CAPITOLO 16/HARRY

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Dopo la festa, Catherine venne da me. Non sapevo come aveva fatto a scoprire che avrei dormito al palazzo dove stavano loro quella notte, anche se forse era stato solamente facile da intuire. D'altronde la festa era finita tardi.
"Catherine!" esclamai quando la vidi. Fui sorpreso per due motivi: il primo era perché pensavo che fossero andate tutte a letto, il secondo perché non avevo visto Catherine per tutta la serata.
"Posso entrare?" chiese con una voce determinata che mi fece capire che avrebbe trovato in tutti i modi di convincermi.
"Certo" risposi, spostandomi di lato ed invitandola a farsi avanti con un grande gesto del braccio.
"Ti sei divertita alla festa?" chiesi poi, mentre mi sedevo su un sedia nella camera e lasciavo a lei la postazione più comoda sul letto.
Il suo sguardo d'un tratto triste mi fece capire che era proprio questo il motivo della sua visita. Non parlai per permetterle di chiarirsi ed esprimersi in tutta libertà.
"No, non mi sono divertita" rispose imbronciata, il labbro teso in una smorfietta orribile. Evitai di farglielo notare, perché sembrava sinceramente infelice.
"Non hai ballato con me neanche un pochino questa sera ne sei venuto da me!" esclamò ancora imbronciata.
"Oh, Catherine, mi dispiace molto!" risposi trovando il coraggio di fare un piccolo sorriso per compensare.
"Non credevo... non ricordo neanche..." cercai di scusarmi poi. Era ovvio che era rimasta ferita, evidentemente credeva di poter ricevere un trattamento speciale per via del suo complanno. In realtà sarebbe stato quantomeno opportuno starle un pó vicino durante la serata, ma avevo sempre avuto così tanta gente intorno da non essermene accorto.
"Ma non è colpa tua!" esclamò allora lei, alzandosi per quanto era nervosa. Seguii i suoi movimenti con lo sguardo e vidi chiaramente come riuscì a calmarsi subito e risedersi composta sul letto nella stessa identica posizione di qualche momento prima.
"Non è colpa tua, mio caro, come potevi, tu che sei così gentile..." iniziai già a progettare di non ascoltarla più, per quanto sapeva essere abile in genere a non lodarmi né troppo né poco e ad essere piacevole, quella sera era davvero impossibile da ascoltare. Troppo noiosa.
"È tutta colpa di Amelia e di quelle vipere delle sue amiche!" esclamò poi invece ad un certo punto, riacquistando la mia attenzione subito.
"Amelia?" chiesi interessato, guardandola come se mi stesse prendendo i giro. Credeva davvero che Amelia aveva sabotato la sua festa?
"È stata lei ti dico! Dovresti buttarla fuori! Ha cercato in tutti i modi di tener lontana la maggior parte della gente da me! Dovevi vedere, avresti dovuti vedere, era così evidente!" continuava a strepitare arrabbiata. In effetti, sarebbe stato nell'animo di Mia comportarsi in modo di quel genere. Avevo capito quanto odiava non essere al centro dell'attenzione e di come si ingegnava per cercare di non farsi mettere i piedi in testa dalle altre.
"Oh, su andiamo, addirittura cacciarla via?" chiesi ironico. Era ovvio che non avrei mai eliminato Amelia. Non finché anche lei dimostrava di voler restare, almeno.
"Si!" rispose convinta Catherine.
"Lei, oh, lei ha rovinato una festa! Una festa, Harry! Andiamo, mi ha reso così triste, mi sta facendo piangere!" cercò di lamentarsi.
"Non ha infranto nessuna regola" risposi duro. Catherine riprese controllo di sé, questa volta seriamente però e mi squadró bene per quelli che sembrarono secondi. Era come se mi stesse perquisendo dentro e quasi temetti volesse incolpare anche me di chissà cosa.
"Certo, certo" rispose infine, calmandosi. Capii che però non era finita perché sul suo viso ricomparve quell'orribile broncio.
"Però volevo solo fartelo sapere, Harry, perché concorderai con me che Amelia non si è comportata per niente bene nei miei confronti, insomma, mi ha rovinato la festa! Moralmente..." ma non ascoltai cosa voleva dire con quel moralmente perché a quel punto ne avevo proprio le tasche piene.
"Ne prenderò conto, Catherine, ne prenderò conto" le promisi frettolosamente, alzandomi e poggiando le mie mani sulle sue spalle.
"Ora però va a dormire, cara" proposi. Non la sopportavo davvero più.
Lei si alzò accondiscendente e si avvicinò alla porta. La accompagnai.
"Prometti che ci penserai?" chiese infine.
"Te lo prometto" promisi ancora.
Lei sorrise ed io aprii poco galantemente la porta. Ero davvero molto stanco.
"Grazie" mi disse sorridendomi, sfiorando con le labbra la mia guancia, proprio ad un millimetro dalle mie labbra. Si allontanò sorridendomi soddisfatta e quando richiusi la porta alle su spalle aveva ancora un bel sorriso stampato in faccia.
    OH-OH CATHERINE ALL'OPERA!
Mica pensavate che se ne sarebbe stata buona buona, no? Non sarà buona buona, sappiatelo!
Bene, ora devo scrivere il prossimo capitolo, ma non mi va perché devo andare a ricordarmi tutto dietro e non ho voglia, pff
Ora torno a matematica,
Baci Baci
werenotcool

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