo avere abbastanza gasolio per raggiungere St. Lucia. Forza, togli gli ormeggi"
"Sì, certo"
Vado a poppa e appena vedo la fune con cui la barca era legata al molo, mi salta in mente un idea.
"Ehi! Rafe! Puoi venire ad aiutarmi?" gli grido io.
"Come?"
"Non riesco a sciogliere il nodo"
Era una bugia bella e buona.
Era un nodo inglese, avevo imparato a farlo a sette anni.
"Seriamente? Mi avevi insegnato te a farlo" ribatte lui.
"Lo so, è che...sono un po' arrugginita"
Quindi il ragazzo arriva sbuffando e si sporge per sciogliere il nodo.
A questo punto mi faccio coraggio e lo spingo in mare.
Corro verso il timone e avvio il motore della barca.
"Vic! Victoria! Dove cazzo vai?!" grida Rafe in acqua.
"Mi spiace, Rafe, è proprio una bella barca!" ribatto io.
"Stronza! Ti troverò, Vic! Giuro su dio che troverò te e i tuoi amici!"
Lo lascio parlare, tanto ero io quella con la barca.
Aumento sempre di più la distanza con la costa e mi inoltro. in mare aperto.
Dovevo solo fare il giro dell'isola e incontrare gli altri.
Non vedevo l'ora di rivederli.
Prendo il telefono rubato e scrivo a JJ, di cui sapevo il numero a memoria, mandandogli la posizione di un molo dall'altra parte dell'isola.
"Vediamoci qui, ore 18:15. P4L"

You can't kill a Pogue || JJ MaybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora