Mentre tutte uscivano, sotto l'ordine di Joe, io rimasi in quella stanza.
"Non vieni?" chiese la bruna che aveva parlato prima. Se non sbagliavo si chiamava Catherine.
"No, grazie, rimango qui" le risposi sorridendo. Mi fece un sorriso timido, così lontano dall'atteggiamento di qualche momento prima.
"D'accordo" rispose, mentre avanzava di più verso la porta.
"È una stanza rilassante, vero?" chiese poi. Sembrava, dal tono di voce, che volesse solo continuare la conversazione, ma capii bene che era una rivendicazione sulla ragazza di prima.
"Probabilmente" dissi. Risposta neutra, le ragazze lo adoravano.
Lei mi sorrise e contraccambiai.
"Vai ora, o perderai il gruppo" la esortai. Era l'unica delle ragazze nella stanza.
"Certo, a presto Harry" mi salutò.
"A presto Catherine" risposi.
Si illuminó tutta di una egocentrica contentezza quando seppe che mi ero ricordato il suo nome, poi se ne andò.
Io invece rimasi lì, fermo immobile a guardare quella stanza bianca.
Un manicomio. Già, ci assomigliava proprio, Amelia aveva ragione.
Oggi avevo avuto pazienza con lei solo perché mi ero ricordato del suo stupido video e di come eravamo rimasti tutti affascinati dalla sua ingenua bambinezza. Ora si comportava con sfrontatezza e sembrava fosse in guerra con me.
Rimasi lì ancora un pò, fino a quando fui costretto ad andarmene. Più guardavo la stanza bianca più mi saliva la rabbia e mi veniva voglia di prendere e colorare tutto.
Fui costretto ad andare a cercare i colori, così andai al Portobello Market.
Lì, tra quelle cose antiche e le bancarelle colorate, ritrovai serenità. Non pensai più alle parole di Amelia, né a Catherine.
Passai un buon pomeriggio immerso tra le bancarelle, cercando le cose più belle e vecchie.
Scorsi un dipinto bellissimo, nascosto tra le tante cianfrusaglie, e mi avvicinai. Era un semplice cielo formato da tutti i colori del mondo. Al centro, un sole ed una luna completamente giallo ocra erano uniti a formare un unica cosa, sommersi dalle numerosissime stelle gialle ocra.
Tra queste immagini, il sole e la luna e tutte le loro stelle, il cielo era ciò che attirava del dipinto. Sembrava un cielo anche se era pieno di colori. Anzi, si poteva definire un cielo a pois, perché tutti i colori erano rappresentsi da minuscoli puntini così vicini tra loro da sembrare l'uno il continuo dell'altro. Un cielo così avrebbe rappresentato l'infinito meglio di qualunque stampa.
"Bello" dissi rivolto al ragazzo che stava alla cassa.
"Se lo vuole le dico il prezzo" rispose quello, senza neanche guardarmi. Era completamente disinteressato alla roba che vendeva, sicuramente era stato lasciato di guardia lì dai genitori. Un vecchietto che sedeva vicino al ragazzo, invece, mi si avvicinò subito.
"Bello, vero?" chiese retoricamente. Lo guardava con l'orgoglio di chi potrebbe dire "Questo dipinto è mio".
"Lo ha fatto lei?" chiesi, meravigliato. Per me, quella era arte.
"Oh, no, no" rispose frettolosamente l'uomo. Come ogni persona anziana che si rispetti, non voleva assumersi pregi non suoi.
"Io l'ho solo preso in prestito" rise della battuta che non capii.
"L'ho trovato in una vecchia casa, sai" continuò a raccontare, emozionandosi sempre più, contento di aver trovato qualcuno che lo ascoltasse.
"Doveva valere molto, perché aveva un posto d'onore in quella casa. Nessuno, però, l'aveva preso quando i padroni avevano traslocato" fece una pausa per riprendere fiato.
"Quando sono arrivato io la casa era sfitta da troppi anni ormai e non sono riuscito a rintracciare i vecchi padroni" il suo sguardo si perse nel vuoto, magari immerso nelle avventure per ritrovari i proprietari del dipinto.
"Da allora mi occupo di lui tutti i giorni" mi commossi. Forse fu il tono in cui lo disse o la sua posizione eretta, come se stesse facendo una promessa.
"Da quanto tempo lo tiene?" chiesi.
"Settanta anni" mi rispose con una voce monotona ma comunque coinvolta.
In quel momento mi accorsi di quanto vecchio fosse l'uomo che era davanti a me. I capelli gli erano diventati bianchi e gli occhi erano saggi e sempre lucidi come quelli di chi ha vissuto parecchio.
Non mi arrischiai a chiedergli l'età, anche se lo avrei voluto tanto. Probabilmente avrebbe trovato la domanda troppo impertinente ed io invece volevo fare solo bella figura davanti a quella figura buona.
Non sapendo più che dire, continuai a fissare il quadro.
"Credo che sia ora che tu vada" mi disse infine.
"Non ti aspetta nessuno a casa?" mi chiese.
"Non mi aspetta nessuno, ma in effetti credo debba andare adesso" risposi.
"Tornerò a trovarti" promisi.
Il vecchio mi sorrise furbo.
"Dicono tutti così" rispose, onniscente.
"Glielo prometto" risposi io.
"Tornerò la settimana prossima alla stessa ora" dissi.
Lui annuì, sapevo che non mi credeva ma per me era una promessa e l'avrei mantenuta.
OK, ODIO CATHERINE!!
Mamma mia oh, la odioo!!
Che poi invece il vecchietto è importante, davvero, sia per Harry sia per un altra persona ahahahhahah! Ricordatevelo!!
Bene, adesso che ho fnito i discorsi, inizio un pó a vantarmi ahhah...
IO SCUOLA INIZIO DOMANI E VOI NOOO :P
Ok, basta così (non odiatemi ahahah)
Baci Baci
werenotcool
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THE SELECTION PROGRAM
FanfictionAmelia De Francis ed Harry Styles odiano quei programmi stupidi in cui una massa di oche cerca di conquistare una celebrità. Mia però fa parte di quella massa di oche. Harry è la celebrità da conquistare. Costretti a giocare ad un gioco che non gli...