CAPITOLO 26//MIA

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Era morto davanti a noi. Harry si era proteso verso di lui, urlando in modo struggente e piagendo. Una visione terribile per i miei occhi, anch'essi commossi.
Harry era buttato su Frank, l'unica cosa che mi faceva pensare che non fosse morto anche lui erano i suoi tremanti singhiozzi, che lo facevano tremare tutto. Mi avvicinai a lui, completamente assorbita nel suo dolore e posai una mano sulla sua spalla, lacrime silenziose che scendevano incontrollate dagli occhi senza che potessi farci nulla.
Rimanemmo così per quelle che parvero ore, lui abbracciato al corpo senza vita del suo vecchio ed io accanto a lui, piangente, senza sapere cosa fare per poterlo aiutare in qualsiasi altro modo. Poi, piano piano, il corpo di Harry smise di tremare ed i singhiozzi si fecero meno frequenti. Infine, rimase fermo lì, a guardare sconfortato la figura che aveva tanto amato. Solo quando riuscì di nuovo a reggersi in piedi, con mia enorme sorpresa, mi staccai da lui, indietreggiando per permetterli più movimento.
"Vieni" disse poi, prendendomi per mano. Lo seguii, sorridendogli incoraggiante, finché lui non mi condusse in un stanza. Da come si muoveva, capii che doveva aver conosciuto molto bene la persona che doeva aver abitato in quella casa. Quello che mi stupì, però, fu di trovarmi di fronte ad un'altra camera da letto, questa volta matrimoniale e dall'aspetto antico, tutto il contrario della camera singola moderna in cui avevamo manifestato tutto il nostro dolore. Harry non diede segno di stupore per quel cambiamento di clima, ne si accorse della mia sorpresa. Anzi, con fretta meticolosa mi lasciò sedere al bordo del letto matrimoniale ed iniziò ad armergiare con la cassaforte sopra la scrivania. Aveva in mano la chiave, evidentemente l'aveva tenuta già con sé o sapeva dove si trovava e non mi ero accorta che l'aveva presa. Continuava a cercare di fare entrare la chiave nell'immensa cassaforte, purtroppo completamente arrugginita, il ferro diventato più marrone che del bel colore argentato di cui doveva essere stato nei suoi miglior giorni.
Seppur la cassaforte fosse molto grossa e quasi sicuramente molto piena, e supponendo forse che tutto il suo contenuto fosse stato pecedentemente dato in ereditarietà ad Harry, non mi sembrava giusto che il ragazzo se ne approfittasse subito, senza neanche degnarsi di aspettare qualche ora. Stavo proprio per farglielo notare quando notai che stava ancora piangendo.
"Harry, tu...?" iniziai a chiedere, ma fui subito zittita da un suo "Sh!" non mi diedi per vinta.
"Harry tu stai piangendo!" esclamai, un misto tra il sorpreso e l'addolorato.
"Lui. È. Morto. Per. Questo" ed ad ogni sua parola Harry forzava ancora di più la chiave nella piccola serratura, quasi sperasse che si oliasse magicamente da sola e facesse lo scatto di apertura. D'un tratto, si aprì davvero, probabilmente perchè l'unica alternativa che aveva era quella di spezzarsi in due. Harry sorrise vittorioso nel guardare il contenuto all0interno.

"Non credo sia giusto approfittarsene così" riuscii a dire mentre Harry iniziava già a cercare di prendere in mano qualcosa dall'interno.

"Non credo sia il caso" aggiunsi visto che Harry sembrava non ascoltarmi proprio.

"Oh, si che lo è" rispose invece Harry, riuscendo finalmente a prendere un grosso pacco, entrato per miracolo, tutto ricoperto da una carta marroncina.

Harry tolse la carta, mostrandomi il contenuto.

"Perchè questo non è mio, è tuo" aggiunse poi, guardandomi dritto negli occhi. Era lo stesso quadro che faceva mio nonno, lo stesso che avevo riprodotto io solo qualche ora prima nella grande stanza bianca. Qualche ora prima. Sembrava un eternità. D'un tratto mi sentivo così stanca. Mi sdraiai sul letto ed Harry mi seguì, sdraiandosi nel posto accanto al mio.

"Se vuoi, posso raccontartene la storia" aggiunse, girandosi di profilo per guardarmi meglio.

"Si, ti prego" supplicai.

"Lo aveva trovato la moglie quando era ancora giovane. Erano insieme in una casa abbandonata in Italia, durante la guerra. Erano lì per cercare se i vecchi abitanti avessero lasciato qualcosa di prezioso, ma non c'era traccia di nessun oggetto di valore, neanche il quadro era di valore, seppur fosse bello. Alla moglie di Frank piacque subito, così tanto che lo staccò dal muro sopra il caminetto dove era appeso e si trascinava per la casa abbandonata tenendolo alla sua portata visiva e senza smettere di lodarlo.

Frank era lì in veste militare appunto e non diede molto ascolto alle chiacchiere della moglie. Era un bel quadro, certo, ma lui stava lavorando. Era vestito con uniforme e tutto, ma i soldati tedeschi entrando non lo riconobbero subito, o forse non vollero riconoscerlo. Credettero che fosse un nemico o più probabilmente il vecchio ebreo abitante della casa e si comportarono brutalmente con lui. Gli uccisero la moglie, sotto i suoi occhi, mentre ella ancora parlava di trovare i padroni del quadro.

Fu così che Frank disertó, scappando dall'Italia a Londra, portandosi sempre con sé il dipinto. Lo tenne lontano dai tedeschi, nascondendolo insieme agli ebrei. Quando la guerra finì si ricostruì una vita, trovò la sua vecchia famiglia, ricostruì la sua vecchia vita. Questa doveva essere la camera da letto dove avevano sempre dormito in Italia Frank e sua moglie, lui la fece ricostruire nella sua nuova casa, ma non ci dormì mai. Era il luogo in cui teneva il dipinto, quando non si fermava ad ammirarlo. Era l'unica parte di sua moglie che gli era rimasta, ed avrebbe trovato i proprietari per lei senza tregua, senza neanche morire prima di non aver completato la missione. Ed ora l'ha portata a termine" singhiozzò, ma non piangeva più.

" Io avevo imparato a dipingere fin da piccola, ma l'unico quadro che mi fosse mai venuto bene era quello che mi aveva insegnato mio nonno: l'unico che per tutti e due valesse la pena fare. Avevo imparato a segnare con pennelli grandi e piccoli quei spazi bianchi, lo avevo visto fare e fatto io stessa così tante volte da aver meccanicizzato i movimenti. Era un invenzione di mio nonno quel quadro, sai? Lo aveva dedicato a tutti coloro che guardando il cielo non vedono solo nero e giallo, ma tutti i colori del mondo. Era l'unico quadro che riuscisse nella famiglia" mi fermai, socchiudendo gli occhi.

"Sei stanca" dedusse Harry. Annuii, chiudendo definitivamente gli occhi.

"Dormi" mi consigliò. Li riaprii di scatto.

"Dormi" ridisse

"Io sarò qui al tuo risveglio" aggiunse, baciandomi dolcemente prima le labbra poi la fronte.


Eccomi qui, anche se in ritardo!

Mi dispiace, ho appena finito di scrivere il capitolo e beh mi sembra venuto decente.

Molto più che decente. Per fortuna l'ispirazione è arrivata stamattina e non mi ha più lasciata per tutto il giorno.

Bene, perchè non è proprio un bel momento ultimamente ed almeno poche cose vanno nel verso giusto...

Baci Baci

werenotcool

Scusate ero convinta di averlo pubblicato venerdi!!!!!

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