CAPITOLO 25//HARRY

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Entrai nella stanza proprio nel momento in cui Amelia, messa in condinzioni abbastanza tragiche, cadeva a terra svenuta. Urlai, cercando di fermarla appena in tempo ma ormai aveva già perso i sensi ed i suoi occhi che mi guardavano vuoti si chiusero di scatto, il suo corpo rimbalzò sul pavimento, tonando nella stanza vuota. Tumb. Tumb. Un suono insopportabile.

Mi avvicinai subito a lei e cercai di farla rinvenire. Ci riuscii solo dopo qualche minuto, in cui le lacrime cominciarono a sgorgarmi di nuovo.

Appena riaprì gli occhi le sorrisi, abbracciandola in un disperato bisogno di sentire che si sentisse bene. Poi le presi la mano e la feci alzare, tenendola il più possibile vicino a me.

Colsi un momento di pausa per farla riposare per guardarmi intorno. La stanza era cambiata. Il bianco aveva lasciato spazio ad un magnifico dipinto, il più bello che avessi mai visto. Non ci misi neanche qualche secondo per riconoscerlo.

Era un semplice cielo formato da tutti i colori del mondo. Al centro, un sole ed una luna completamente giallo ocra erano uniti a formare un unica cosa, sommersi dalle numerosissime stelle gialle ocra.

Tra queste immagini, il sole e la luna e tutte le loro stelle, il cielo era ciò che attirava del dipinto. Sembrava un cielo anche se era pieno di colori. Anzi, si poteva definire un cielo a pois, perché tutti i colori erano rappresentsi da minuscoli puntini così vicini tra loro da sembrare l'uno il continuo dell'altro. Un cielo così avrebbe rappresentato l'infinito meglio di qualunque stampa.

Avevo già visto un dipinto così: era il dipinto che aveva tanto ossessionato Frank, il motivo per cui era tornato a casa invece di farsi curare.

"Lo hai fatto tu questo?" chiesi meravigliato.

"Si" rispose lei, cercando di guardarmi da dura. Sorrisi tra me e me. Ecco che ricominciavamo tutto d'accapo.

"Come conosci questo quadro?" chiesi ancora, dovevo saperne il più possibile.

"Come lo conosci tu, casomai. Era il capolavoro ed il lustro della mia famiglia, l'unico dipinto che sapeva fare mio nonno" fece una pausa.

"L'unico dipinto che so fare io"

Contrariamente a quanto si aspettava, sorrisi.

"Sei mai stata in Italia?" chiesi, anche se era chiaro che si.

"Ma sei scemo o cosa? Ho origini italiane! Amelia ti pare un nome inglese?" mi rimproverò.

"Giusto" risposi, cercando di sembrare almeno un pochino rammaricato per il mio stupido errore.

"Mio nonno si è trasferito in Inghilterra durante la Guerra" aggiunse lei. Io mi illuminai.

"Vieni con me!" esclamai prendendola per un polso e trascinandola fuori dal Palazzo. Lei si lasciò portare, seppur contrariata, e non rifiutò nemmeno di salire in macchina.

"Mi porti a casa?" chiese ad un certo punto, quasi esaltata" la guardai interrogativo.

"No" risposi, scoppiando a ridere.

"Ah" ribattè lei, con finta aria triste. O forse era vera, ma non mi persi in dettagli perchè già eravamo arrivati a casa di Frank ed io avevo altre cose per la mente.

Aprii con le chiavi che Frank mi aveva affidato e spalancai la porta della sua camera.

"Ragazzo mi hai fatto prendere un colpo! Credevo fossero i ladri!" esclamò Frank. Era in piedi, sebbene indossasse ancora un pigiama blu a righe bianche, e brandiva una mazza sopra la sua testa. Quando si accorse che ero solo io posò la mazza e si ristese a letto. Io mi avvicinai a lui, trascinandomi dietro Amelia, che adesso era sbigottita.

"Frank, voglio presentarti Amelia" ufficializzai.

"E cosa vuoi, ragazzo, la mia benedizione?" chiese Frank burbero. Amelia era sempre più sconvolta.

"Frank, lei è la ragazza del quadro" esclamai, sapendo che solo così avrei ricevuto piena attenzione da parte del mio vecchio amico.

"Cosa blateri ragazzo?" chiese infatti lui, alzandosi di colpo e studiando meglio Mia.

"Lei...suo nonno ha fatto quel dipinto e lei stessa lo sa fare... è a lei che appartiene il quadro" tentai di spiegare.

"Sta dicendo la verità?" si accertò Frank, guardando profondamente Amelia in cerca di una risposta. Amelia annuì.

"Oh!" esclamò Frank, perdendo l'equilibrio dall'emozione e risedendosi sul letto. Si sdraiò, troppo stordito da quella incredibile notizia per riuscire a connettere.

Poi portò le mani incrociate al petto e chiuse gli occhi, esalando il suo ultimo respiro

"Ho ritrovato il quadro, te lo avevo promesso" fu l'ultima cosa che gli sentii pronunziare, prima che i suoi occhi si chiudessero e le sue membra si afflosciassero, e la morte se lo portasse via.

Urlai, buttandomi su di lui piangente. Ormai era inutile: era morto.

Piangooooo!!
È morto, piangoooo
Ha portato a termine la sua missione. (Mi viene in mente Mr Magorium che muore dopo aver usato tutte le sue scarpe)
Mi dispiace, è la vita.
Piangoooo
Baci Baci (ed anche tanti abbracci di conforto)
werenotcool

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