CAPITOLO 10//HARRY

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Il Portobello Market era ormai di famiglia per me.
Ci venivo da quasi due mesi ed ogni volta mi sedevo accanto a Frank il vecchietto ed ammiravamo il quadro.
Avevo scoperto che Frank era tedesco, ma aveva disertato durante la guerra ed era fuggito a Londra. Mi aveva raccontato del suo viaggio disperato in cerca di aiuto, della famiglia e degli amici che aveva lasciato, dei morti che aveva visto.
Mi aveva raccontato com'era stato guadagnarsi un posto nell'esercito nemico e lottare contro chi volevi bene.
Mi aveva descritto le città che aveva bombardato e di come fossero mentre il fuoco e le bombe le bruciavano vive.
Raccontava delle belle storie ed in tutte c'era il quadro. Adesso ne conoscevo la vera storia.
Lo aveva trovato la moglie quando era ancora giovane. Erano insieme in una casa abbamandonata in Italia. Frank era lì in veste militare ma i soldati tedeschi non lo riconobbero subito. Gli uccisero la moglie, sotto i suoi occhi, mentre ella ancora parlava di trovare i padroni del quadro.
Fu così che Frank disertó, scappando dall'Italia a Londra, portandosi sempre con sé il dipinto. Lo tenne lontano dai tedeschi nascondendolo insieme agli ebrei.
Anche ad anni di distanza, il quadro era l'unica costante della sua vita.
Non si era risposato ed il ragazzo che lo aiutava era un lontano pronipote.
"Ciao ragazzo" disse quando mi sedetti. Non amava chiamarmi Harry, io per lui ero sempre 'ragazzo'.
"Come va oggi, Frank?" chiesi.
"Male, inizio ad avere dei reumatismi. Ma possibile, alla mia età?" la sua veneranda età, avrei voluto rispondere. Invece mi limitai a scuotere la testa ridendo e sentirmi i suoi rimproveri.
I giorni no di Frank erano così. Nei giorni no, Frank diventava scorbutico e non ti avrebbe raccontato una sua storia nemmeno sotto supplica. Nei giorni no toccava a me raccontare, cercando di non lamentarmi troppo a meno che non volessi sentirmi le sue ramanzine.
Nei giorni si, mi aveva raccontato della sua vita, di sua moglie, del quadro e di tutto quello che ormai sapevo di lui.
Il suo pronipote ci gardava in silenzio, provando un misto di ammirazione e fastidio che non si curava di nascondere.
"Allora, ragazzo, come va con le ragazze?" mi chiese.
"Bene" risposi.
"Sono sempre novantadue?" chiese.
"Si" risposi, ridendo. Ero venuto giusto il giorno prima e mi aveva chiesto la stessa identica cosa.
"Quando diminuiranno?" chiese. Si era intersardito che un giovane ragazzo bello come me a quest'età avrebbe dovuto già essere sposato.
"La prossima settimana, Frank, la prossima settimana" ripetei.
"Giusto" rispose lui. Si scocciava, soprattutto nei giorni no, della sua scarsa memoria.
Non credevo avesse paura della morte, piuttosto pensavo che non volesse morire senza aver trovato i padroni di quel quadro.
"Allora, ragazzo, cosa hai fatto oggi?" chiese.
"Sono stato con quella ragazza, Mia, ti ricordi?" chiesi.
"Quella che ti odiava?" chiese Frank, insicuro. Faceva una gran confusione con i nomi.
"Beh, si, adesso non mi odia più" risposi.
"Bene ragazzo, bene! Ricordi quello che ti ho detto?" chiese.
"Le ragazze che ci fanno soffrire e ci fanno sentire speciali sono l'amore della nostra vita?" chiesi. Frank sorrise, contento che mi fossi ricordato.
"Tienilo sempre a mente" raccomandó.
"Certo" risposi. Continuava a dirmelo ed io continuavo a tenerlo a mente. Capivo perché me lo dicesse ma mi mancava il suo nesso logico per capire davvero cosa volesse dire.
"Quel ragazzo lì non l'ha tenuto a mente ed adesso guarda com'è finito!"
Insultare il suo pronipote era un altro dei suoi hobbie preferiti nelle sue giornate no.
Non risposi e lanciai uno sguardo d'intesa che il pronipote non ricambió.
"Sono stanco, ragazzo" esclamò ad un certo punto Frank. La sua stanchezza ed i suoi giorni no aumentavano e questo mi preoccupava sempre più.
"Meglio che vai, così posso tornarmene a casa anche io" aggiunse.
"Vuoi che ti riaccompagno io?" era la solita domanda che gli porgevo alla fine delle nostre conversazioni
"Non sono vecchio, ragazzo! Ho i reumatismi ma non sono vecchio! Ce la faccio ancora a camminare" era la solita risposta.
Annuii e me ne andai, salutando tutti frettolosamente.
Ormai i venditori lì vicino mi conoscevano e biasimavano la mia pazienza con quel vecchietto. Tutti amavano Frank anche con i suoi modi sempre burberi.
Tutti conoscevano me, che parlavo con Frank.
Quella era una seconda casa per me.
                CHE PUCCIOSI!
Io amo letteralmente questo buffo vecchio, voi no?
È come il secondo nonno per Harry ahahahahah
E poi si sa che Harry preferisce i più maturi... ;)
Okay, squallore
Baci Baci
werenotcool

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